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venerdì, Marzo 14, 2025
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AgenSir | L’uccisione di Ismail Haniyeh può danneggiare Israele.

L’obiettivo più volte dichiarato da Benjamin Netanyahu resta quello di eliminare la leadership politica di Hamas.. tuttavia, l’eliminazione di Haniyeh farà aumentare l’astio dell’opinione pubblica palestinese nei confronti di Israele.

Daniele Rocchi

 

Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, è stato ucciso questa notte  (l’altra notte per chi legge, ndr) a Teheran, dove si trovava per partecipare alla cerimonia d’insediamento del presidente Massoud Pezeshkian, in seguito a un raid israeliano. Haniyeh era capo dell’ufficio politico di Hamas dal 2017. Inoltre è stato primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. Sulle implicazioni di questa morte per il conflitto tra Hamas e Israele in corso a Gaza e per il futuro di Hamas, il Sir ha intervistato Claudio Bertolotti, esperto dell’Ispi e direttore di Start InSight.

 

Direttore, qual è la portata politica e militare delleliminazione di Haniyeh?
Per Israele si tratta di un grande successo perché rappresenta la decapitazione politica, sebbene temporanea, dell’organizzazione Hamas. Stiamo parlando, infatti, del soggetto di vertice che ha ricoperto storicamente ruoli chiave all’interno del movimento islamista e che ad oggi si era imposto come il trait d’union tra Hamas e l’Iran che ha sostenuto il movimento palestinese nel corso degli ultimi anni, in particolar modo dopo il 7 ottobre.

L’obiettivo più volte dichiarato da Benjamin Netanyahu resta quello di eliminare la leadership politica di Hamas e questo è un risultato che il premier israeliano presenterà all’opinione pubblica interna. Al contrario, l’eliminazione di Haniyeh farà aumentare l’astio dell’opinione pubblica palestinese nei confronti di Israele.

 

Per Hamas, invece, questa morte cosa rappresenta?

Siamo davanti ad un’organizzazione strutturata sulla base di una shura, cioè di una suprema assemblea dove sono presenti più voci, più correnti, e dunque anche più soggetti pronti a sostituire le leadership eventualmente eliminate. Dalla gerarchia palestinese potrebbero emergere adesso figure come Mahmoud al-Zahar, (uno dei fondatori del gruppo terroristico, ndr), un leader storico con buone relazioni sia con chi è all’estero e sia con chi è presente ancora a Gaza.

 

La morte del leader di Hamas potrà influire sulla guerra in corso a Gaza?
Non credo. La gestione militare delle risorse di Hamas all’interno di Gaza ricade sulle Brigate Ezzedin al-Qassam e non sull’autorità politica. Al contrario, credo che, da un punto di vista di narrativo e di necessità di propaganda, Hamas potrebbe cercare di realizzare azioni di rappresaglia simbolicamente significative. Questo anche per riaffermare una certa predominanza rispetto a tante altre milizie che operano a Gaza, come la Jihad islamica, che pure ha un ruolo subordinato in questo momento.

 

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