Al G7 di Borgo Egnazia prove di sana politica

Anche per l'intervento del Papa, al vertice pugliese è prevalso in conclusione un messaggio di apertura dell'Occidente al mondo, con l'occhio ai prossimi summit di Kazan (Brics) e Rio (G20).

Si sapeva  che sul vertice G7 di Borgo Egnazia si sarebbero riversate tensioni legate tanto alla situazione internazionale che alle campagne elettorali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia, unite ai postumi del voto europeo. Così nelle opinioni pubbliche interne dei Paesi membri ha dominato un clima di accesa propaganda. L’Italia non ha fatto eccezione. Si è andati dall’esaltazione della presidente Meloni come unica leader dell’Occidente uscita rafforzata dal voto alla narrazione opposta e offensiva, di qualche grande network straniero della terra “in stile -mafia” prescelta per l’evento e, compiendo salti mortali a livello di logica, alla contemporanea denuncia di una maggioranza parlamentare facinorosa sul caso dell’on.Donno.

Ma oltre il brodo della propaganda nei due sensi antitetici, emerge anche l’osso di una qualche sostanza politica, non scontata alla vigilia, e alla quale, occorre purtroppo constatare, il sistema dell’informazione sembra avere riservato una attenzione insufficiente. Come le parole pronunciate all’apertura dei lavori dalla presidente del Consiglio, che non sono (solo) l’opinione della Meloni ma la posizione del Paese, condivisa dalle massime autorità dello stato, secondo cui il G7 non è fortezza chiusa in se stessa, che deve difendersi da qualcuno, ma è un’offerta di valori, aperti al mondo, per uno sviluppo condiviso.

Una apertura che non è passata inosservata nel Resto Del Mondo al punto che vedendo che a questo G7 sono stati invitati oltre ai Paesi membri anche altri 13 stati, tra i quali Brasile, India, Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Ucraina, Argentina, il presidente dell’Unione Africana, qualcuno ha ironizzato che scorgendo la lista degli invitati, si poteva pensare che si trattasse di un incontro tra Brics and friends!

A suggello di questo spirito di apertura pur in tempi di guerra, in una terra come la Puglia accogliente e protesa storicamente come ponte di dialogo e di pace fra Ovest ed Est, è arrivato ieri, per la prima volta nella storia del G7, l’intervento del Papa, che ha partecipato alla sessione dedicata all’intelligenza artificiale. Papa Francesco ha colto l’occasione anche per ribadire la sua condanna della guerra e per lanciare un appello a una “sana politica”, capace di guidare le trasformazioni  profonde della nostra epoca e di comporle in “un’economia integrata, in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune”.

Nonostante le questioni contingenti sul tappeto come i nuovi aiuti all’Ucraina e le relazioni non prive di difficoltà con la Cina, si fa strada l’impressione che il G7 in Italia sia riuscito a imprimere al club dei più importanti Paesi occidentali uno spirito di apertura, tanto nuovo quanto tanto antico per la cultura dell’Occidente. Un messaggio decisamente positivo, un ramoscello d’ulivo, di Puglia, teso in vista del vertice Brics a 10 di Kazan in programma dal 22 al 24 ottobre prossimi e per il G20 brasiliano che si terrà a Rio de Janeiro il 18 e 19 novembre, subito dopo le elezioni americane. Oltre agli eserciti in questi tempi difficili anche la politica è in movimento, e questa è la bella notizia per il popolo su cui ricadono le conseguenze delle scelte dei potenti della terra. Forse però manca la consapevolezza che dibattere e analizzare gli sforzi della politica per evitare che si imponga la politica della forza, è importante.E così anche un vertice di rilevanza mondiale che si chiude oggi in casa nostra rischia di finire nel tritacarne di una militanza politica partigiana esercitata nelle sedi proprie e purtroppo anche in quelle improprie.