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Il confronto con l’Ucraina viene spiegato a partire dal Battesimo della Rus’ di Kiev del 988, rinominata “Rus’ di Novgorod”, la città del nord nata nell’860 di cui Mosca sarebbe l’unica vera erede, percorrendo a partire da questa tesi tutto il millennio della storia comune e delle separazioni dei popoli slavi orientali. A questo argomento sono dedicati centinaia di discorsi di Putin e migliaia di omelie di Kirill, anche se il vero specialista può essere considerato il metropolita Tikhon (Ševkunov), chiamato il “padre spirituale di Putin”, che fin dagli anni Novanta insiste con film-documentari – la sua vera specialità, avendo studiato cinematografia – libri e articoli vari sul concetto fondamentale di tutta la vicenda storica: “la Russia può esistere soltanto come impero”. Il suo territorio e la varietà dei popoli eurasiatici che vi convivono spingono a “unificare” tutti a partire dalla superiorità spirituale dei russi, unici depositari della “vera fede”, l’Ortodossia tradita da latini e greci, europei e americani, insidiata da musulmani e orientali, che pure si fanno preferire agli apostati delle Chiese di Roma, Costantinopoli e oggi soprattutto di Washington e Kiev.
Per inculcare queste visioni di ortodossia patriottica nell’animo degli stessi cittadini russi, la politica del Cremlino prevede sostanzialmente tre approcci. Per le persone dai 50 anni in su, che hanno quindi memoria del passato sovietico, basta la martellante propaganda ufficiale delle televisioni e della stampa, sostenuta dalle istituzioni centrali e regionali, facendo scattare l’istinto di sottomissione, ancora ben radicato nell’animo dei “boomer” post-totalitari. Alla sfortunata generazione di mezzo, 30-50 anni, tocca il piatto più indigesto delle persecuzioni e repressioni di qualunque forma di dissenso, le mobilitazioni alla guerra con buone probabilità di non sopravvivere, la fuga in Paesi più ospitali o semplicemente la “politica dello struzzo”, sperando di passare la nottata
Lo sforzo maggiore è però richiesto per i giovani, che dovranno continuare a edificare il mondo russo cercando di non perdere la Russia stessa, consegnando l’utopia anti-globalista ad altri popoli e Paesi, a cominciare dalla Cina incombente, che proprio dalla guerra russa cerca di trarre i massimi vantaggi. Per i ragazzi la televisione non serve, ormai vivono in simbiosi con gli schermi digitali, dove la guerra diventa ben più complessa di quella sul fronte del Donbass. Da qui i tentativi isterici di controllare internet, creando il runet sovrano, chiudere e controllare tutte le reti social, i blog e i siti, bloccando gli accessi Vpn e qualunque forma di espressione libera che scorre tra i cavi malefici, che non si possono semplicemente tranciare, pena la scomparsa non soltanto geo-politica, ma anche tecnica e informativa dell’intera società.
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L’intervento statale sulla scuola era un classico anche del regime sovietico, e fu una delle prima preoccupazioni di Lenin dopo la rivoluzione d’ottobre. A febbraio del 1918 si tenne l’Assemblea costituente, che i bolscevichi persero clamorosamente rimanendo sotto il 20% dei voti, per cui il leader decise direttamente di sciogliere il parlamento e tutte le istituzioni statali, basando il nuovo regime soltanto su due “organi sacri”: il Partito e l’Armata Rossa. A marzo decise quindi di introdurre la legge che garantiva questo nuovo sistema, col titolo Separazione della chiesa dallo Stato e della scuola dalla chiesa, insistendo dunque non solo sulla “sostituzione spirituale” dell’Ortodossia con la nuova religione comunista, ma anche sull’egemonia educativa che cancellava la famiglia, le tradizioni e la cultura con la “versione ufficiale” da trasmettere agli “uomini nuovi” creati dalla rivoluzione.
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Fin dall’inizio dell’invasione in Ucraina è stata introdotta in tutte le scuole una nuova “ora di religione”, chiamata “conversazione sulle cose importanti”, affiancando soldati e sacerdoti agli insegnanti spesso poco affidabili. All’inizio era facoltativa, ma in seguito i genitori che non mandavano i figli ad ascoltare le “cose importanti” hanno cominciato a subire pesanti conseguenze. E siccome appunto gli insegnanti sono a loro volta poco istruiti sulle cose che contano, si è cominciato a mettere mano agli strumenti didattici, riscrivendo i manuali di storia e geografia, ma anche di arte e letteratura, se necessario perfino quelli di chimica e fisica. La ginnastica è stata a sua volta sostituita dalla preparazione militare, moltiplicando gli spettacoli scolastici per esaltare la patria e le sue conquiste, e magari impegnando gli alunni in opere manuali di grande utilità, tessendo coperte e vestiti per gli eroi impegnati al fronte.
Per coordinare la grande revisione dei contenuti scolastici, Putin ha sollevato dal suo ormai inutile incarico il ministro della cultura Vladimir Medinskij, uno dei più attivi propagandisti della Russia degli ultimi anni, prendendolo come consigliere generale per le “cose importanti” da trasmettere ai giovani. Oltre a tante iniziative e pubblicazioni, ora Medinskij ha pubblicato il nuovo “vangelo del mondo russo”: il manuale di storia contemporanea per i ragazzi dell’ultimo anno di scuola media superiore, che si prepareranno alla maturità imparando a memoria la Storia della Russia dal 1945 agli inizi del XXI secolo. Nella riscrittura degli ultimi settant’anni, da quando lo stesso Putin era un ragazzo fino ad oggi, si compendiano tutti i mille anni della storia profetico-apocalittica del popolo missionario, impegnato oggi a salvare il mondo intero dall’assalto dell’Anticristo ucro-anglosassone.
Il 9 maggio del 1945, giorno della gloriosa Vittoria di Stalin sui nazisti (gli “alleati”, come mostra il manuale, non avrebbero mai potuto vincere), è la data che segna il “nuovo battesimo” della Russia, e che permette di assimilare tutta la retorica dell’ideologia sovietica nella visione attuale della sobornost, l’unione universale dei popoli guidati da Mosca. Il manuale di 450 pagine farà da guida alla nuova edizione di tutti i testi scolastici fin dalle elementari, un processo previsto entro il 2024, e si prevede anche di eliminare del tutto l’espressione “giogo tataro-mongolo”, oggi assai poco conveniente ai russi.
Per spiegare l’attuale revisione, Medinskij ha citato una frase dell’oberprokuror (ministro del culto) zarista di fine Ottocento, il “Torquemada russo” Konstantin Pobedonostsev (cognome fatale che significa “portatore di vittoria”): “la molteplicità dei manuali nelle scuole è la grande menzogna del nostro tempo”, in quanto produce una concorrenza inaccettabile nelle cose che veramente contano. Pobedonostsev era contrario alla libertà delle varie religioni, proteggendo il monopolio dell’Ortodossia, Medinskij è preoccupato dei sentimenti filo-occidentali o addirittura filo-ucraini, che ancora serpeggiano nelle menti di molti russi, soprattutto quelli che hanno parenti all’estero o a Kiev. Come egli ha spiegato, il nuovo testo modifica il precedente “al 70%, soprattutto nelle descrizioni biografiche, dei ruoli dei protagonisti e degli avvenimenti più recenti”.
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A partire dal 1945, contro tutte le “false interpretazioni” diffuse da tutte le parti, il manuale spiega che è iniziata l’era della “rivoluzione del benessere”: altro che terrore staliniano, disgelo chruscioviano e stagnazione brezneviana. La crisi finale dell’Unione Sovietica, provocata dalle “aggressioni occidentali” assecondate dall’inetto Gorbačev, ha costretto a superare i “torbidi eltsiniani” per giungere alla vera Russia putin-kirilliana, che ora si libera da ogni oppressione straniera, soprattutto quella del “diavolo Biden”, e apre il futuro luminoso di un mondo di libertà e comunione spirituale. Almeno sulla carta, quella dei manuali.
Titolo originale
La rilettura della storia per ritrovare la Russia scomparsa.
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