[…] La prospettiva economica di Benedetto XVI si inserisce nella cornice di un nuovo ordine mondiale ispirato ai principi di sussidiarietà, solidarietà e poliarchia. Nella Caritas in veritate fa il suo ingresso nel lessico del Magistero sociale pontificio il termine “poliarchico”. Il fatto che tale concetto sia entrato in una enciclica sociale e sia stato investito dell’alto rango di principio, credo che meriti attenzione sia per la novità in sé, sia per la funzione cruciale che l’enciclica gli assegna e le inevitabili possibili ricadute in termini di policy globali.
Il termine in questione è collocato all’inizio della IV parte dell’enciclica, nel paragrafo 57, lì dove si avanzano alcune istanze piuttosto concrete e, tra queste, quella di una riforma della governance globale sia in ambito politico sia in ambito economico: il sistema di poteri che può aiutare a cogliere l’opportunità costituita dalla globalizzazione, afferma Benedetto XVI, deve essere strutturato in modo sussidiario e poliarchico, «per non dar vita a un pericoloso potere universale di tipo monocratico». Quanto di più distante dall’idea di un’autorità politica a competenza universale che facilmente si converte in Leviatano globale.
Purtroppo, non sono mancate interpretazioni del documento che sono andate proprio in questa direzione, soprattutto a causa della traduzione della versione italiana; lì dove nel testo latino appariva la locuzione moderamen globalizationis la versione italiana ha adottato la formula “governo della globalizzazione”, a differenza delle versioni inglese e francese che, più correttamente, hanno tradotto con “governance della globalizzazione”, distinguendo la nozione di governo (gubernaculum) da quella di governance (moderamen).
L’insegnamento che possiamo trarre dalla ricca analisi di Papa Benedetto ci dice che le istituzioni economiche e politiche, sempre in competizione tra loro, irriducibili ad alcuna autorità monocratica, al pari di qualsiasi altra dimensione dell’agire umano, non operano mai in uno vuoto morale o in un mondo virtuale, ma all’interno di un concreto contesto culturale, le cui matrici possono essere riconosciute e apprezzate ovvero trascurate e disprezzate. Quando un sistema sociale nega il valore della persona umana, a partire dal diritto a nascere e a vivere partecipando alla dimensione economica e politica, si rivela disumano, e merita di essere criticato:
non può “avere solide basi una società che […] si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata”.
In questa prospettiva, una economia di mercato regolata affinché non favorisca o assecondi pretese monopolistiche e un sistema democratico che promuova il pluralismo dell’offerta politica e impedisca la cristallizzazione del potere mediante la riscossione di rendite di posizione, sono sempre limitati da un ordine giuridico che li regola e da istituzioni morali che interagiscono con essi e li influenzano, essendone esse stesse influenzate.