Arrampicare è un verbo dai significati multiuso. Arrampicarsi su una vetta, arrampicarsi sugli specchi, arrampicarsi nella carriera. Comunque arrampicarsi è sempre faticoso, mi stupisce che il governo del cambiamento che sta arrampicandosi sugli specchi non abbia ancora ammesso, almeno a se stesso, che vincere le elezioni è un fatto, ma
governare è ben altra cosa. Imparare anche lo Stato non sono solo i governanti, ma tutte le forze dell’ordine, come tutti i cittadini. A Genova i soccorritori hanno scavato e si sono arrampicati tra le macerie del Ponte Morandi, dolorosa metafora delle macerie su cui si è piegato un popolo.
Lo sgomento che si è impossessato per l’assurda e inaccettabile tragedia non ha trovato nella classe dirigente la giusta misura nella comunicazione per interpretare l’indicibile: le parole che non si sanno dire perché mai capaci di parlare di dolore, non possono essere sostituite da arringhe che accendono ancor più animi già frustrati. Non quelli dei parenti delle vittime, ma dei ‘tifosi’ di una certa qualità della politica, che fa dimenticare che lo Stato siamo noi, tutti noi. In particolare giorno e notte hanno dedicato se stessi, con le loro competenze, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia di Stato, polizia locale, protezione civile, Croce Rossa: l’espressione migliore dello
Stato.
La fiducia che manca, e sta erodendo l’armonia sociale, è quella nella politica, che non si riconquista a parole, ma con i fatti, che non si materializzano nel breve tempo auspicato, perché per fare bene occorre tempo, competenza, professionalità, coinvolgimento delle istituzioni che rappresentano gli interessi dei cittadini, particolarmente di chi è più fragile, ferito, bisognoso. Abbiamo assistito alla fiera di comportamenti e linguaggi lontani dal decoro che deve ‘vestire’ i membri di un governo.
Abbiamo registrato una comunicazione ormai o troppo nuovista o troppo tradizionale. Il nuovismo di chi – Ministro -afferma che si dovrà passare sul suo cadavere se non avverrà quello che pretende, oppure l’eccesso di ‘prudenza’ di Autostrade, che al
primo istante della tragedia non ha interpretato quel orrore, garantendo immediatamente ogni possibile aiuto, collaborazione per le vittime, i superstiti e le autorità.
Non è il primo disastro, piangendo sul quale, si assumono solenni impegni per evitarne altri. Vorrei solo invitare ad ispezionare ancora torrenti, su cui sorgono case (ricordiamo anche l’alluvione di Genova); case abusive che crollano sugli abitanti, ecc. ecc. Siamo un Paese che annuncia che è meglio prevenire che curare, e poi siamo negligenti, perché ce ne dimentichiamo.
In questi giorni abbiamo rivisto le immagini di gioielli architetto nici e di ingegneria italiana (nel mondo siamo famosi e ricercati) senza per un momento ricordare la loro età e quali erano al tempo della costruzione i materiali, i metodi e gli usi cui erano destinati. E’ successo anche per un ponte meno impegnativo, quello fra Monza e Meda, che è crollato sotto pesi improponibili per traffico di Tir. Quando nacque, il traffico era leggero. Come è diventato il traffico sul Morandi in questi quasi sessanta anni? È un argomento da porre a tutti gli strutturalisti: non solo materiali, anche carichi. Sono molti i ponti Morandi in Italia: non tocca all’antica tecnologia monitorare l’adeguatezza attuale. Ci sono livelli di responsabilità che devono essere attivi in continuità. Purtroppo mi pare di sentire le lamentele: i fondi per la prevenzione sono stati stornati su capitoli urgenti. Non c’è niente di più urgente della prevenzione se non le emergenze causate dalle catastrofi.
Anche i cittadini hanno responsabilità, perché spesso sindaci e amministrazioni locali seguono lo stesso schema.
Giovanni Marcora, ministro della Repubblica e sindaco orgoglioso del suo piccolo paese, con convinzione sosteneva che le infrastrutture non possono essere condizionati dai poteri locali perché sono un servizio all’intero Paese, fosse anche una tangenziale che riguardava il suo comune – Inveruno- per il traffico verso Malpensa.
Per inciso ricordo che le macerie del terremoto dopo due anni assediano ancora i sopravvissuti (si sblocchino con urgenza i sequestri, perché non hanno senso certi ritardi!) e forse vale la pena ricordare anche la poca fiducia nella gestione di servizi nazionalizzati… la vecchina e’ tornata nella sua casa dopo mesi e mesi di inutile burocrazia.
I cittadini vedono solo il presente (no chiusura ospedali, no tangenziale, come no Tav, no Tap ecc.). I politici devono guardare lontano, alle prossime generazioni non alle prossime elezioni!
A proposito di queste, per l’opposizione si annuncia una impervia scalata, perché bisogna arrampicarsi su vette inesplorate in questi anni che sono i programmi innestati sui valori di riferimento, recentemente sepolti sotto le macerie delle risse interne. Cosìgli Italiani hanno voluto confermare il voto del dicembre 4 ; non si sono fidati del cambiamento, targato PD, ed hanno scelto il “governo del cambiamento “.
Non sono le parole ripetute all’infinito che dallo stato gassoso si solidificano e diventano realtà…
Il PD nel 2008, ma soprattutto alle Europee, aveva rappresentato una speranza di novità, ma poi si è chiuso nelle proprie certezze, mentre il Paese si sentiva meno sicuro, da ognipunto di vista.
Serve al Paese ed anche agli altri partiti che il PD viva e rinvigorisca, perché la democrazia illiberale – ossimoro concettuale – sarà letale anche per loro.
Quale PD? Spero i dirigenti abbiano interpretato sia i fischi di Genova che gli applausi, durante gli incontri con gli iscritti quando si censuravano le liti interne e si invocavano unità e decise proposte per tornare a governare, senza aspettare soltanto che l’attuale maggioranza cada da sé. Basta rispondere sulla voce delle mirabolanti promesse o degli insulsi insulti, perché serve solo a valorizzali, ripetendoli. Proposte, proposte, proposte! I c ittadini si aspettano risposte alle loro necessità e non recriminazioni e problemi. Il più vicino e importante appuntamento in cui raccogliere il pensiero degli elettori è quello del rinnovo del Parlamento europeo. Bruxelles non è lontano dai problemi della gente. Parliamone, spieghiamo. Lo spread riguarda i mutui e gli interessi sui debiti della nostra gente, non è una parolaccia! Benissimo la divulgazione in rete, perché per certe fasce di popolazione è strumento insostituibile, ma occorre incontrare le persone, guardarle in faccia, ascoltarle. La politica è ascolto, umiltà, pazienza e utilizzo di ogni forza per valorizzare il messaggio. Con la rottamazione (squallido
appellativo rivolto alle persone) si è interrotta la catena delle competenze e del passaggio dei testimoni; e con le primarie si sono inventati capi corrente anche del 3%.
Urge un congresso che metta al centro l’Europa. Quella dei popoli, che hanno in comune le radici ma che guardano come fronteggiare il futuro fatto di divisioni, dazi, muri…contro l’interesse dei cittadini. “Prima gli Italiani” solo se vengono mantenuti nella testa di serie dei Paesi più industrializzati. L’Europa va spiegata e resa utile, non matrigna. Spero siano in tanti a dare voce all’appello di Cacciari. Serve una mobilitazione civica, e nel PD un sussulto di generosità degli “ottimati”. A Roma gli optimates si mobilitavano quando era in emergenza l’impero. Dall’alto dell’esperienza e dell’età, Scalfari sognerebbe dantescamente “ I’ vorrei che Tu…ed io ”: Gentiloni, Veltroni, Franceschini, Calenda, Del Rio…e tante donne fresche e battagliere. Perciò un Congresso subito, che sia un scintillante avvio di campagna elettorale: chi ha fili da tessere lo faccia, senza scardinare le istituzioni. Non credo sia un servizio abbandonare le cariche cui si è stati ‘mandati’. La politica buona nelle istituzioni dà valore ai partiti di appartenenza, perché alle parole e ai programmi corrispondono i fatti.
“La politica è per sè un bene: fare politica è un atto d’amore per la collettività; tante volte può essere un dovere del cittadino”.