Appunti per una ripresa d’iniziativa politica

Nel pluralismo delle opzioni politiche, può valere la scelta di una nuova politica di centro. Un centro che sia in grado di guidare il Paese verso un futuro migliore.

L’Italia sta attraversando un periodo di profonda incertezza, segnato da dichiarazioni contrastanti all’interno del panorama politico e da una guerra mediatica fatta di pettegolezzi e scontri verbali. Il dibattito sembra allontanarsi dai problemi reali, favorendo una narrazione distorta che confonde i cittadini. Il disdicevole episodio che ha visto coinvolto un Ministro della Repubblica – fino alle sue dimissioni delle ultime ore – ci porta a riflettere su come stiamo assistendo a un graduale allontanamento dai valori che a lungo hanno segnato la nostra società.

Un tempo centrali nel discorso pubblico, questi valori sembrano oggi essere messi da parte in favore di dinamiche politiche e mediatiche che frammentano la nostra identità collettiva. La vera domanda da porsi è se noi italiani meritiamo davvero questo declino. Uno statista come Alcide De Gasperi ha lavorato, riuscendovi, per la ricostruzione di una nazione dilaniata dalla guerra, ponendo al centro dell’agenda politica valori come la solidarietà, l’unità nazionale e il bene comune. Non bisogna perdere la rotta tracciata.

 

La questione dell’autonomia differenziata

Un altro tema che merita attenzione e che richiama l’epoca della Democrazia Cristiana, è la recente legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 giugno 2024, n. 86, riguardante l’autonomia differenziata. Si tratta di un argomento delicato e complesso, che sta suscitando ampie discussioni non solo in ambito politico, ma anche nella Chiesa cattolica.

Esponenti di spicco come Mons. Zuppi e Mons. Savino hanno espresso preoccupazione, evidenziando come l’autonomia differenziata potrebbe creare disuguaglianze ancora più marcate tra le regioni italiane. In particolare, le regioni meno sviluppate dal punto di vista economico rischierebbero di essere ulteriormente marginalizzate. Ciò potrebbe indebolire non solo la struttura economica del Paese, ma anche l’unità nazionale e l’integrazione sociale, che sono pilastri su cui si è fondata la Repubblica Italiana.

Questa legge, secondo molti, va contro i principi cardine della nostra storia, a partire dal processo risorgimentale di unificazione fino alla elaborazione della Carta costituzionale del 1948. Infatti, anche gli articoli 116 e 117 del riformato Titolo V salvaguardano l’equilibrio tra le regioni e la solidarietà territoriale.

 

Un appello all’unità

Dobbiamo ricordarci di essere un popolo con una lunga tradizione storica e culturale che ci ha visto affrontare sfide ben più gravi di quelle attuali. Come ha detto più volte Papa Francesco, abbiamo bisogno di un laicato sensibile e preparato che sappia riproporre una giusta tensione identitaria da porre al servizio dell’interesse generale della nazione. Qui si colloca, nel pluralismo delle opzioni politiche, la scelta di una nuova politica di centro. Un centro che sappia porsi al di là dei facili o comodi compromessi e che sia in grado, pertanto, di guidare il Paese verso un futuro migliore. Serve una iniziativa che recuperi in maniera creativa  la migliore lezione della Democrazia Cristiana. Il futuro del Paese dipenderà dalla nostra capacità di riscoprire questi forti elementi d’indirizzo, per farne con coraggio la leva di un processo di cambiamento.