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giovedì, 2 Ottobre, 2025
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Beatrice Venezi, La Fenice e tanto rumor per molto

Dalla magia della Serenissima al tumulto di San Fantin, la vicenda Venezi diventa emblema di un Paese che fatica a trovare accordo tra tradizione e rinnovamento.

Ci voleva qualcosa di forte per rinnovare la tradizione, quel tanto di scuotimento che serve per vivacizzare il rischio di una palude. Anche la musica classica ha bisogno di un tocco di rap scatenato per riprendere brio. Lì dove non arrivano le note possono riuscirvi le parole o la loro combinazione con gli spartiti, una miscela che possa riaccendere la fiamma dell’interesse per ciò che si ripete ogni anno in modo pressoché simile.

Non c’è più la Venezia dei benamati

Dei tanti Comuni del bel Paese poteva accadere come apripista solo a Venezia con il suo mare che apre il respiro a chi è in cerca di bellezza e di incanto. Venezia sparge le sue vene d’acqua per il suo centro e nei suoi circondari, marca con i suoi canali i desideri dei suoi visitatori per ristorarne l’impeto e irregimentarne i passi. Porta in dote il contagio della malattia venerea della cultura dalla quale nessuno chiede di guarire. Sembra che Venezia alla origine del suo nome indichi l’amore e l’amicizia così che i suoi abitanti sarebbero i benamati; ciò malgrado qualcosa si è perso per strada e tra le onde.

 

La contestazione della nomina a La Fenice

E’ sui giornali la polemica circa la nomina a Direttore musicale de La Fenice a Beatrice Venezi. Eppure non ci sarebbe cognome più intonato, quasi una predestinazione, per andare a condurre quel teatro lirico di tanto grande lustro situato nel campo San Fantin “il cavallaro”. Si tratta di un santo che aveva pietà degli uomini e degli animali e che non ha evidentemente contaminato abbastanza le mura di quel teatro che pure proprio come l’uccello mitologico, da cui ha preso il nome, dovrebbe dimostrare continuamente di saper risorgere dalle sue ceneri. Per adesso siamo solo ad un punto di caduta.

La decisione di Nicola Colabianchi, Sovrintendete della Fondazione del prestigioso teatro, sembra oggi essere piuttosto un colabrodo che perde dai suoi fori l’obbedienza degli orchestrali e delle maestranze. Questi ultimi con il solito bagaglio di comunicati, sigle sindacali, assemblee e contestazioni del genere contestano la scelta fatta criticando il metodo e la sostanza. Si sarebbe trattato di un colpo di mano, di una decisione non condivisa previo confronto ad un tavolo sindacale. Si critica anche la capacità della Venezi con un curriculum, per dire di alcuni, troppo scarso per la direzione che le è stata affidata. Da qui, interviste di personaggi della cultura a suo sostegno o a sfavore, tifoserie a confronto e un effluvio di parole che si appiccano alla gola delle note per ora in silenzio.

 

La replica della Venezi

Per adesso la Direttrice musicale fresca di nomina ribatte di non ritenere opportuna la sua partecipazione al Festival delle Idee, che si tiene proprio da quelle parti, a Mestre, malgrado sia su terra ferma e con scarso rischio di essere gettata a mare. Sarà perché oltre alle idee ci vorrebbe un guizzo di fantasia per uscire dal pasticcio che si è creato. Sembra ora la volontà di una sottoesposizione, posto che le critiche al suo indirizzo fondano anche sul fatto di essere sponsorizzata politicamente dal Ministro Giuli e dal mondo di destra. La Venezi ha dichiarato che “sarebbe sbagliato in un momento così delicato se una parola mal interpretata o un qualsiasi altro evento non previsto, potesse suonare a mo’ di provocazione….” Suonare richiama il suonarsele di santa ragione, una confusione che crea distonie musicali che fanno male all’ascolto.

Nel film “Prove d’Orchestra” orchestrali immersi in un caos totale raccontano di se stessi in un clima surreale di totale indisciplina. Un tirannico Direttore tedesco proverà invano a ricondurli alla ragione. Sulla scena irrompe poi a sorpresa una gigantesca palla di ferro che intimorirà i musicisti che riprenderanno le prove. Forse obbligarne alla visione tutte le parti in causa potrebbe dare una qualche felice risolutiva ispirazione.

Giovanni Federico

Ci voleva qualcosa di forte per rinnovare la tradizione, quel tanto di scuotimento che serve per vivacizzare il rischio di una palude. Anche la musica classica ha bisogno di un tocco di rap scatenato per riprendere brio. Lì dove non arrivano le note possono riuscirvi le parole o la loro combinazione con gli spartiti, una miscela che possa riaccendere la fiamma dell’interesse per ciò che si ripete ogni anno in modo pressoché simile.

Non c’è più la Venezia dei benamati

Dei tanti Comuni del bel Paese poteva accadere come apripista solo a Venezia con il suo mare che apre il respiro a chi è in cerca di bellezza e di incanto. Venezia sparge le sue vene d’acqua per il suo centro e nei suoi circondari, marca con i suoi canali i desideri dei suoi visitatori per ristorarne l’impeto e irregimentarne i passi. Porta in dote il contagio della malattia venerea della cultura dalla quale nessuno chiede di guarire. Sembra che Venezia alla origine del suo nome indichi l’amore e l’amicizia così che i suoi abitanti sarebbero i benamati; ciò malgrado qualcosa si è perso per strada e tra le onde.

 

La contestazione della nomina a La Fenice

E’ sui giornali la polemica circa la nomina a Direttore musicale de La Fenice a Beatrice Venezi. Eppure non ci sarebbe cognome più intonato, quasi una predestinazione, per andare a condurre quel teatro lirico di tanto grande lustro situato nel campo San Fantin “il cavallaro”. Si tratta di un santo che aveva pietà degli uomini e degli animali e che non ha evidentementecontaminato abbastanza le mura di quel teatro che pure proprio come l’uccello mitologico, da cui ha preso il nome, dovrebbe dimostrare continuamente di saper risorgere dalle sue ceneri. Per adesso siamo solo ad un punto di caduta.

La decisione di Nicola Colabianchi, Sovrintendete della Fondazione del prestigioso teatro, sembra oggi essere piuttosto un colabrodo che perde dai suoi fori l’obbedienza degli orchestrali e delle maestranze. Questi ultimi con il solito bagaglio di comunicati, sigle sindacali, assemblee e contestazioni del genere contestano la scelta fatta criticando il metodo e la sostanza. Si sarebbe trattato di un colpo di mano, di una decisione non condivisa previo confronto ad un tavolo sindacale. Si critica anche la capacità della Venezi con un curriculum, per dire di alcuni, troppo scarso per la direzione che le è stata affidata. Da qui, interviste di personaggi della cultura a suo sostegno o a sfavore, tifoserie a confronto e un effluvio di parole che si appiccano alla gola delle note per ora in silenzio.

 

La replica della Venezi

Per adesso la Direttrice musicale fresca di nomina ribatte di non ritenere opportuna la sua partecipazione al Festival delle Idee, che si tieneproprio da quelle parti, a Mestre, malgrado sia su terraferma e con scarso rischio di essere gettata a mare. Sarà perché oltre alle idee ci vorrebbe un guizzo di fantasia per uscire dal pasticcio che si è creato. Sembra ora la volontà di una sottoesposizione, posto che le critiche al suo indirizzo fondano anche sul fatto di essere sponsorizzata politicamente dal Ministro Giuli e dal mondo di destra. La Venezi ha dichiarato che “sarebbe sbagliato in un momento così delicato se una parola mal interpretata o un qualsiasi altro evento non previsto, potesse suonare a mo’ di provocazione….” Suonare richiama il suonarsele di santa ragione, una confusione che crea distonie musicali che fanno male all’ascolto.

Nel film “Prove d’Orchestra” orchestrali immersi in un caos totale raccontano di se stessi in un clima surreale di totale indisciplina. Un tirannico Direttore tedesco proverà invano a ricondurli alla ragione. Sulla scena irrompe poi a sorpresa una gigantesca palla di ferro che intimorirà i musicisti che riprenderanno le prove. Forse obbligarne alla visione tutte le parti in causa potrebbe dare una qualche felice risolutiva ispirazione.