Riyad tiene il punto, con il sostegno della Francia, sulla necessità di dare attuazione alla soluzione dei due Stati per il conflitto israelo-palestinese.
Nel corso di una conferenza internazionale promossa congiuntamente da Arabia Saudita e Francia sotto l’egida delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan ha ribadito con fermezza che “la normalizzazione con Israele può avvenire solo attraverso la creazione di uno Stato palestinese”. È la stessa posizione già espressa più di un anno fa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, a conferma di una linea diplomatica costante che non ammette scorciatoie né concessioni simboliche.
L’asse diplomatico che resiste
Quello tra Riyad e Parigi non è un asse episodico. Sul dossier palestinese, i due Paesi hanno mantenuto un coordinamento stretto, ritenendo che la pace nella regione non possa essere costruita né sulla forza militare né sullo status quo, ma solo su una soluzione politica che dia attuazione concreta al diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. La conferenza promossa in questi giorni è dunque un messaggio chiaro all’indirizzo di Tel Aviv.
Netanyahu vince sul campo ma perde nei consessi
Dal canto suo, Netanyahu respinge categoricamente ogni ipotesi di negoziato su base internazionale per la costituzione dello Stato palestinese – che il Vaticano, ha ricordato ieri il card. Parolin, riconosce già dal 2015. La strategia di Israele mira a consolidare l’espansione dei confini, legalizzando insediamenti e avviando, in via di fatto, processi di annessione territori occupati.
Ad ogni modo, la superiorità militare non si traduce in prestigio e successo diplomatico. L’immane conflitto a Gaza, finalmente deprecato anche da Trump, ha prodotto un grave danno alla credibilità di Israele. L’idea che Democrazia cristiana finisse per voltarsi dall’altra parte, ignorando la tragedia palestinese, s’infrange sugli scogli dell’equilibrismo politico saudita.
Nessuna pace senza giustizia
“Solo attraverso la creazione di uno Stato palestinese e solo affrontando i diritti legittimi del popolo palestinese all’autodeterminazione – ha ribadito il ministro Faisal – potremo avere una pace sostenibile e una reale integrazione nella regione”. La richiesta saudita, condivisa da una parte crescente dell’opinione pubblica mondiale, è che Israele si impegni in un percorso irreversibile, con scadenze precise e controllabili, verso la nascita dello Stato palestinese. In altri termini, la pace non può passare per una resa senza condizioni da parte palestinese.