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giovedì, 31 Luglio, 2025
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Ave Dazio! Roma paga pegno oltre le Colonne d’Ercole

Nel Foro volano moccoli e quindi le invocazioni colorite, anche toste. Augusto tace, Cleopatra è lontana, le navi ferme a Ostia. E il Numerarius conta i danni.

Noioso pomeriggio di fine luglio al Senato. Cesare ascolta il Numerarius che elenca i tributi degli alleati dell’Impero e le loro richieste di aiuto. Si avvicina lo scriba personale e, timido, all’orecchio sonnacchioso del Divo Augusto bisbiglia:

«Augusto Imperatore, i Federati hanno cambiato il patto. Ora dobbiamo pagare il 15 per cento».

«Il 15 per cento de’ che?», risponde Cesare, già assonnato e pure distratto.

«È il 15 per cento di sesterzi che dobbiamo sborsare in più se vogliamo portare le merci dell’Impero nostro oltre le Colonne d’Ercole», sussurra il Numerarius. Poi aggiunge: «Quest’anno ci mancheranno venti miliardi di sesterzi… e non so dove li troveremo».

Cesare afferra i braccioli della sedia e stringe le nocche. Un lieve scricchiolio. Cala il silenzio.

Intanto il senatore che aveva le navi ferme ad Ostia, piene di merci pronte per salpare, entra come una furia nella sala urlando:

«Dov’è l’Egiziana? Dateme l’Egiziana che la voglio vede’ in faccia! E vedremo che fine fa questa storia! Ah, Cesare, mannaggia alla capa che hai… e mo’ che famo? Stamo al lastrico e ce la teniamo? Defunti tua in malora! Ave!»

Cesare domanda: «Dove sta la regina Cleopatra?»

«Sta in Africa», risponde un senatore.

«Ah, dai suoi! Bene».

«E no, bene non è, oh Augusto… perché non sta dai suoi. È andata più giù… un po’ più giù dell’Egitto».

Cesare tace e si fa scuro in volto. Non può chiedere: “Che ci fa in Africa?”, perché è Cesare, e dovrebbe saperlo. E poi quel senatore lì, che gli sta davanti e minaccia la regina, ha pure ragione. Sta facendo la figura del babbeo.

«Chi è che strilla fuori nel mercato?», chiede Cesare. Il vociare aumenta e invade il Foro tutto.

«Perdonate, Augusto, ma è per colpa di questo 15 per cento. Sono i moccoli e quindi le invocazioni colorite, anche toste, chiamati dai nostri produttori. Stanno a scendere come la pioggia, fitti fitti».

Ave