“Non serve un partito di cattolici”, ha affermato Bergoglio lanciando poi un monito: “Non dobbiamo fondare il partito dei cattolici. Un partito solo di cattolici non serve”. Bergoglio ha ricordato però che “un cattolico” certamente “deve fare politica”.

“Molti cattolici hanno fatto una politica pulita, senza sporcarsi”, ha aggiunto Bergoglio , “pensiamo a De Gasperi e Schuman”. Secondo il Papa, la politica “è il martirio quotidiano di cercare il bene comune senza lasciarti corrompere”.

Ho riportato le parole di papa Francesco perché mi è sembrato il “grande assente”, colui che non ha “parlato” di politica. Colui che non ha una posizione netta e precisa, o proprio perché ce l’ha chiara e limpida e quindi scomoda. Ed allora con una certa leggerezza intellettuale si chiama in causa il card. Ruini, o meglio la sua “lezione”. La domanda sorge con un certo vigore: quale è la lezione ruiniana? Qualcuno dice il dialogo con le altre forze politiche.

Ma, sembra quasi una banalizzazione. Io ricordo, che sotto il suo governo, la Cei era divenuta il “potere” divisivo della politica italiana. L’identità, i principi non negoziabili. Forze politiche che cinicamente usavano queste posizioni come clave per ottenere consenso da un popolo debole e confuso. Ruini, mi chiedo, insieme ad un papato che forse aveva lo stesso pensiero, cosa poteva ottenere e cosa ha ottenuto?

Ritorniamo a noi, o meglio a papa Francesco. Certamente quando dice che la politica è “martirio quotidiano”, fa tremare i polsi e la mente vacilla. Chi ha più voglia di essere martirizzato e poi, per la politica! Chi è veramente convinto che la politica è la “forma più alta della carità” a tal punto da accettare il martirio?

Ma il sentiero è tracciato, “Non serve un partito di cattolici”, “Non dobbiamo fondare il partito dei cattolici. Un partito solo di cattolici non serve”. Ma, dice Francesco, “un cattolico deve fare politica”. “Politica pulita, senza sporcarsi”.

Insomma farsi sale e lievito per insaporire e dare contenuto alla “pasta”. Sciogliersi, sparire per un bene maggiore, il bene comune.