Auto elettriche e agenda Draghi: una nuova politica la si fa sui fatti, non con i proclami.

Non basta dire che il Pd non è più il luogo in cui esprimere il riformismo di matrice cattolico-democratica. Occorre anche provare a coniugare il popolarismo nel confronto con i problemi del presente. Il caso emblematico del voto europeo sul divieto dei motori diesel e benzina.

Giuseppe Davicino

A una settimana dal successo di Elly Schlein alle primarie del Pd converrà portare l’attenzione sui fatti, al di là di tifoserie o pregiudizi, come suggerisce Marco Follini, e sulle differenti prospettive che i giudizi sui temi concreti rivelano.L’addio dato da Giuseppe Fioroni al Pd costituisce uno stimolo a orientare in questa direzione il processo di riaggregazione dei Popolari. Un percorso che da un lato evidenzia l’identità politica del popolarismo come elemento indispensabile per incidere sulla scena politica attuale, unito alla definizione di orientamenti programmatici che esprimono il modello di società che si intende costruire.

Su questo piano credo che dovrebbe risultare evidente a quanti si rifanno alla tradizione del popolarismo che le profonde trasformazioni in corso nella nostra epoca, riconducibili ad una triplice transizione verso il mondo multipolare, verso la sostenibilità sociale e ambientale e verso l’introduzione delle tecnologie digitali, sollecitano una risposta dalla politica, una capacità di guida e di costruzione di un orizzonte in cui tutti i ceti sociali possano riconoscersi, e in cui a prevalere sia sempre la dignità della persona umana come fine e non come strumento dei cambiamenti.

L’attualità ci offre degli esempi di metodo che forse si farebbe bene a non trascurare per il prosieguo del percorso di rilancio dei Popolari. Sulla questione del rinvio del voto sul divieto di vendita nell’Ue dei motori diesel e a benzina dal 2035, sono emerse due prospettive alternative. Da un lato, a uella dell’ambientalismo ideologico, pressoché indifferente all’impatto sociale dei divieti per motivi ecologici, che pretende una pianificazione economica trentennale (al 2055, superando persino la Cina che, pur essendo un’economia socialista di mercato, si ferma al 2049); e, dall’altro, la prospettiva liberale, sociale e popolare che crede nel ruolo del mercato regolato e del progresso scientifico, aperta dunque alle novità del futuro senza pregiudizi ideologici. In sostanza, per quanto riguarda l’Italia, questa seconda posizione è quella di quanti si riconoscono in quella che, per semplicità, si potrebbe definire l’agenda Draghi. La posizione che l’ex premier ha illustrato nel suo discorso all’Ocse (https://ildomaniditalia.eu/draghi-allocse-responsabilita-e-solidarieta-devono-andare-di-pari-passo-a-livello-nazionale-ma-anche-europeo/) volta a promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni energetiche pulite, come l’idrogeno.

Ora, deve attirare la nostra attenzione il fatto che, il governo e direttamente la premier, abbiano ribadito la medesima posizione equilibrata di Draghi, in occasione della decisione sul rinvio del voto in sede europea sul bando del motori endotermici nell’Ue: la sostenibilità sociale ed economicadelle misure e l’apertura a tecnologie pulite diverse dall’elettrico, presenti e future. Si tratta solo di un esempio che ci dice che esistono due prospettive cui improntare i programmi. Una è quella ideologica, che riflette l’agenda di settori di miliardari occidentali e che sembra ottimamente rappresentata dal Pd di Elly Schlein: incentrata sulla decrescita, sull’imposizione di sistemi non sostenibili sul piano economico, che producono povertà, e da far accettare ai cittadino con i nuovi strumenti di tracciamento e sorveglianza digitali, nella logica liberticida della cittadinanza a punti, moderna forma di stato etico.  L’altra prospettiva è quella del buonsenso, della capacità di governare i cambiamenti nell’interesse di tutti, senza forzature ideologiche e nell’orizzonte di un nuovo umanesimo.

La lezione da trarre qual è? A mio avviso non basta dire che il Pd non è più il luogo in cui esprimere il riformismo di stampo cattolico democratico. Occorre anche provare a coniugarlo nel confronto con i problemi del presente. E non solo. Non bisogna sentirsi l’ombelico del mondo. Perché questa politica di centro, di cui l’universo frammentato dei Popolari rivendica la necessità e l’attualità, è di chi la sa esprimere con i fatti, non di chi si limita a proclamarla. In definitiva, serve una grande attenzione nel definire la prospettiva, l’orientamento programmatico di fondo che si intende perseguire. E per manifestarlo non c’è che il confronto quotidiano con i fatti, discernendo quanti remano nella direzione da noi auspicata e quanti contro.