Benessere, un’analisi completa con l’indice di well-fare del Consiglio nazionale dei giovani.

L'indice indica che le relazioni con gli amici sono spesso il primo supporto emotivo, molto più della famiglia, soprattutto per le ragazze, che in numeri percentuali risultano fare più fatica a gestire emozioni e autostima.

La conoscenza delle giovani generazioni, delle loro esigenze e delle loro difficoltà, richiede strumenti di lettura innovativi e metodologicamente solidi. In questa direzione, il Consiglio Nazionale dei Giovani ha strutturato un Indice di Well-fare. Si tratta di uno strumento di misurazione unico che non si limita ad analizzare la semplice equazione tra benessere e salute mentale dei giovani ma, in una prospettiva del tutto innovativa, integra le quattro dimensioni del benessere individuale (percezione di sé, salute fisica, motivazioni, capacità di gestire le emozioni), del benessere relazionale (famiglia, rapporti amicali, rapporto con la comunità), del benessere spaziale (ambiente, sicurezza, qualità dell’abitare) e del benessere sociale (partecipazione sociale, adesione ai modelli culturali dominanti, capacità di cogliere le opportunità). L’indagine, condotta su un campione rappresentativo di giovani tra i 15 e i 35 anni, offre una fotografia dettagliata sul livello di benessere delle nuove generazioni, mettendo in luce aspetti positivi e criticità.

L’Indice di Well-fare, realizzato con il supporto tecnico di “EU.R.E.S. Ricerche economiche e sociali”, evidenzia, infatti, una “prevalente soddisfazione” tra i giovani, con un punteggio medio di 63,9 su 100. Tra le dimensioni osservate, il benessere relazionale registra il punteggio più alto (69,3), seguito dal benessere individuale (65,6), sociale (63,7) e spaziale (56,9).

Tuttavia, emergono differenze significative per genere e territorio: le giovani donne e i giovani del Sud riportano livelli di benessere inferiori rispetto ai loro coetanei maschi e ai giovani del Nord.

“Abbiamo scelto di pubblicare il nuovo Rapporto Well-Fare proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, perché per molti anni, il benessere e la qualità della vita sono stati analizzati prevalentemente attraverso il ricorso a fattori materiali e oggettivi, quali la situazione socio-economica, il livello di reddito e le condizioni di salute, trascurando altri aspetti di eguale rilevanza, come l’autostima, la motivazione al raggiungimento di scopi e obiettivi lavorativi e personali e la qualità dell’interazione sociale” ha commentato in una nota Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani.

“Non a caso, l’indice indica che le relazioni con gli amici sono spesso il primo supporto emotivo, molto più della famiglia, soprattutto per le ragazze, che in numeri percentuali risultano fare più fatica a gestire emozioni e autostima. La centralità dei comportamenti alimentari e dello stile di vita per il benessere psico-fisico – ha aggiunto Pisani – appare ampiamente condivisa e trasversale, risultando il grado di accordo sempre vicino al 90% in tutte le componenti del campione; in particolare quello femminile sembra registrare una maggiore sensibilità. Il dato che mi preoccupa maggiormente – aggiunge Pisani – è vedere come ancora ci siano difficoltà nel sentirsi ascoltati, integrati e accolti negli ambienti sociali e fisici. Non è un caso che solo il 7,1% dei giovani giudichi “ottimo” il livello di soddisfazione per la qualità dell’ambiente in cui vive (spazi, relazioni, sicurezza, inquinamento), o che per il 21,8% le esperienze/situazioni di isolamento subite abbiano influenzato “molto” negativamente il proprio benessere psicologico con una percentuale che sale al 39,5% quando si indagano gli effetti “piuttosto negativi”.

“Al di là delle criticità sottolineate, i giovani si collocano complessivamente nell’area di una ‘prevalente soddisfazione’ per le diverse dimensioni che definiscono il benessere, esprimendo in termini prospettici un atteggiamento ancora di prevalente fiducia. Anche sul fronte delle previsioni nel medio periodo, la maggioranza degli intervistati immagina che la propria condizione tra 5 anni sarà migliore di quella attuale. La maggiore preoccupazione che emerge leggendo i dati – ha proseguito la presidente del Cng – è invece il ridotto numero di giovani che, pur provando un disagio psicologico, chiede aiuto. Parliamo del 27,9% su un 75% che dichiara di aver sentito il bisogno di un supporto psicologico”.

“Pur nella consapevolezza che è solo l’inizio di un percorso di ricerca da implementare, sviluppare e perfezionare negli anni, si tratta di un’iniziativa unica e innovativa per ottenere risultati comparativi e per cogliere, anche direttamente, spunti e suggerimenti utili al vasto lavoro di proposta e rappresentanza delle nuove generazioni”, ha concluso Maria Cristina Pisani.