Alla Cisl non piace la mancanza di dialogo sociale

Il segretario generale, Luigi Sbarra, ha messo in guardia dai rischi di una "polarizzazione politica che non fa bene al Paese" e indicato la via del "consolidamento del dialogo sociale".

Dopo una campagna elettorale “feroce e divisiva”, caratterizzata da “una ulteriore impennata dell’astensionismo”, il leader della Cisl, Luigi Sbarra, auspica che “i neoeletti europarlamentari interpretino il proprio mandato come costituente, sentendo la responsabilità di un cambio di marcia, verso la piena integrazione istituzionale, economica e sociale”.

Nell’intervento introduttivo al comitato esecutivo della confederazione, Sbarra ha messo in guardia dai rischi di una “polarizzazione politica che non fa bene al Paese” e indicato la via del “consolidamento del dialogo sociale per una condivisione su stringenti priorità”. In primo luogo “la sicurezza nei luoghi di lavoro, rispetto a cui occorre dare profondità alle misure recentemente introdotte, integrandole con provvedimenti in grado di rispondere alle lacerazioni del lavoro sommerso, dello sfruttamento, del caporalato”.

Seconda questione di fondo è per il sindacato “il traguardo di una evoluzione partecipativa delle relazioni industriali, con l`approvazione della proposta di legge Cisl sulla democrazia economica. Occorre far crescere la cultura partecipativa nel Paese – ha detto Sbarra – valorizzare il ruolo della contrattazione, rinnovare tutti i contratti pubblici e privati e alleggerire il carico fiscale su lavoro e pensioni per elevare i salari agganciando la sfida della produttività”.

“Nonostante gli stretti margini finanziari lasciati dal nuovo patto di stabilità europeo e dall’attesa messa in infrazione dell`Italia – ha evidenziato il segretario generale della Cisl – nella prossima manovra di bilancio sarà necessario trovare le risorse per confermare alcuni interventi conquistati dal sindacato. Penso al bisogno di dare continuità al taglio del cuneo contributivo e all’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, a finanziare la Zes unica per il Mezzogiorno, a dare prospettiva alla detassazione sulla contrattazione decentrata, sui premi di risultato, sui fringe benefit sul welfare negoziato”.

Sbarra ha poi chiesto che “siano indicizzate le pensioni medie e popolari, dare concretezza, in tema di previdenza, alla pensione di garanzia per i giovani e a forme di sostegno alla previdenza complementare. Serve rilanciare gli investimenti pubblici e privati, messa a terra partecipata del Pnrr, politiche industriali e infrastrutturali, assicurando maggiori risorse su sanità, pubblico impiego, scuola, politiche sociali e non autosufficienza”.

Le risorse per queste misure “dovranno essere trovate anche attraverso un forte contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, un prelievo di solidarietà sulle multinazionali energetiche, logistiche, bancarie e farmaceutiche, e una maggiore tassazione sulla finanza speculativa e sulle grandi rendite immobiliari. Resta inoltre in piedi la nostra proposta di istituire un fondo di investimento sull’economia reale composto da risparmi privati adeguatamente garantiti dallo Stato”.

L’obiettivo della redistribuzione “dovrà misurarsi anche sull’autonomia differenziata. La Cisl ribadisce il proprio monito: la riforma avrà un senso se rafforzerà l’unità e la coesione nazionale, oltre che l’efficienza e la responsabilità delle istituzioni regionali e locali. Precondizioni essenziali di ogni accordo tra Stato e Regioni dovranno essere la definizione e il pieno finanziamento dei Lep, l’individuazione dei fabbisogni standard, la creazione di un fondo di perequazione nazionale per il riequilibrio delle aree deboli. Inoltre ogni intesa andrà preceduta da un adeguato coinvolgimento delle parti sociali”.