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venerdì, Marzo 14, 2025
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Al centro, ma come? Alcune proposte per un’Italia più forte e più giusta.

Solo il ritorno a una legge elettorale proporzionale permetterà di avviare un progetto per ricostruire un nuovo centro politico. Il movimento Iniziativa Popolare lavora in questa direzione. Occorre ritrovarsi su un programma comune.

Siamo di fronte a una deriva anticostituzionale senza precedenti, orchestrata da un governo nazionalista e falsamente sovranista. All’interno di questa coalizione, la componente di Forza Italia si mostra subordinata all’egemonia della destra. Questa constatazione elementare dovrebbe rappresentare il punto di partenza per costruire un nuovo centro nella politica italiana, che unisca le grandi culture democratiche: popolari, liberali, repubblicani e riformisti socialisti.

Per noi, eredi della tradizione democratico-cristiana e popolare, diventa prioritario impegnarsi in un progetto di ricomposizione politica, dopo la lunga e travagliata stagione della diaspora democristiana. Tuttavia, l’attuale sistema elettorale, il Rosatellum, favorisce un bipartitismo forzato, inducendo molti a cercare un ruolo subalterno in schieramenti di destra o sinistra, lontani dai principi della dottrina sociale cristiana.

Solo il ritorno a una legge elettorale proporzionale permetterà di avviare un progetto per ricostruire un nuovo centro politico. Il movimento Iniziativa Popolare lavora in questa direzione, raccogliendo firme per il ripristino della proporzionale e proponendo un modello di cancellierato tedesco come alternativa al premierato proposto dalla destra.

La premessa necessaria per la ricomposizione dell’area cattolica, democratica e cristiano-sociale è l’elaborazione di un programma politico-programmatico ispirato ai nostri valori e mirato agli interessi dei ceti medi produttivi e delle classi popolari, sempre più distanti da un sistema politico-amministrativo che li ha spinti a disertare le urne. Il risultato? Una “maggioranza della minoranza” governa il Paese con arroganza e dominio.

 

Proposte per un programma condiviso

 

Propongo alcuni punti su cui aprire il dialogo per una ricomposizione politica, un progetto da sviluppare in quella che potrebbe essere una “nuova Camaldoli” del cattolicesimo politico italiano:

  1. Costituzione e rapporti Stato-Regioni: confermare la Costituzione con piccoli adeguamenti; ridefinire le competenze nazionali e l’autonomia regionale graduata e verificabile; introdurre controlli più stringenti sugli atti pubblici.
  2. Efficienza dello Stato: semplificare i ministeri; digitalizzare i processi; valorizzare i dipendenti pubblici, riducendo dirigenti e aumentando responsabilità e retribuzioni; no alla flat tax lineare, ma proporzionalità fiscale basata sull’ISEE.
  3. Riforma istituzionale: una sola Camera legislativa; un Senato per le alte questioni; meno Regioni, più Macroregioni; Comuni più grandi e aggregati.
  4. Ambiente e clima: puntare al 100% di mezzi pubblici non inquinanti; fotovoltaico su tetti e aree cementate; incentivare pompe di calore e recupero dell’acqua piovana.
  5. Politiche del lavoro: uguaglianza contrattuale tra uomini, donne e lavoratori di ogni genere; riduzione del cuneo fiscale; integrazione di una pensione autonoma.
  6. Riduzione delle disuguaglianze: reddito minimo sociale con controlli rigorosi; introduzione di lavori di pubblica utilità per i beneficiari; tariffe e canoni proporzionati al reddito.
  7. Famiglia: supporto alla famiglia come prima figura sociale e inclusiva; incentivi per il ruolo educativo.
  8. Europa: meno burocrazia e costi; uniformità fiscale nell’area euro; contratti unici per settori strategici; tassazione equa per le grandi multinazionali.
  9. Piano industriale nazionale: sviluppare asset strategici come turismo, agroalimentare e meccanica; stop alle delocalizzazioni.
  10. Economia reale e transizione ecologica: ridurre la finanza speculativa; tassare le mega-rendite; reinvestire nella transizione ecologica e nel sociale.
  11. Territori svantaggiati: sviluppare un piano integrato per le aree montane e collinari, creando lavoro e servizi locali.
  12. Giustizia: separazione delle carriere dei magistrati; autogoverno della magistratura con meno togati; processi più rapidi e giusti; pene alternative per reati lievi e certezza della pena per i reati gravi.

 

Infine, particolare attenzione dovrà essere rivolta alle fasce più deboli, incentivando strutture di carattere cooperativo-mutualistico per l’auto-produzione di beni e servizi. Questo modello, economicamente sostenibile, può contrastare il turbo-capitalismo finanziario, recuperando i valori dell’economia reale e sociale.

Siamo consapevoli del ruolo predominante di alcuni hedge fund nel mondo e in Italia, e per questo diventa urgente tornare alla legge bancaria del 1936, separando nettamente le banche di prestito da quelle speculative. Solo così potremo tradurre, con coerenza e coraggio, i principi della dottrina sociale cristiana nella nostra azione politica, incentrata sulla persona, la famiglia e i corpi intermedi.

Dopo aver condiviso un programma, sarà necessario convocare un’assemblea costituente per definire le alleanze compatibili e orientate alla piena attuazione della Costituzione repubblicana.