L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe continuato a intrattenere comunicazioni segrete con il presidente russo Vladimir Putin anche dopo aver lasciato la Casa Bianca. Ciò sarebbe avvenuto almeno sette volte. Questo dettaglio, emerso dalle anticipazioni del libro “War” del celebre giornalista investigativo Bob Woodward, pubblicate dal New York Times, getta ombre sul comportamento di Trump, sollevando gravi preoccupazioni sulla limpidezza della sua condotta anche al di fuori del mandato presidenziale.
Secondo il libro, Trump non solo avrebbe mantenuto contatti con Putin, ma avrebbe anche inviato al leader russo nel 2020, mentre era ancora in carica, una rara apparecchiatura per test diagnostici sul coronavirus, destinata all’uso personale del presidente russo. Ciò dimostra quale fosse il livello di collaborazione tra i due e come la richiesta di Putin, volta a mantenere il riserbo su tutto per evitare possibili danni alla reputazione di Trump, emerga come un ulteriore segnale di allarme. Questo episodio, celato agli occhi del pubblico e del Congresso, solleva interrogativi sui possibili riflessi in ordine alla politica estera americana durante e dopo il mandato di Trump.
Woodward, il campione del giornalismo investigativo grazie al ruolo di primo piano che ebbe nello scandalo Watergate – le dimissioni di Richard Nixon ne furono la conseguenza -, si rivela ancora una volta implacabile nel denunciare comportamenti impropri ai più alti livelli del potere. Quanto delineato nel libro evoca scenari di pericolosa connivenza con Mosca.
Sebbene il Comitato elettorale di Trump abbia prontamente respinto le accuse, descrivendo Woodward come un personaggio del tutto “squallido” e “incompetente”, non è stata fornita un’adeguata confutazione delle accuse. Alcune lacune risultano oltremodo inquietanti se messe in relazione con le voci circa pressioni esercitate da Trump sui repubblicani affinché, dopo l’invasione russa del 2022, la loro azione in Congresso fosse contro gli aiuti militari all’Ucraina. Un’intervento che, se confermato, potrebbe aggravare il giudizio sui rapporti del Tycoon con il Cremlino, dando un colpo molto duro alle sue aspirazioni presidenziali.