La riflessione che si deve aprire all’interno del centrosinistra, e del Partito Democratico in particolare, dovrà essere profonda e vera. Sarà essenziale capire se si potrà continuare a parlare di centrosinistra o se ci si dovrà rassegnare ad andare in ordine sparso, creando un evidente vantaggio per il centrodestra.
Il voto politico di domenica segna una inequivocabile svolta a destra del Paese, peraltro abbondantemente annunciata e prevista, con ripercussioni che per il momento non è possibile prevedere con esattezza. La reazione pacata della Meloni ci dice che anche in lei c’è la preoccupazione per una situazione che potrebbe complicarsi nei prossimi mesi a causa di una complessa congiuntura politica ed economica.
Non va altresì sottovalutato il dato che segnala l’assenza dalle urne di un abbondante 35% di elettori; un forte astensionismo che lede fortemente la rappresentatività di tutti gli eletti, anche degli appartenenti allo schieramento vincente. Con queste percentuali le forze politiche si trovano infatti a rappresentare poco più della metà della totalità dei cittadini. C’è una fetta crescente di popolazione che non cerca più nella politica e nelle istituzioni una risposta ai propri problemi quotidiani e questa è una oggettiva difficoltà per la nostra democrazia nel suo complesso.
Chi da domani avrà l’onore e l’onere di governare il Paese dovrà fare i conti con un dissenso e con una sfiducia di fondo che prescinderanno dal merito delle scelte fatte; e anche questa, alla lunga, non è una buona notizia per la tenuta del nostro sistema democratico. È necessario ritrovare delle modalità di comunicazione con la società e con i corpi intermedi, sapendo che viviamo in un’epoca di semplificazione nella quale non c’è spazio per i messaggi complessi ed articolati che aspirano a dare risposte a tutti. Oggi passa il messaggio che non richiede una decodifica e che non impegna l’interlocutore a fare approfondimenti. Lo slogan o la “parola d’ordine” sono meno impegnativi e quindi molto più efficaci.
Molto più facile e conveniente evocare i blocchi navali anziché parlare di regolazione dei flussi migratori e di integrazione; peccato se poi non sono attuabili, l’importante è vincere le elezioni! Molto più facile e conveniente sventolare la bandiera del reddito di cittadinanza, anziché fare un ragionamento sulla possibilità di migliorare le reali possibilità di inserimento nel mondo del lavoro; peccato se poi il meccanismo non produce i risultati sperati, l’importante è vincere le elezioni!
Per la comunicazione può andare bene anche così. Ma l’attività politica e di governo che segue è invece molto più complessa e non sempre semplificabile a proprio piacimento. La riflessione che si deve aprire all’interno del centrosinistra e del Partito Democratico in particolare dovrà essere profonda e vera. Sarà essenziale capire se si potrà continuare a parlare di centrosinistra o se ci si dovrà rassegnare ad andare in ordine sparso, creando un evidente vantaggio per il centrodestra; bisognerà capirlo anche per definire meglio l’area democratica e riformista che si dovrà riorganizzare in vista dei prossimi appuntamenti politici ed elettorali.