Tirana, 16 mag. (askanews) – “Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana nelle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina, io devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte: cioè che l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina. Non avrebbe senso per noi partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità. Credo che sia un fatto di chiarezza e di coerenza”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un punto stampa in piazza Scanderbeg a Tirana dopo il bilaterale con il premier albanese Edi Rama.
Execus, nuovo corso con Giorgi Spina e Andrea Stecconi
Milano, 16 mag. – Execus S.p.A. cambia volto e si rilancia. La societ a capo dell’omonimo gruppo operante nei settori del digital marketing, dell’Ad-tech e del social selling, ha comunicato la staffetta al vertice nel ruolo di presidente del Consiglio di Amministrazione. Sar infatti Giorgio Spina a guidare Execus al fianco di Andrea Stecconi verso i prossimi obiettivi aziendali, come rafforzare il posizionamento come partner strategico per le PMI e grandi imprese. Abbiamo parlato con Giorgio Spina, CEO Execus:
“Execuse nasce proprio con l’obiettivo di poter cavalcare questo momento di mercato con tutti questi cambiamenti che ci sono. In tal senso proprio la natura di Execuse, di azienda quotata in borsa, che ci permette di farlo. Siamo nati proprio per quello, per crescere in due direttive in particolare. La prima, quella organica, attraverso la nostra rete di consulenti che ci permette di essere molto vicini a quello che sono le esigenze del mercato, soprattutto in una fascia di clienti che sono PMI e large corporate. L’altra invece quella inorganica, che tipica delle aziende quotate in borsa perch ci permette oggi di conoscere in continuazione altre aziende che magari hanno delle tecnologie straordinarie ma magari non riescono a fare l’ultimo miglio del mercato per arrivare appunto dai clienti. Noi qui siamo sicuramente una piattaforma che pu permettere, attraverso la rete, attraverso il nostro posizionamento e le nostre disponibilit, di poter prendere queste aziende, anche aziende di medie e grandi dimensioni magari, aggregarle con noi e poterle accelerare per poter effettivamente vedere una crescita esponenziale di quello che la tecnologia che avevano a disposizione”.
Tra le sfide principali quella che chiama in gioco l’intelligenza artificiale, gi integrata e nativa nei servizi di Execux. Opportunit da sfruttare e da cogliere per tutte le aziende. poi intervenuto Andrea Stecconi, CEO Execus:
“Execus si posiziona come leader nel settore Martech perch implementa soluzioni che fanno la differenza nel sopporto al marketing digitale nel mondo delle PMI. Execus pioniera anche nelle performance digitali dei siti web grazie alla piattaforma proprietaria che si chiama Green Web Meter. Questa l’unica piattaforma con una tecnologia e un algoritmo validato anche dal CNR che permette di ottimizzare quelli che sono le performance e anche l’impatto dei siti web per quel che riguarda le emissioni di CO2. Abbiamo sviluppato una soluzione basata sull’intelligenza artificiale che monitora tutti i bandi e tutte quelle che sono le soluzioni di finanza agevolata e questo permette alle nostre aziende e clienti di valutare la miglior soluzione per finanziare i propri progetti in ambito digitale non. Grazie a queste tecnologie aiutiamo le PMI e le grandi aziende a colmare il divario digitale e a rafforzare la competitivit creando valore in modo sostenibile”.
Innovazione, nuove tecnologie, alta professionalit. Execus Group ribadisce il suo impegno al fianco dell’imprenditoria italiana.
In collaborazione con Execus Group
Pinacoteca di Brera, i busti del Canova per la bellezza ideale
Milano, 16 mag. (askanews) – Pinacoteca di Brera e Banca Ifis riportano a Milano la bellezza ideale di Antonio Canova. Dal 16 maggio 2025, apre al pubblico “La bellezza e l’ideale. La collezione Canova di Banca Ifis e la Pinacoteca Viaggiante”, la nuova rassegna interamente dedicata ad Antonio Canova che ha come proprio fulcro i 12 busti dello scultore neoclassico che Banca Ifis ha recuperato e restaurato per portarli, insieme alla Pinacoteca di Brera, per la prima volta a Milano.
Oltre ai 12 busti provenienti dalla collezione di Banca Ifis, il percorso espositivo arricchito anche dal ritorno a Brera dopo oltre cento anni della Vestale, busto in marmo realizzato da Antonio Canova tra il 1818 e il 1819. A questa, si aggiunge inoltre una serie di piccole riproduzioni in smalto dei dipinti della collezione di Giovanni Battista Sommariva, politico e collezionista d’arte, vicino alle istanze napoleoniche, donate da Emilia Sommariva Seillire nel 1973 alla Pinacoteca.
L’iniziativa, curata da Chiara Rostagno e Valentina Ferrari, consolida la collaborazione tra la Pinacoteca di Brera e Banca Ifis, iniziata lo scorso dicembre con la mostra dedicata a Mario Ceroli, che ha inaugurato gli spazi di Palazzo Citterio.
Sondaggio choc sui femminicidi in una chat di studenti a Bassano, Valditara: grave, scuola prenderà provvedimenti
Roma, 16 mag. (askanews) – Sondaggio choc sulla chat di un gruppo di studenti in un istituto superiore a Bassano, in cui si chiede chi meritasse di più di essere uccisa tra Giulia Tramontano, Mariella Anastasi, Giulia Cecchettin, donne vittime di femminicidi. “Quanto accaduto nella chat di un gruppo di ragazzi di Bassano del Grappa lascia molta amarezza e dimostra un alto grado di immaturità e di insensibilità. La scuola saprà prendere i provvedimenti opportuni non solo per sanzionare comportamenti così gravi, ma anche per richiamare alla cultura del rispetto”, ha commentato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
“Voglio ricordare a questo proposito che le nuove Linee guida sulla educazione civica prevedono per la prima volta che l’educazione al rispetto, in specie verso le donne , sia ora un obiettivo di apprendimento che deve essere imparato e su cui si dovrà essere valutati. Le nuove Linee guida contemplano inoltre nuove modalità didattiche (e fra queste il peer tutoring) che riteniamo possano essere particolarmente efficaci per far crescere la maturità e la consapevolezza fra i giovani e per educare a relazioni positive e rispettose. Proprio a questo proposito Indire ha ricevuto l’incarico di formare i docenti alle buone pratiche su un tema per noi decisivo”, conclude il ministro.
Comunanza, il ministro Urso alla Beko: “Compiuta un’impresa”
Comunanza (Ascoli-Piceno), 16 mag. (askanews) – Il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a un mese dall’accordo al Mimit che ha permesso di salvaguardare la fabbrica, scongiurandone la chiusura e salvando centinaia di posti di lavoro ha fatto visita allo stabilimento marchigiano Beko di Comunanza, per il quale da una prospettiva di chiusura totale si passati a un taglio di 80 dipendenti su 330, con uscite volontarie e incentivate con nuovi investimenti. E’ stata anche l’occasione per incontrare sindacati e politici e parlare con i dipendenti della multinazionale turca che produce lavatrici, che hanno passato momenti difficili:
“Sembrava impossibile salvare Comunanza e ci siamo riusciti tutti insieme. – ha detto il ministro Urso – Io sono qui per ringraziare i lavoratori, le lavoratrici di questo stabilimento di non aver mai mollato, stato il sistema Italia che si mosso a tutela di questo stabilimento e di tutti gli altri stabilimenti del gruppo che rimarranno in attivit con investimenti importanti e significativi, oltre trecento milioni di euro, e secondo il principio che abbiamo sempre voluto perseguire: nessun licenziamento, se c’ qualche esubero l’uscita dev’essere volontaria e incoraggiata ed quello che sta accadendo. Ricordo bene quando ad Istanbul nel momento decisivo incontrai i titolari della grande famiglia Koc, la pi grande famiglia industriale turrca che aveva realizzato questo investimento e gli disse quali erano le nostre linee rosse, invalicabili, i nostri obiettivi, mantenere in attivit tutti gli stabilimenti, nessun licenziamento salvare Comunanza che il cuore produttivo e industriale qui nelle Marche”.
Tutta la soddisfazione del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli: “Sappiano bene quello che rappresenta questo stabilimento per questa area – ha detto Aquaroli – ma non solo per questa area. E’ un risultato importante su cui vigilare, sappiamo bene che stata una trattativa lunga e dal nostro punto di vista anche molto estenuante perch abbiamo visto e messo in campo tutte quelle che erano le risorse ed energie diplomatiche e non solo Dobbiamo ringraziare il territorio, i sindacati che hanno dato una grande opera di collaborazione fondamentale per questo traguardo che rappresenta anche il futuro e la speranza per un futuro importante della industria manufatturiera marchigiana in questo territorio”. Un lavoro d’equipe che ha permesso un risultato che solo qualche mese fa sembrava impensabile “Siamo innanzitutto fiduciosi del fatto che il governo le istituzioni e i sindacati insieme all’azienda come ha anche ribadito il ministro nel corso suo intervento – ha detto Maurizio David Sberna Direttore Relazioni Esterne Beko Europe – abbiano potuto lavorare bene insieme. Il futuro si costruisce di tre principali aspetti: il primo poter rendere sostenibile la produzione a Comunanza e crediamo che il piano ci aiuti a farlo; il secondo quello di poter continuare a lavorare proficuamente con governo e sindacati per le soluzioni di un settore che oggettivamente si trova in grande difficolt e il terzo punto quello che crediamo che la forza delle persone e delle competenze come ha anche ribadito il presidente Acquaroli e il nostro ceo Ragip Balcioglu possano fare la differenza per poter permettere a questo sito un futuro sostenibile e di lungo periodo”.
Trentini dopo 181 giorni di carcere in Venezuela riesce a parlare con la famiglia: spero di tornare presto
Roma, 16 mag. (askanews) – Alberto Trentini, l’operatore umanitario italiano detenuto in carcere in Venezuela da 181 giorni, ha telefonato a casa, dove spera di tornare presto. Lo hanno confermato fonti di Palazzo Chigi, con riferimento ad una anticipazione di Repubblica.it. Trentini ha rassicurato la famiglia: mangia e prende le medicine di cui ha bisogno e spera di tornare presto in Italia. Della vicenda si era interessata anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che l’8 aprile scorso aveva sentito la la madre di Trentini, Armanda Colusso, rassicurandola sull’impegno del governo per la liberazione del figlio.
Almeno 93 i morti nei raid aerei israeliano a Gaza
Roma, 16 mag. (askanews) – È salito ad almeno 93 il numero dei morti nei raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza effettuati nella scorsa notte: è quanto riporta l’Associated Press citando fonti sanitarie palestinesi. Il bilancio precedente parlava di 74 vittime. I bombardamenti hanno colpito soprattutto la località di Beit Lahiya e il campo profughi di Jabalia; secondo i servizi di soccorso palestinesi sotto le macerie vi sarebbero ancora numerose vittime.
Secondo i dati diffusi dal Ministero della sanità del Territorio costiero dal 18 marzo – data di ripresa degli attacchi dopo la tregua – ad oggi il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è di 2.700 morti e 7.800 feriti.
A Tirana colloquio tra Macron, Merz, Starmer, Tusk e Zelensky, con la telefonata di Trump
Roma, 16 mag. (askanews) – Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer, Donald Tusk e Volodymyr Zelensky si sono incontrati a Tirana a margine di un vertice, poco dopo la conclusione di un ciclo di colloqui russo-ucraini in Turchia. Lo ha annunciato l’Eliseo, mentre il portavoce del presidente ucraino, Sergei Nykyforov, ha informato che i cinque hanno parlato telefonicamente con Donald Trump.
In precedenza il presidente ucraino aveva chiesto una “forte reazione” qualora i colloqui in Turchia fossero falliti. Macron, da parte sua, ha affermato che la Russia “non ha alcuna volontà” di concludere un cessate il fuoco in Ucraina e che sarà necessaria “una maggiore pressione” per costringerla a farlo.
Secondo una fonte diplomatica ucraina contattata in Turchia dall’agenzia di stampa France Presse, i negoziatori russi “hanno presentato richieste inaccettabili che vanno oltre quanto discusso prima dell’incontro”, tra cui il ritiro delle forze di Kiev da “gran parte del territorio ucraino” prima che venga instaurato il cessate il fuoco richiesto dall’Ucraina e dai suoi alleati. Questa fonte ha tuttavia specificato che una ripresa dei colloqui venerdì è ancora “possibile”, ma non ancora “pianificata”.
I leader di Ucraina, Francia, Germania, Gran Bretagna e Polonia hanno avuto una telefonata con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo ha dichiarato il portavoce di Volodymyr Zelensky, al termine dei colloqui tra delegazioni russa e ucraina a Istanbul.
“Il presidente Zelensky, il presidente Macron, il cancelliere Merz, il primo ministro Starmer e il primo ministro Tusk hanno avuto una conversazione telefonica con Donald Trump”, ha dichiarato Sergiy Nykyforov in un messaggio ai giornalisti.
Tennis, Errani-Paolini in finale di doppio a Roma
Roma, 16 mag. (askanews) – La finale del doppio femminile a Roma vedrà ancora protagonisti i colori azzurri. Sara Errani e Jasmine Paolini, detentrici del titolo, completano una straordinaria semifinale e si qualificano per il secondo anno consecutivo in finale: battute in due set (6-4, 6-4) le russe Andreeva e Shnaider. Un traguardo straordinario per Errani a 38 anni, mentre per Paolini saranno adesso ben due le finali da affrontare nel weekend insieme a quella del singolare, contro Gauff.
Circolo Mario Mieli dice che la Santa Sede chiude a comunità LGBTQIA+
Roma, 16 mag. (askanews) – “La famiglia è dove ci sono amore, responsabilità e cura, non solo dove c’è tradizione”: lo ha dichiarato Mario Colamarino, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
In seguito alle recenti dichiarazioni di Papa Leone XIV, secondo cui “la famiglia è fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”, il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli è intervenuto con un comunicato per ribadire che la famiglia non è una realtà immutabile né universalmente definita. “In contrasto con i timidi tentativi di apertura degli ultimi anni portati avanti da Papa Francesco, la nuova rotta tracciata da Papa Leone XIV segna un netto ritorno a visioni politiche più conservatrici e tradizionaliste”, si legge nel testo.
“Tali affermazioni si rifanno a una visione ‘naturalistica’ e conservatrice che considera l’unione eterosessuale e patriarcale come fondamento dell’ordine sociale – ha proseguito Colamarino – Tuttavia, numerosi studi antropologici, storici e giuridici smentiscono questa impostazione, dimostrando che non esiste un’unica forma di famiglia valida per tutte le società”.
Secondo il presidente dello storico circolo romano, “antropologi e storici hanno chiarito che le strutture familiari, i ruoli di genere e le relazioni affettive sono fortemente influenzati dal contesto culturale, geografico ed economico, e non da presunte ‘leggi naturali’. Anche il concetto di famiglia affettiva, così come lo conosciamo oggi, è una costruzione storica relativamente recente, risalente al XVII secolo”.
Dal punto di vista giuridico – ha precisato – l’evoluzione è altrettanto chiara: le Corti Costituzionali di diversi Paesi, compresa l’Italia, e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), hanno riconosciuto il diritto al riconoscimento familiare anche per coppie omosessuali e non sposate.
Inoltre, numerose ricerche dimostrano che le famiglie omogenitoriali assolvono pienamente alle funzioni sociali, educative ed emotive attribuite a ogni struttura familiare, smentendo ogni pregiudizio ideologico, afferma. “Difendere una sola forma di famiglia come legittima significa ignorare la complessità delle relazioni umane e negare diritti fondamentali a milioni di persone. La famiglia non può essere ridotta a un modello unico fondato su presunte tradizioni immutabili. Va intesa come uno spazio di amore, responsabilità e cura”, ha concluso Mario Colamarino.
Il Circolo ribadisce con forza che appellarsi a una presunta “natura” immutabile serve più a giustificare esclusioni che a tutelare legami. Una società democratica e inclusiva deve saper riconoscere e valorizzare la pluralità delle esperienze familiari, garantendo pari dignità a tutte e tutti.
“La fine del mondo”, il nuovo singolo di Bobby Solo
Roma, 16 mag. – Bobby solo, mito della musica italiana, torna a stupire con un nuovo singolo travolgente intitolato “La fine del mondo”, che unisce il groove inconfondibile del great American blues a uno stile narrativo unico, capace di far riflettere e sorridere allo stesso tempo.
Nel brano “La fine del mondo” Bobby Solo fonde ironia, leggerezza e una profondit tutta da scoprire e lo fa con quell’ eleganza, quel disincanto e quell’ energia, che, da sempre, lo contraddistinguono . Il brano disponibile su tutte le piattaforme digitali. La produzione artistica reca la firma di Michele Schembri, che ha saputo esaltare la voce e il carisma senza tempo dell’artista, costruendo un sound moderno, tuttavia radicato nella tradizione blues pi autentica.
Scritto da Bobby Solo, Antonio e Sabatino Salvato, il brano distribuito da Virgin Music Group per AMA Urban Music. Il brano “La fine del mondo” destinato a lasciare il segno, come altre famose canzoni dell’artista. Un ritorno, quello di Bobby Solo, senza dubbio potente, raffinato, e sorprendentemente attuale.
Mattarella: nelle carceri italiane ci siano sempre più valori Costituzione
Roma, 16 mag. (askanews) – “Il Convegno per il “50° anno dell’ordinamento penitenziario” costituisce un’importante occasione per compiere un bilancio e riflettere sul nostro sistema detentivo in un contesto particolarmente critico. É necessario un forte impulso e uno sforzo congiunto di tutte le parti interessate, affinché la vita penitenziaria assicuri sempre il pieno rispetto dei diritti dei detenuti – in particolare di quelli più vulnerabili – nell’adempimento dei principi della Costituzione, ispirandosi al senso di umanità che essa prescrive. La dignità umana non conosce zone franche di esclusione. É questa la premessa che offre ai detenuti, attraverso percorsi lungimiranti, il recupero e l’accesso ai valori della socialità e della legalità. Auspico che dal Convegno possano emergere spunti e proposte utili a inverare sempre più, anche nelle carceri italiane, i valori della Costituzione e rivolgo a tutti i presenti cordiali auguri di buon lavoro”. Questo il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Coordinatrice Nazionale Magistrati di Sorveglianza, Monica Amirante.
Carceri, Mattarella: assicurare pieno rispetto diritti dei detenuti
Roma, 16 mag. (askanews) – “É necessario un forte impulso e uno sforzo congiunto di tutte le parti interessate, affinché la vita penitenziaria assicuri sempre il pieno rispetto dei diritti dei detenuti – in particolare di quelli più vulnerabili – nell’adempimento dei principi della Costituzione, ispirandosi al senso di umanità che essa prescrive”. Lo ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato alla Coordinatrice Nazionale Magistrati di Sorveglianza, Monica Amirante, in occasione del Convegno per il 50° anno dell’ordinamento penitenziario.
"Nei sogni non si muore", Beabaleari presentano il nuovo disco a Roma
Roma, 16 mag. (askanews) – Il 9 maggio è uscito “Itaca è il divano”, il nuovo singolo delle Beabaleari, duo formato da Diana Tejera e Beatrice Tomassetti. Il brano è il primo estratto dal loro secondo album, “Nei sogni non si muore”, pubblicato da Maqueta Records e distribuito da ADA Music, che sarà presentato ufficialmente il 16 maggio all’Angelo Mai, a Roma.
“Itaca è il divano” è uno sguardo sulla condizione umana che si muove per paradossi. Il divano, simbolo di immobilità e stasi, viene presentato come una nuova Itaca – luogo del ritorno, ma anche della contemplazione. Non si tratta di un capriccio linguistico. Il tema attraversa l’intero progetto discografico.
Il senso generale è quello di una poetica del fermarsi, che le due autrici descrivono come “viaggio nell’interiorità, nell’immaginazione e nelle derive del pensiero”. Il singolo introduce un disco che, secondo Tejera e Tomassetti, “oscilla tra no sense e filosofia quotidiana”. Le sonorità restano ancorate a un pop d’autore, con influenze indie ed elettroniche che restano sullo sfondo. “È un album profondamente italiano – dicono – perché unisce il disincanto all’ironia, il desiderio alla malinconia, e la realtà all’assurdo”.
Le Beabaleari sono attive dal 2021. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Diana Tejera, cantautrice e produttrice con un passato nei Plastico (gruppo arrivato a Sanremo nel 2002), e Beatrice Tomassetti, autrice e musicista con esperienze nel teatro e nella produzione audiovisiva. Le loro prime pubblicazioni hanno attirato l’attenzione di alcuni curatori musicali e registi. Diversi loro brani sono finiti in colonne sonore per RaiPlay e fiction televisive, tra cui Chi vuole parlare d’amore?, Scuola di danza e Gerri, serie diretta da Giuseppe Bonito in onda su Rai 1.
Nel 2022 pubblicano Dove si nascondono i megalodonti, primo singolo ufficiale, seguito da Come dorme un pesce e Come l’acqua sulla luna. Nel 2023 vincono il Non War Token Contest e si esibiscono al MEI di Faenza. Il loro quarto singolo, Meglio se Baleari, viene scelto per la colonna sonora di una serie prodotta dalla Rai.
Tante le partecipazioni nel nuovo album, tra cui Pier Cortese (voce in Archeologie plastiche), Chiara Civello (co-autrice e corista in Polpo di Fulmine), Pietro Casadei (co-produttore di diversi brani), Fernando Pantini, Ersilia Prosperi, Raffaele Trapasso, Giampaolo Scatozza e Max Baldassarre. La masterizzazione è stata affidata a Carmine Simeone, ai Forward Studios. Alcuni brani del disco, come Io non amo la fine, vedono la partecipazione di ospiti noti, in questo caso la cantante Angela Baraldi
IBSA celebra 10 anni di NAHYCO nella medicina estetica
Roma, 16 mag. (askanews) – Una tecnologia rivoluzionaria che dieci anni fa ha ridefinito l’approccio alla medicina estetica. Si tratta della NAHYCO Hybrid Technology, brevettata da IBSA nel 2015, innovazione nel campo della medicina estetica rigenerativa, che mira a rallentare il processo di invecchiamento e ad ottenere miglioramenti estetici mediante la rigenerazione tissutale.
Michela Zazzaron, Medico Estetico e Membro del Comitato Scientifico di Agor, ha illustrato i connotati della medicina estetica rigenerativa: “Nell’ambito della medicina estetica noi mutuiamo il concetto di rigenerazione in quanto lo scopo della medicina estetica rigenerativa quella proprio di andare a ripristinare il tessuto di cui noi ci occupiamo, quindi la cute, il sottocute e in parte anche il muscolo, che abbiano subto un danno in conseguenza del processo di invecchiamento. E quindi questo il fil rouge che fisiopatologicamente unisce la rigenerazione alla medicina estetica”.
Andrea Giori, Head of Preclinical & Clinical Research IBSA, ha dichiarato: “La passione per l’acido ialuronico una passione che parte molto da lontano. Noi abbiamo iniziato a lavorare ben pi di dieci anni fa sull’acido ialuronico in altre aree terapeutiche con anche farmaci e abbiamo acquisito una certa esperienza. Grazie a questa esperienza ci siamo resi conto che potevamo anche utilizzare l’acido ialuronico, non solo per patologie vere e proprie, ma anche per aiutare la rigenerazione ad esempio della pelle”.
In particolare, il processo termico brevettato alla base della NAHYCO prolunga la permanenza dell’acido ialuronico nei tessuti, senza la necessit di ricorrere ad agenti chimici, e ne aumenta la concentrazione mantenendo allo stesso tempo un alto profilo di sicurezza e le propriet fisiche ottimali del prodotto.
“L’acido ialuronico pu essere sfruttato anche per migliorare l’attivit cellulare attraverso il miglioramento della matrice extracellulare e, pertanto, diventa uno strumento potentissimo nella medicina rigenerativa, nella vera medicina rigenerativa, quella che si pone di arrivare al rimodellamento naturale attraverso il miglioramento della qualit dei tessuti”, ha affermato Antonello Tateo, Responsabile Unit Operativa di Chirurgia Plastica dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano.
Il decimo anniversario della tecnologia NAHYCO stato celebrato a Roma ed ha rappresentato l’occasione per osservare quanto l’evoluzione tecnologica abbia contribuito ad un cambio di paradigma nella medicina estetica: da un approccio trasformativo, focalizzato sulla singola ruga o imperfezione, ad una visione qualitativa e olistica, in cui il paziente accompagnato in un percorso di rigenerazione a 360.
In collaborazione con Ibsa
Natali (AssoNext), Crescita e debito: Pmi guardino alla Borsa
Roma, 16 mag. – “La parola magica per l’economia ‘crescita’ che non si pu finanziare solo con l’indebitamento bancario, anche perch le banche hanno fortemente ridotto il loro raggio d’azione. Una delle possibilit accedere in borsa al mercato per le piccole e medie imprese dedicato proprio a finanziare l’equity. Gli imprenditori devono modificare la loro mentalit perch il mercato pu dare soldi ma va aumenta la trasparenza, bisogna certificare i bilanci, comunicare e fare road show se si vogliono conquistare nuovi mercati”. Lo ha dichiarato Giovanni Natali, presidente AssoNext, nel corso del convegno “Nuove opportunit per le Pmi: finanza straordinaria, quotazione sul mercato EGM, supporto di Simest a sostegno dello sviluppo”, promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, presieduto da Eraldo Turi. Giuseppe Puttini, consigliere delegato dell’Odcec di Napoli, responsabile dell’Osservatorio Mercato dei Capitali del CNDCEC e moderatore dell’incontro, ha sottolineato come “l’IPO rappresenti una tappa cruciale nel percorso evolutivo di un’azienda e un fattore chiave per la crescita del valore per gli azionisti. Aprire il capitale a investitori esterni accelera lo sviluppo imprenditoriale, migliorando al contempo la credibilit sul mercato e agevolando operazioni di fusione e acquisizione. L’ingresso in Borsa potenzia inoltre le strategie di internazionalizzazione e offre benefici sia sul fronte strategico sia su quello finanziario. Dal punto di vista delle relazioni – ha proseguito Puttini -, l’IPO accresce la visibilit e la fiducia da parte di investitori, clienti e partner, rendendo l’azienda maggiormente appetibile per possibili alleanze strategiche e collaborazione con altre realt del settore”.
Secondo Vincenzo Moretta, numero uno della Fondazione Odcec di Napoli, quotare anche una piccola impresa in Borsa rappresenta un’opportunit di accesso al capitale di terzi, in grado di fornire all’imprenditore le risorse necessarie per rilanciare il proprio business. L’Ordine di Napoli intende lanciare un forte segnale all’economia locale, promuovendo incontri con i principali protagonisti della finanza straordinaria per mantenere aggiornati gli operatori su un tema cruciale per la ripresa del territorio”.
Puntare sulla crescita la priorit anche per Diego Selva, direttore Investment banking Banca Mediolanum: “Viviamo un complesso momento di trasformazione che vede il sovrapporsi di diversi fenomeni tali per cui l’asticella della crescita per le Pmi si alzata significativamente. La finanza straordinaria pu essere uno strumento valido per le Pmi come catalizzatore della crescita. Rispetto a qualche anno fa c’ una maggiore conoscenza di queste opportunit ma bisogna ancora superare qualche resistenza da parte dell’imprenditore e dei suoi consulenti ma per gli operatori di mercato il ruolo proprio quello di spiegare e illustrare i vantaggi di questo percorso”. L’importanza dell’aggiornamento continuo su queste materie stata sottolineata da Giovanni Reale, responsabile Equity Capital banca Mediolanum: “Sempre pi spesso la finanza straordinaria, alternativa al tradizionale credito bancario, offre strumenti sempre pi forti con sempre pi liquidi per una crescente platea di aziende. E’ opportuno avere aggiornamenti continui sulle evoluzioni del mercato per poter valutare con attenzione i pro e i contro di finanziamenti che possono garantire un pi veloce processo di crescita alle aziende, maggiore flessibilit e alleggerire il carico di molte imprese”. Per Emanuele Colombo, head of special situation Clessidra Factory: “La gestione del circolante, ricorrendo al factoring, una soluzione che continua a diffondersi con un mercato in forte crescita che consente di traslare il rischio dal cedente ai suoi fornitori. Veicolare queste opportunit fondamentale e il dialogo con i commercialisti, che sono un canale di diffusione prezioso, sempre pi importante per noi”.
Le conclusioni sono state affidate a Tiziana Catuogno (Officine Cst): “Ci sono tante opportunit per le Pmi offerte dai veicoli di cartolarizzazione, strumenti innovativi che in Italia andrebbero sviluppati di pi. A noi interessa che le aziende e i loro consulenti conoscano gli strumenti che mettiamo a disposizione per aumentare le capacit di investimento delle imprese stesse”.
In collaborazione con Odcec Napoli
Internazionali di tennis, Mattarella domani al centrale per Jasmine Paolini
Roma, 16 mag. (askanews) – Ci sarà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a tifare Jasmine Paolini all’ultimo atto del torneo sul Centrale del Foro Italico. Lo ha annunciato il presidente della Fitp Angelo Binaghi. L’azzurra ha conquistato la finale degli Internazionali 11 anni dopo l’amica Sara Errani (l’ultima a riuscirci a Roma) e sfiderà Coco Gauff.
“Arrivano notizie straordinarie. L’ultima stamattina, bellissima: il presidente Mattarella sarà presente domani alla finale femminile”, è stato l’annuncio di Binaghi a ‘Storie Italiane-Rai1’. Il presidente della Fitp ha ricordato che il tennis italiano “aveva invitato agli Internazionali il Presidente della Repubblica durante l’ultima visita al Quirinale, quando eravamo andati per festeggiare la Davis e la King Cup. ‘Presidente’, avevamo detto, ‘venga perché può essere l’anno buono’ – ha aggiunto-. Ci sono tennisti e tenniste italiane che giocano per riportare la vittoria in Italia dopo 50 anni. Il Presidente Mattarella – ha concluso – è stato di parola: sarà qui per tifare Paolini, per quella che per noi sarebbe un’impresa storica”.
Lotta all’abbandono del vetro: Ichnusa si prende cura del territorio
Milano, 16 mag. (askanews) – Ispirare il cambiamento. Un cambiamento non pi rimandabile se a ridosso di un’area protetta, tra canneti e graminacee, l’irresponsabilit dell’uomo in grado di abbandonare decine e decine di bottiglie di birra vuote, lattine, scarpe e persino la batteria di un’auto. Siamo a Quartu Sant’Elena, a ridosso del Parco Regionale Molentargius, tra le zone umide pi importanti d’Europa (per la ricchezza della biodiversit), dimora preferita dei fenicotteri rosa (e altri uccelli acquatici). Da qui Ichnusa, che produce la sua birra a pochi chilometri nello stabilimento di Assemini, ha scelto di partire per la nuova “stagione” della raccolta delle bottiglie di vetro abbandonate nell’ambiente. Per confermare il legame con la sua terra ma anche per ispirare il cambiamento:
“Il legame con il territorio e con quest’isola nasce da un percorso molto lungo – ci ha raccontato Leo Gasparri, responsabile comunicazione di Ichnusa – noi abbiamo iniziato a collaborare nel 2018 con Legambiente, abbiamo iniziato prima ad occuparci delle spiagge abbiamo fatto poi un progetto di riforestazione che si concluso proprio all’inizio di quest’anno e oggi siamo qui invece per la seconda edizione de Il nostro impegno di questa campagna che ha un messaggio forte ‘Se deve finire cos non beveteci nemmeno’ e che non solo un messaggio di sensibilizzazione ma anche una campagna di azioni concrete. Andremo avanti per tutto maggio e tutto giugno e quest’anno la novit che avremo anche delle tappe nella penisola”.
Estendere l’iniziativa alla Penisola, dove oggi finiscono i due terzi della birra Ichnusa prodotta in Sardegna, una delle novit della seconda edizione della campagna che quest’anno si affianca ad altre due iniziative: una donazione diretta di 30mila euro a Legambiente Sardegna e un’asta benefica organizzata sempre da Legambiente Sardegna in cui un rifiuto come la bottiglia di birra vuota diventa una piccola opera d’arte:
“Legambiente promuove un’asta che avr come oggetto le bottiglie Ichnusa abbandonate nell’ambiente raccolte durante iniziative di volontariato lo scorso anno – ha spiegato Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna – Queste bottiglie trasfigurate grazie all’opera di alcuni moralisti sardi diventeranno appunto oggetti in vendita in un’asta di beneficenza I cui introiti sosterranno iniziative di Legambiente Sardegna affini perch noi vorremmo lavorare in maniera analoga con i rifiuti spiaggiati raccolti in alcune spiagge simbolo della nostra isola”.
Sono 15 le bottiglie Ichnusa recuperate e decorate a mano da sei muralisti sardi che poi finiranno all’asta. Un segno dell’impegno del birrificio di Assemini che da tempo porta avanti investimenti per accrescere la sostenibilit anche al suo interno. Come nel caso del progetto vuoto a buon rendere, destinato al fuori casa e che negli ultimi mesi ha introdotto un’ulteriore innovazione per ridurre i consumi idrici ed elettrici
“Si tratta di bottiglie che possono durare anche venti anni e andare avanti indietro dal birrificio anche 100 volte – ha evidenziato Gasparri – ognuna di queste bottiglie potrebbe raccontare una storia. Per farlo abbiamo fatto investimenti per avere performance di sostenibilit sempre migliori. Un esempio? Abbiamo sostituito la macchina che sciacqua le bottiglie e abbiamo installato la macchina lavabottiglie che utilizza gli ultrasuoni”.
Una novit recente che uno dei tasselli dell’impegno di Ichnusa a tutela dell’ambiente e della terra dove nasce. Una terra a cui rende omaggio con un murale realizzato dall’artista sassarese Andrea D’Ascanio, in arte Sardomuto, che col suo Polpo a rendere urla un monito: la bellezza della nostra terra passa dal nostro senso di responsabilit, dalla nostra cura.
Pace giustizia verità: il discorso di Papa Prevost agli Ambasciatori
Eminenza,
Eccellenze,
Signore e Signori,
la pace sia con voi!
Ringrazio S.E. il Sig. George Poulides, Ambasciatore della Repubblica di Cipro e Decano del Corpo Diplomatico, per le cordiali espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti voi e per il suo instancabile lavoro, che porta avanti con il vigore, la passione e la simpatia che lo contraddistinguono, doti che gli hanno meritato la stima di tutti i miei Predecessori incontrati in questi anni di missione presso la Santa Sede e, in particolare, del compianto Papa Francesco.
Desidero poi esprimervi gratitudine per i numerosi messaggi augurali seguiti alla mia elezione, come pure per quelli di cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco, che li hanno preceduti e che sono pervenuti anche da Paesi con i quali la Santa Sede non intrattiene relazioni diplomatiche. Si tratta di un significativo attestato di stima, che incoraggia l’approfondimento dei rapporti reciproci.
Nel nostro dialogo, vorrei che prevalesse sempre il senso di essere famiglia – la comunità diplomatica rappresenta infatti l’intera famiglia dei popoli –, che condivide le gioie e i dolori della vita e i valori umani e spirituali che la animano. La diplomazia pontificia è, infatti, un’espressione della cattolicità stessa della Chiesa e, nella sua azione diplomatica, la Santa Sede è animata da una urgenza pastorale che la spinge non a cercare privilegi ma ad intensificare la sua missione evangelica a servizio dell’umanità. Essa combatte ogni indifferenza e richiama continuamente le coscienze, come ha fatto instancabilmente il mio venerato Predecessore, sempre attento al grido dei poveri, dei bisognosi e degli emarginati, come pure alle sfide che contraddistinguono il nostro tempo, dalla salvaguardia del creato all’intelligenza artificiale.
Oltre che ad essere il segno concreto dell’attenzione dei vostri Paesi per la Sede Apostolica, la vostra presenza oggi è per me un dono, che consente di rinnovarvi l’aspirazione della Chiesa – e mia personale – di raggiungere e abbracciare ogni popolo e ogni singola persona di questa terra, desiderosa e bisognosa di verità, di giustizia e di pace! In un certo senso, la mia stessa esperienza di vita, sviluppatasi tra Nord America, Sud America ed Europa, è rappresentativa di questa aspirazione a travalicare i confini per incontrare persone e culture diverse.
Tramite il costante e paziente lavoro della Segreteria di Stato, intendo consolidare la conoscenza e il dialogo con voi e con i vostri Paesi, molti dei quali ho avuto già la grazia di visitare nel corso della mia vita, specialmente quando ero Priore Generale degli Agostiniani. Confido che la Divina Provvidenza mi accorderà ulteriori occasioni di incontro con le realtà dalle quali provenite, consentendomi di accogliere le opportunità che si presenteranno per confermare nella fede tanti fratelli e sorelle sparsi per il mondo e di costruire nuovi ponti con tutte le persone di buona volontà.
Nel nostro dialogo vorrei che tenessimo presente tre parole- chiave, che costituiscono i pilastri dell’azione missionaria della Chiesa e del lavoro della diplomazia della Santa Sede.
La prima parola è pace. Troppe volte la consideriamo una parola “negativa”, ossia come mera assenza di guerra e di conflitto, poiché la contrapposizione è parte della natura umana e ci accompagna sempre, spingendoci troppo spesso a vivere in un costante “stato di conflitto”: in casa, al lavoro, nella società. La pace allora sembra una semplice tregua, un momento di riposo tra una contesa e l’altra, poiché, per quanto ci si sforzi, le tensioni sono sempre presenti, un po’ come la brace che cova sotto la cenere, pronta a riaccendersi in ogni momento.
Nella prospettiva cristiana – come anche in quella di altre esperienze religiose – la pace è anzitutto un dono: il primo dono di Cristo: «Vi do la mia pace» (Gv 14,27). Essa è però un dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi. La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi.
In quest’ottica, ritengo fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo interreligioso possono svolgere per favorire contesti di pace. Ciò naturalmente esige il pieno rispetto della libertà religiosa in ogni Paese, poiché l’esperienza religiosa è una dimensione fondamentale della persona umana, tralasciando la quale è difficile, se non impossibile, compiere quella purificazione del cuore necessaria per costruire relazioni di pace.
A partire da questo lavoro, che tutti siamo chiamati a fare, si possono sradicare le premesse di ogni conflitto e di ogni distruttiva volontà di conquista. Ciò esige anche una sincera volontà di dialogo, animata dal desiderio di incontrarsi più che di scontrarsi. In questa prospettiva è necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale. Certo, occorre anche la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte, poiché, come ricordava Papa Francesco nel suo ultimo Messaggio Urbi et Orbi, «nessuna pace è possibile senza un vero disarmo [e] l’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo» [1].
La seconda parola è giustizia. Perseguire la pace esige di praticare la giustizia. Come ho già avuto modo di accennare, ho scelto il mio nome pensando anzitutto a Leone XIII, il Papa della prima grande enciclica sociale, la Rerum novarum. Nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali. Occorre peraltro adoperarsi per porre rimedio alle disparità globali, che vedono opulenza e indigenza tracciare solchi profondi tra continenti, Paesi e anche all’interno di singole società.
È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, «società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società» [2]. Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato.
La mia stessa storia è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio.
La terza parola è verità. Non si possono costruire relazioni veramente pacifiche, anche in seno alla Comunità internazionale, senza verità. Laddove le parole assumono connotati ambigui e ambivalenti e il mondo virtuale, con la sua mutata percezione del reale, prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici, poiché vengono meno le premesse oggettive e reali della comunicazione.
Da parte sua, la Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna. D’altronde, nella prospettiva cristiana, la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti. Così la verità non ci allontana, anzi ci consente di affrontare con miglior vigore le sfide del nostro tempo, come le migrazioni, l’uso etico dell’intelligenza artificiale e la salvaguardia della nostra amata Terra. Sono sfide che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti, poiché nessuno può pensare di affrontarle da solo.
Cari Ambasciatori,
il mio ministero inizia nel cuore di un anno giubilare, dedicato in modo particolare alla speranza. È un tempo di conversione e di rinnovamento e soprattutto l’occasione per lasciare alle spalle le contese e cominciare un cammino nuovo, animati dalla speranza di poter costruire, lavorando insieme, ciascuno secondo le proprie sensibilità e responsabilità, un mondo in cui ognuno possa realizzare la propria umanità nella verità, nella giustizia e nella pace. Mi auguro che ciò possa avvenire in tutti i contesti, a partire da quelli più provati come l’Ucraina e la Terra Santa.
Vi ringrazio per tutto il lavoro che fate per costruire ponti fra i vostri Paesi e la Santa Sede, e di tutto cuore benedico voi, le vostre famiglie e i vostri popoli. Grazie!
[Testo integrale del Discorso di Sua Santità Leone XIV – Vaticano, 16 maggio 2025]
Lavoro, Mattarella: non vi può essere pace senza salari equi
Torino, 16 mag. (askanews) – “Non vi può essere pace duratura senza salari equi, senza protezione sociale, senza rispetto delle libertà sindacali”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo a Torino alla Cerimonia di apertura dell’Anno Accademico della Scuola di Sviluppo del Centro internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, “molto opportunamente dedicato a tre concetti fra di loro intimamente collegati: apprendimento, giustizia sociale e, appunto, pace”.
Principi, quelli richiamati dal Capo dello Stato, “che sono anche alla base della nostra convivenza civile. La Costituzione italiana delinea con chiarezza un modello di società in cui il lavoro è al tempo stesso fondamento della Repubblica, strumento di realizzazione personale e leva, appunto, di giustizia sociale”.
Mattarella ha ricordato che “fin dalla sua nascita, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’OIL ha legato il suo mandato proprio alla pace, ponendola in diretta relazione alla giustizia sociale. L’intuizione originaria si conferma ancora oggi di straordinaria attualità”.
Ucraina, Meloni: abbiamo visto chi è davvero disponibile alla pace, il resto è propaganda
Tirana, 16 mag. (askanews) – Sull’Ucraina “si è visto in queste ore, rispetto a una certa propaganda, chi sia disponibile a fare dei passi importanti in favore della pace e chi invece sia chiaramente meno disponibile. Penso però che non dobbiamo gettare la spugna, penso che dobbiamo insistere per un cessate il fuoco incondizionato e insistere per un accordo di pace serio, che preveda garanzie di sicurezza per l’Ucraina e lavorare anche in questi formati per questo obiettivo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al suo arrivo ai lavori della Comunità politica europea a Tirana.
C’è stato un lungo scambio di opinioni tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier britannico Keir Starmer, quello polacco Donald Tusk, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a margine della sesta riunione della Comunità politica europea in corso a Tirana, prima della foto di famiglia. Meloni ha poi lasciato il capannello mentre gli altri leader hanno continuato il colloquio. Il presidente francese Macron ancora non era arrivato.
Trump lancia l’allarme: a Gaza, la gente muore di fame
Roma, 16 mag. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che “la gente muore di fame” a Gaza e che la guerra sarà “risolta”, in un discorso alla stampa durante un forum economico ad Abu Dhabi.
“E Gaza…bisogna risolvere questo problema, molta gente muore di fame, succedono molte cose brutte”, ha affermato.
Gli aiuti non arrivano a Gaza dal 1 marzo, con Israele che sostiene che nella Striscia siano arrivati sufficienti aiuti umanitari durante un cessate-il-fuoco di sei settimane e che Hamas ne abbia rubato gran parte. Nelle ultime settimane, tuttavia, i funzionari delle Idf (Forze di Difesa israeliane) hanno iniziato ad avvertire i vertici politici che l’enclave palestinese è sull’orlo della fame.
Nel tentativo di aggirare il gruppo terroristico, i funzionari israeliani sono stati coinvolti attivamente nella creazione di una nuova organizzazione chiamata Gaza Humanitarian Foundation (GHF), promuovendo una nuova iniziativa in cui gli aiuti saranno distribuiti soltanto da un piccolo numero di siti nel sud di Gaza, garantiti da appaltatori americani. Solo i rappresentanti preventivamente approvati potranno ritirare le derrate alimentari una volta ogni due settimane dai siti di distribuzione, prima di trasportare le scatole in una parte separata di una nuova zona umanitaria che circonda la città rasa al suolo di Rafah.
Lavoro, Mattarella: non vi può essere pace senza salari equi
Torino, 16 mag. (askanews) – “Non vi può essere pace duratura senza salari equi, senza protezione sociale, senza rispetto delle libertà sindacali”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo a Torino alla Cerimonia di apertura dell’Anno Accademico della Scuola di Sviluppo del Centro internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, “molto opportunamente dedicato a tre concetti fra di loro intimamente collegati: apprendimento, giustizia sociale e, appunto, pace”.
Principi, quelli richiamati dal Capo dello Stato, “che sono anche alla base della nostra convivenza civile. La Costituzione italiana delinea con chiarezza un modello di società in cui il lavoro è al tempo stesso fondamento della Repubblica, strumento di realizzazione personale e leva, appunto, di giustizia sociale”.
Mattarella ha ricordato che “fin dalla sua nascita, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’OIL ha legato il suo mandato proprio alla pace, ponendola in diretta relazione alla giustizia sociale. L’intuizione originaria si conferma ancora oggi di straordinaria attualità”.
Ucraina, Von der Leyen: intensificheremo la pressione su Putin finché non sarà pronto alla pace
Roma, 16 mag. (askanews) – La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso oggi di aumentare la pressione su Mosca finché il presidente russo Vladimir Putin non sarà “pronto per la pace” nei colloqui con l’Ucraina. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse.
“Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era pronto a un incontro. Il presidente Putin non si è presentato. Questo dimostra una cosa: il presidente Putin non vuole la pace”, ha dichiarato a Tirana, dove i leader europei sono riuniti per il il vertice Cpe. “Noi – ha aggiunto – vogliamo la pace e dobbiamo intensificare la pressione finché il presidente Putin non sarà disposto a questo”.
Sotto un clima più autunnale che primaverile, le delegazioni sono arrivate a piazza Scanderbeg, nel cuore di Tirana, per la sesta riunione della Comunità politica europea. Il primo ad arrivare è stato Dick Schoof, il premier dei Paesi Bassi, accolto sul red carpet dal premier albanese Edi Rama.
Poi è stata la volta della presidente della Moldavia Maia Sandu, del premier spagnolo Pedro Sanchez e dell’Alta rappresentante della politica estera Ue Kaja Kallas, vicepresidente della Commissione. Arrivato anche il segretario generale della Nato Mark Rutte.
Colloqui a Istanbul sull’Ucraina, allo stesso tavolo le delegazioni di Kiev e Mosca
Roma, 16 mag. (askanews) – Dopo un’ora di discussioni, si è concluso oggi sulla guerra ucraina, il primo incontro tra Ucraina, Stati Uniti e Turchia a Istanbul, secondo fonti del ministero degli Esteri turco riprese dall’agenzia di stampa France Presse.
In seguito si terrà un secondo incontro tra le tra Ucraina, Russia e Turchia. Sul tavolo dei negoziati diretti con la Russia, oggi a Istanbul, l`Ucraina intende mettere anche un incontro diretto tra il presidente Volodymyr Zelensky e il suo omologo russo Vladimir Putin. Lo scrive l’agenzia di stampa
France Presse, citando una fonte ucraina. “Poiché comprendiamo che è lui (Putin, ndr.) – ha detto la fonte – l`unico a prendere decisioni, un eventuale incontro tra il presidente Zelensky e Putin sarà anch`esso inserito all`ordine del giorno della delegazione ucraina”.
In Ucraina “il massacro deve cessare”, ha detto oggi il segretario di Stato Usa Marco Rubio, prima dei colloqui tra Mosca e Kiev a Istanbul. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse. Durante una riunione a Istanbul stamani tra il capo della diplomazia americana e i suoi omologhi ucraino e turco, le tre parti hanno “discusso dell`importanza di trovare una via pacifica alla guerra tra Russia e Ucraina” e Marco Rubio ha “ribadito la posizione americana secondo cui il massacro deve cessare”, ha dichiarato la portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce.
Ucraina, Starmer: Putin deve pagare il prezzo del suo rifiuto alla pace
Roma, 16 mag. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin deve “pagare il prezzo del suo rifiuto della pace” con l’Ucraina. L’ha detto oggi il primo ministro britannico Keir Starmer prima del vertice della Comunità politica europea in Albania.
“Di fronte all’aggressione in Ucraina e in tutta Europa, ora deve pagare il prezzo per aver rifiutato la pace”, ha detto Starmer. Quello che abbiamo visto ieri” in Turchia “è una ulteriore prova che Putin non è serio sulla pace ed è molto importante essere chiari sul fatto che deve esserci un cessate il fuoco” detto il premier britannico, Keir Starmer, arrivando al vertice Cpe a Tirana.
Papa Leone XIV: dignità per i migranti, giustizia sociale e sostegno alla famiglia (fondata sull’unione uomo-donna)
Città del Vaticano, 16 mag. (askanews) – “Nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato”. Lo ha detto oggi Papa Leone XIV incontrando stamane in Vaticano gli ambasciatori e rappresentanti degli Stati ricevuti in Vaticano per l’inizio del suo pontificato. Un incontro nel quale, Papa Prevost ha richiamato la necessità di garantire giustizia sociale e uguali opportunità per cittadini e migranti.
“La mia stessa storia è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio”, ha spiegato il Papa.
“Ciascuno di noi, nel corso della vita, – ha detto il Papa – si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio”.
Il Papa ha anche così sottolineato il valore della famiglia: “È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”.
Eredi di Lucio Battisti vincono anche in Cassazione contro Sony Music
Roma, 16 mag. (askanews) – La “querelle” Battisti sembra giunta al suo epilogo, almeno in merito alla causa che Sony Music aveva iniziato nel 2017 contro gli eredi di Lucio Battisti (Grazia Letizia Veronese e Luca Battisti). La Corte di cassazione, con ordinanza n. 12956 pubblicata il 14 maggio 2025, ha rigettato il ricorso della major, condannandola al pagamento delle spese processuali: lo fa sapere lo Studio legale Veneziano.
L’accusa mossa da Sony Music contro gli Eredi di Lucio Battisti, per la quale era stata avanzata nei loro confronti una richiesta di risarcimento del danno di 7 milioni di euro, è la stessa – ricorda lo studio legale – che Mogol aveva mosso contro i medesimi anni prima: aver opposto un diritto di veto a qualsiasi forma di sfruttamento economico delle opere musicali di Lucio Battisti.
Gli eredi di Lucio Battisti erano stati accusati da Sony Music di aver revocato il mandato alla SIAE per l’utilizzazione on line delle opere musicali di Lucio Battisti (così impedendo a Sony Music di commercializzare le registrazioni fonografiche delle canzoni interpretate da Lucio Battisti sulle principali piattaforme digitali, Spotify su tutte) e di aver ostacolato l’utilizzazione delle opere musicali di Lucio Battisti a scopo di sincronizzazione (così impedendo a Sony Music di utilizzare le registrazioni fonografiche delle canzoni interpretate da Lucio Battisti in spot commerciali di noti marchi, Fiat e Barilla su tutti).
Secondo Veneziano, la decisione della Cassazione “determina adesso il passaggio in giudicato del rigetto delle domande di risarcimento del danno di Sony Music nei confronti degli Eredi di Lucio Battisti; rigetto già pronunciato prima, rispettivamente, dalla Corte d’appello di Milano e dal Tribunale di Milano”.
“La decisione della Suprema Corte – spiega l’avvocato Simone Veneziano, legale degli eredi di Lucio Battisti – mette definitivamente la parola fine alla pretesa di Sony Music di sentir condannare gli eredi di Lucio Battisti a un risarcimento del danno milionario. La pronuncia della Suprema Corte è significativa, soprattutto, per altre tre ragioni. In primo luogo, perché dei giudici hanno chiarito, definitivamente, che i contratti discografici stipulati da Lucio Battisti oltre 50 anni fa con i produttori fonografici danti causa di Sony Music non consentono, senza il consenso adesso degli eredi di Lucio Battisti (o degli Editori musicali delle sue opere), né di utilizzare on line le registrazioni fonografiche che incorporano le interpretazioni a suo tempo eseguite da Lucio Battisti, né di utilizzare le medesime registrazioni fonografiche per la pubblicità di prodotti commerciali. In secondo luogo, perché si è evitato che si producesse un effetto dirompente nel settore della musica e, segnatamente, in quello dell’editoria musicale. Sony Music, infatti, ha sostenuto in giudizio che siccome i diritti dell’autore dell’opera musicale, dell’interprete e del produttore fonografico che fissa l’interpretazione su supporto sono diritti che si condizionerebbero l’uno con l’altro, nel senso che non sarebbe possibile lo sfruttamento della registrazione di una canzone senza che tutti gli aventi diritto abbiano espresso il loro consenso, gli eredi di Lucio Battisti sarebbero stati obbligati a consentire a Sony Music di utilizzare le registrazioni fonografiche delle canzoni di Lucio Battisti per sincronizzazioni a scopo pubblicitario. In caso di accoglimento della tesi di Sony Music, avremmo dunque assistito all’affermazione di un principio eversivo, secondo il quale l’utilizzazione economica di un’opera musicale, anziché dall’autore (o, per esso, dall’editore musicale), sarebbe governata dal produttore fonografico. Insomma, a ‘comandare’ sulle opere musicali non sarebbero stati più gli autori (o, per essi, gli editori musicali), ma le case discografiche. Chiunque invece sa perfettamente che chi voglia utilizzare, ad esempio in uno spot pubblicitario, una qualsiasi canzone deve farne richiesta, separatamente, sia al titolare della registrazione fonografica, sia all’autore (o, per esso, all’editore musicale); e sa, ancor meglio, che ciascuno di tali soggetti è assolutamente libero di decidere se, a chi e per quale corrispettivo concedere la licenza”.
Secondo l’avvocato, infine, gli eredi di Lucio Battisti “sono stati mandati assolti anche dall’accusa di aver violato, in qualità di amministratori delle società Edizioni Musicali Acqua Azzurra S.r.l. e Aquilone S.r.l. gli obblighi di diligenza nei confronti di Sony Music, non avendo addotto Sony Music alcuna condotta illecita degli amministratori diversa ed ulteriore rispetto a quella addebitata alle due Società”.
Vannacci: gli scettici? Non mi conoscono, voglio vannaccizzare Lega
Roma, 16 mag. (askanews) – “Io voglio portare le mie sensibilità; sono convinto che molti, tra gli scettici, non mi conoscono di persona. Le vere scelte sono sempre divisive”. Intervistato dal Tempo l’europarlamentare Roberto Vannacci, fresco di nomina come vicesegretario della Lega, ha commentato così le riserve che ha raccolto sulla sua ascesa in alcuni ambienti del Carroccio. “Sono felice per questo nuovo ruolo. Sono pronto – ha garantito – a mettere sul campo tutto l’impegno possibile, per aiutare la Lega a crescere e, perché no, cercare di vannaccizzarla”.
In un’altra intervista, concessa alla Stampa, il generale ha spiegato di aver accettato la proposta di Matteo Salvini “perché la lega è l’unico partito sovranista italiano in grado di cambiare le cose nel mondo reale. Non si limita a urlare dagli spalti come fanno i partiti dello zero virgola”; e di aver rinunciato a creare un partito tutto suo perché “mi sono fatto quattro conticini e negli ultimi 25 anni in Italia sono nati circa 150 partiti. Quanti sono sopravvissuti?”
Infine, Vannacci ha annunciato di essere pronto ad andare a Gemonio a trovare Umberto Bossi. “Sì, è da tempo che lo voglio fare. Ne avevo già parlato anche con Salvini. Se al Senatur farà piacere – ha aggiunto – per me sarà un onore andare a salutare il fondatore del partito più longevo del parlamento italiano”.
Referendum e astensione: messaggi contraddittori indeboliscono la democrazia
«Nella storia italiana – dal dopoguerra in poi – abbiamo avuto referendum che hanno segnato passaggi chiave del nostro Paese. La scelta tra monarchia o repubblica nel 1946, il divorzio nel 1974, l’aborto nel 1978, la scala mobile nel 1986, il nucleare nel 1987. Dal 1946 ad oggi – ovvero in 79 anni – abbiamo avuto ben 78 referendum: troppi. Una media di un referendum all’anno. Un uso troppo frequente del referendum ne ha diminuito, nell’immaginario collettivo, valore ed importanza.
In ogni caso domenica 8 e lunedì 9 giugno andrò a votare per i referendum. Lo farò con convinzione perché credo che il voto sia sempre l’esercizio più nobile della democrazia.
La gran parte delle forze politiche contrarie ai quesiti referendari ha già annunciato la scelta dell’astensione per impedire il raggiungimento del quorum e per far fallire di conseguenza i referendum. Scelta legittima – come disse a suo tempo anche il presidente emerito Giorgio Napolitano – che però non condivido per almeno tre motivi.
Il primo è di “rispetto dello spirito costituzionale”. Chi invita all’astensione per far fallire il quorum utilizza un meccanismo previsto dalla Costituzione contro il suo stesso spirito. Il quorum dovrebbe essere uno stimolo alla partecipazione ampia, non uno strumento per impedire la decisione.
Il secondo è di “coraggio politico”. In ogni referendum, come in ogni elezione, ci sono percentuali sempre più numerose di persone che scelgono di non votare. Persone che sono di fatto “neutrali” circa il quesito referendario. Poi ci sono i favorevoli e i contrari. Per la presenza del quorum, i contrari – decidendo di astenersi – stanno di fatto alleandosi con i neutrali “a loro insaputa” pur di vincere. È un modo di affermarsi corretto sul piano formale, ma opportunistico sul piano sostanziale.
Il terzo è di “legittimazione indiretta del non voto”. Alle elezioni politiche nazionali del 1953 votò il 94% degli aventi diritto, nel 2022 il 64%. Ovvero un 30% in meno. Alle ultime elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia nel 2023 ha partecipato il 45%. Viviamo una crisi della partecipazione democratica grave, la fiducia nelle istituzioni si è ridotta e sempre più cittadini scelgono l’astensione. Invitare ad andare a votare alle elezioni politiche e invitare a non farlo in certi referendum è un messaggio contradditorio. Messaggio che non contrasta la disaffezione al voto, anzi la amplifica. E in ultima analisi legittima anche indirettamente chi ha deciso di disertare permanentemente le urne.
Concludo con una considerazione. Nella nostra Regione si è recentemente deciso di abbassare il quorum dal 50% al 40% per l’elezione al primo turno dei sindaci. E il governo nazionale vuole estendere questa legge regionale a tutto il paese. Anziché interrogarsi sulle cause profonde dell’astensione e tentare di contrastarla, la si insegue abbassando i quorum e legittimando che una minoranza di cittadini sia sufficiente per eleggere il sindaco. Ma seguire la corrente spesso non affronta la causa del problema. Come recitano i saggi: “Se si vuole arrivare alla fonte bisogna nuotare controcorrente”.
Alberto Felice De Toni
Sindaco di Udine
La “legge Sbarra” e il rischio di restare solo un simbolo
Nella seduta di mercoledì 14 maggio 2025, con 85 voti favorevoli, 21 contrari e 28 astensioni, il Senato ha approvato definitivamente il DDL di iniziativa popolare n. 1407 sulle disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese; iniziativa promossa dalla CISL. Un significativo successo di immagine per la Confederazione di via Po: dopo circa ottanta anni, l’art. 46 della Costituzione vede il recepimento in una norma approvata dal Parlamento italiano. Per chi si intende di storia del movimento sindacale, tutto ciò potrà sembrare paradossale: la CISL, solitamente “nemica” della regolazione per legge dei temi riguardanti le relazioni sindacali e organizzazione paladina della contrattazione, ottiene un risultato politico “pesante”, attraverso un Decreto approvata dalla politica.
Nulla da dire, anzi! Il DDL approvato afferma un modello proprio di una visione riformista dei rapporti tra capitale e lavoro e identifica un sistema economico basato su fondamentali principi di democrazia economica. E chi, soprattutto la CGIL, afferma la priorità del primato della contrattazione e di un sistema negoziale, non ha mai favorito il confronto sindacale sui temi della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.
Un plauso va pertanto alla CISL per aver affermato il principio e per averlo visto tramutato in una norma dello Stato.
Leggendo però attentamente il testo del DDL, auspichiamo sentitamente che si vada ben oltre l’enunciazione di obiettivi, molto spesso già operativi in diverse realtà aziendali e già ben consolidate in alcuni Contratti Collettivi Nazionali o addirittura in alcuni accordi aziendali. La norma descrive i tipi di partecipazione (organizzativa, finanziaria, gestionale, consultiva), tra le quali inserisce anche la contrattazione e la bilateralità. Si parla poi di consultazione, di incentivi a sostegno della distribuzione degli utili, di formazione.
Riscontriamo pertanto in gran parte degli articoli del DDL la presa d’atto di pratiche e di contenuti da tempo propri della contrattazione nazionale e aziendale; questioni facilmente riscontrabili nella lettura dei testi di molti accordi e protocolli di intesa aziendali e di categoria.
La norma non prevede poi l’obbligo dell’applicazione e perciò non vincola le imprese alla realizzazione di questo nuovo modello di partecipazione.
La “Legge Sbarra”, così chiamata in casa CISL, avrà pertanto bisogno di essere recepita e supportata dalle Parti nelle relazioni sindacali aziendali e di categoria, per vederne realizzati i pur nobili obiettivi.
Come si potrà notare abbiamo espresso la nostra soddisfazione per l’approvazione del DDL, allo stesso tempo con realismo dobbiamo ammettere che la norma non certifica definitivamente la partecipazione effettiva dei lavoratori alla gestione delle imprese.
Il cammino sarà ancora molto lungo e tortuoso e le resistenze del mondo delle imprese saranno all’ordine del giorno nei rapporti sindacali e sociali.
Ci permettiamo infine di dare un consiglio disinteressato alla Segretaria Generale della CISL, Daniela Fumarola, per la quale nutriamo rispetto e simpatia: nelle interviste sia televisive che sulla stampa ripete continuamente il nome della Presidente del Consiglio, quasi ad affermare un rapporto privilegiato con la Meloni. Non c’è bisogno!
L’autonomia dai partiti non riguarda pertanto Landini e la CGIL, riguarda tutte le Organizzazioni Sindacali e la CISL dovrà uscire da questo eccessivo appiattimento sulle posizioni della maggioranza di governo.
Attendiamo segnali di discontinuità con il recente passato, che potrebbero arrivare al prossimo congresso confederale; in caso contrario il successo di forma ottenuto con l’approvazione del DDL sulla partecipazione, si ridurrà all’ennesima promessa.
Dio nella storia, la cultura nella fede: l’eredità viva del Simbolo niceno
[…] Il rapporto tra Rivelazione e cultura non è a senso unico: da un lato, infatti, ancor prima di essere raggiunta dal messaggio cristiano, la cultura è già abitata da una certa attesa di Dio (come riconoscevano i Padri della Chiesa quando parlavano dei semina Verbi); dall’altro, una volta accolta la Rivelazione, la cultura stessa contribuisce ad arricchire l’espressione della fede, ed è proprio quello che è successo con l’introduzione della parola homoousios per esprimere l’identità del Figlio di Dio.
Il documento aggiunge qui un’importante precisazione: «In questa assunzione della cultura, un posto unico e provvidenziale deve essere riservato al rapporto tra la cultura ebraica e quella greca» (86). Questa affermazione non è stata sollecitata solo dall’uso della parola homoousios a Nicea: i secoli precedenti avevano già attestato il rapporto tra l’una e l’altra cultura; gli stessi scritti del Nuovo Testamento erano stati redatti in greco e, ancor prima dell’era cristiana, la Bibbia ebraica era già stata tradotta in questa lingua. Il documento riconosce quindi «una dimensione fondatrice in questo innesto della cultura greca sulla cultura ebraica» (86). Naturalmente non dimentica che il cristianesimo antico si esprimeva anche in altre lingue, come il siriaco o l’armeno. Al contrario, richiama l’attenzione sull’importanza dell’“interculturalità”. Correttamente intesa, l’interculturalità non significa né una semplice “giustapposizione” di culture né, al contrario, la loro «fusione in un tutto indistinto» (87); essa si fonda in realtà sul piano di Dio manifestato nell’evento della Pentecoste, secondo il quale i credenti di lingue diverse ricevono, attraverso lo Spirito, la comunione in Cristo.
Il riferimento al Concilio di Nicea rimane comunque essenziale, non nel senso che esso elimini la necessità di esprimere la fede in lingue diverse dal greco ma nel senso che questa stessa traduzione può trarre ispirazione dal lavoro svolto un tempo da questo Concilio: «Da un lato, si tratta in effetti di sottolineare che è proprio in queste categorie greche che si è espressa in modo normativo la Chiesa e che queste sono dunque solidali per sempre col deposito della fede. D’altra parte, tuttavia, nella fedeltà ai termini sorti in quest’epoca e trovando in essi la sua radice viva, la Chiesa può inspirarsi ai Padri di Nicea per cercare oggi espressioni significative della fede nelle differenti lingue e nei vari contesti» (89).
Con il Concilio di Nicea, dunque, siamo davvero in presenza di un «evento di Sapienza» che ha una portata culturale e interculturale. In linea con l’“evento Gesù Cristo” a cui si riferisce, il Simbolo niceno è testimone di qualcosa di veramente nuovo, ed è proprio questa novità che il linguaggio homoousiosesprime a suo modo. Il documento osserva che l’errore di Ario, come le varie “eresie” che hanno segnato la storia della Chiesa, può essere visto come una resistenza fondamentale a tale novum (90). Grazie a questo documento, in ogni caso, è chiaro che il Simbolo di Nicea, oltre alla sua importanza dottrinale e alle sue implicazioni per la vita dei credenti, contribuisce a far luce sul rapporto del cristianesimo con la cultura greca e, attraverso questa, sul rapporto della Rivelazione cristiana con le culture del mondo.
San Lucido ricorda Silvano De Rango, pioniere della Democrazia Cristiana calabrese
Domani, sabato 17 maggio, alle ore 18:00, la comunità di San Lucido renderà omaggio a Silvano De Rango, figura centrale nella storia politica del dopoguerra in Calabria. L’incontro, che si terrà presso la Sala consiliare del Comune, intende celebrare la memoria dell’uomo e del politico che contribuì in modo decisivo alla nascita e allo sviluppo della Democrazia Cristiana, tanto a livello locale quanto regionale.
Nato l’11 maggio 1923, De Rango visse un’infanzia segnata dalla precoce perdita del padre. Fu educato al Convitto Nazionale di Assisi, dove si distinse negli studi e nello sport. Partecipò ai Campionati Italiani di nuoto del 1942 come rappresentante della Calabria e intraprese la carriera di insegnante elementare, che esercitò fino alla pensione.
Dal 1944 fu tra i protagonisti della rinascita democratica: vice segretario e poi segretario della sezione Dc di San Lucido, consigliere comunale, sindaco dal 1956 al 1970 e poi nel biennio 1976–77. Partecipò attivamente al CLN locale, incarnando lo spirito della ricostruzione morale e civile. Il suo impegno fu riconosciuto nel 1958 con la Targa “Giulio Rodinò”, conferita al Comune di San Lucido dal segretario nazionale della Dc Aldo Moro, quale esempio per le amministrazioni del Mezzogiorno.
Tra le opere più significative della sua amministrazione si ricordano l’elettrificazione delle frazioni, la costruzione di scuole e case popolari, e il potenziamento delle vie di collegamento. La sua attività politica proseguì a livello nazionale: fu capo segreteria del Sottosegretario agli Interni Pietro Buffone e del Ministro della Marina Mercantile Gennaro Cassiani, Presidente della Comunità Montana dell’Appennino Paolano, Presidente del Consiglio dell’USL di Paola, Segretario provinciale della DC (1979), e membro del Direttivo regionale.
L’evento di domani sarà coordinato da Catia Filippo, presidente del Consiglio comunale. Dopo l’introduzione del sindaco Cosimo De Tommaso, prenderanno la parola Emanuele Mario Amendola (già sindaco di San Lucido), Salvatore Perugini (già sindaco di Cosenza), Francesco Capocasale (già delegato provinciale del Movimento giovanile Dc) e Gaspare Aiello, nipote di De Rango.
A un giorno dall’iniziativa, San Lucido si prepara così a rievocare l’esempio di una figura che seppe coniugare passione politica, visione sociale e radicamento territoriale. Di sicuro un testimone e un protagonista della lunga stagione che nel Mezzogiorno ha visto crescere esperienze legate alla iniziativa della migliore classe dirigente democratico cristiana.
Dibattito | L’alternativa esiste: un popolarismo nuovo dalle radici locali
La lettera inviata tramite ilpopolo.cloud agli Onn. Rotondi, Cuffaro e Cesa, dopo la recente sentenza del tribunale di Roma su nome e simbolo della Dc (https://www.ilpopolo.cloud/1730-lettera-aperta-agli-onn-cesa-cuffaro-e-rotondi.html) non ha sortito alcun effetto positivo.
Gianfranco Rotondi aveva espresso pubblicamente la sua disponibilità per una ricomposizione, ma non ha trovato analoga risposta da Lorenzo Cesa, sembra, soprattutto, per l’irriducibile volontà dell’On. Antonio De Poli di conservare la sua rendita di posizione, sempre utilizzata a suo favore con la destra, prima forzaitaliota, poi leghista e, ora, a dominanza della destra meloniana.
Avevano tentato di spartirsi le ultime spoglie della nostra Democrazia Cristiana, dopo lo scempio a danno del patrimonio immobiliare, fatto da irresponsabili mai perseguiti giuridicamente e penalmente all’atto della fine politica, ma non giuridica della Dc, così come sentenziato dalla suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n.25999 del 23.12.2010, quella da cui partì il tentativo compiuto dal sottoscritto, insieme ai compianti Onn. Lega e Darida, per la ripresa politica del partito.
Come ho più volte scritto nei miei interventi editoriali, con quest’ennesimo rifiuto dei soliti “galletti romani”, non c’è più fiducia in ciò che rimane della suicida diaspora democristiana e la speranza è riposta nella volontà della base di ricominciare dagli interessi e valori della vasta area e articolata area di ispirazione culturale, sociale e politica democratico cristiana e popolare, presente ai livelli comunali, provinciali e regionali italiani.
Non mancano lodevoli tentativi in extremis nazionali, come quello avviato dall’On. Tarolli con Tempi Nuovi e altri, cui auguriamo ogni miglior successo, anche se crediamo sia molto più utile, efficiente ed efficace ripartire dalla base, al di fuori degli interessi “particulari” di questo o quel personaggio alla ricerca di una propria riconferma o rilancio politico elettorale.
Le prossime scadenze elettorali comunali e regionali, nelle quali vigono sistemi elettorali di tipo proporzionale con differenziati vincoli e sbarramenti, costituiscono la condizione ideale per sperimentare alleanze fra le diverse espressioni politico organizzative di questa area e per dar vita a liste unitarie basate su programmi comunali e regionali ispirati ai valori e agli interessi dei ceti medi produttivi e delle classi popolari, ossia di quella vasta base elettorale che da molto, troppo tempo, diserta le urne, non trovando più rappresentanza nei partiti attualmente dominanti a livello nazionale.
È ciò che sta avvenendo nel Veneto, dove amici raccolti nel movimento Popolari per il Veneto, si stanno confrontando con amici della DC cuffariana e di Iniziativa Popolare, aperti alla convergenza di associazioni, movimenti, gruppi e persone interessate a por fine alla lunga stagione di dominio leghista e a proporre un programma basato su alcuni elementi strategici per il Veneto ispirati dai valori della dottrina sociale cristiana e del popolarismo.
È augurabile che analoghi processi possano attivarsi in altre realtà regionali italiane, pronte a convergere a livello nazionale per esprimere una nuova classe dirigente, lontana dai giochi di corto respiro che hanno contraddistinto la lunga stagione della diaspora suicida (1993-2025).
Dibattito | Lavoro, Costituzione, dignità: perché i referendum contano
Sui referendum che investono il Jobs Act, Donat Cattin, anche oggi, non si sarebbe fatto guidare dal pregiudizio ideologico. Che significa? Non son poche le perplessità che il pregevole articolo dell’esimio opinionista, Giorgio Merlo, ci costringe a sollevare intorno alla singolare ed eccentrica tesi che deduciamo dal suo articolo di qualche giorno fa; che cioè Donat Cattin si sarebbe ben guardato di sostenere la posizione abrogazionista posta dai 4 quesiti referendari in materia di lavoro. Sebbene non possa negarsi la pregevolezza di uno stile, nel quale però non si fa fatica a cogliere qualche sottile pregiudizio ideologico, l’autore interviene nell’interessante dibattito con una tesi suggestiva, oltre che divisiva, la cui singolarità appare assai poco conferente con le premesse del suo variegato pensiero.
Ed infatti, nell’articolo dal titolo “L’art.18, tra memoria e propaganda. La lezione dimenticata di Donat-Cattin”, il cui focus è rivolto alle imminenti risposte che la consultazione referendaria, indetta per l’8 e 9 giugno, ci chiama a dare sui cinque quesiti ammessi dalla Consulta, la questione posta da Merlo attiene soprattutto ai quattro quesiti che investono i nuovi aspetti normativi, tra tutele in tema di licenziamento e tipologie contrattuali, introdotte dal Jobs Act.
La riforma, come è noto, fu varata dal governo Renzi con cui vennero riscritte norme essenziali dello Statuto dei lavoratori, a cominciare dall’art.18 sui licenziamenti. Se, da una parte appare legittimo prendere personale posizione sui diversi quesiti in materia di lavoro, oggetto della consultazione referendaria dell’8 e 9 giugno, ove appare chiara la sua contrarietà all’abrogazione, sulla scorta di un ragionamento che prende spunto dalle linee guida che orientavano il pensiero politico e sociale di Donat Cattin, non ci sembrano però convincenti gli argomenti usati dal nostro autore, del quale testualmente ne trascrivo un passaggio essenziale: “Quelli che sono in calendario il prossimo 8-9 giugno rispondono a una precisa finalità politica, teorizzata e ribadita – del resto – quotidianamente dagli stessi promotori. E, nello specifico, dal capo del sindacato rosso della Ccil, Landini, che non perde occasione per dire solennemente che l’unico obiettivo di questa consultazione referendaria è quello di dare un colpo decisivo all’attuale maggioranza di governo”.
Vien da chiedersi come si possa conciliare, in tema di principi basilari del filone culturale cui egli appartiene, un attacco così artificioso e strumentale da parte di chi sottolinea l’appartenenza a quel laboratorio culturale e politico che faceva capo a Donat Cattin, Ministro del lavoro all’inizio degli anni ‘70, succeduto a Giacomo Brodolini, prematuramente scomparso, e con il prof. Gino Giugni, ispiratori dello Statuto, emanato con Legge il 20 maggio 1970, n.300.
Lo Statuto, costituì una pietra miliare che per ben quarantacinque anni disciplinò, immodificato, le garanzie sulla tutela del lavoratore.
Non si comprende pertanto il filo di un ragionamento che lascia trasparire un pretestuoso tentativo teso a delegittimare la ratio di una istanza popolare, dai tanti sottoscrittori, tesa a recuperare quella solida tutela assicurata dallo Statuto del 1970, nella delicata materia del lavoro.
Per contro non si intravede alcuna critica intorno agli effetti nefasti, che un capitalismo selvaggio non fa che accentuare, sia sul versante dell’occupazione, sempre più precaria, che per il consistente aumento dell’impoverimento della classe operaia, causate dalla destrutturazione operata, secondo una logica, eccessivamente garantista, da tempo richiesta dalla Confindustria, a tutela dell’impresa, dal Jobs Act, che, nel falso obiettivo di modernizzare il mondo del lavoro, ha invece comportato un consistente arretramento delle conquiste sociali che avevano assicurato per oltre quarant’anni il fondamentale diritto ad una piena attuazione delle tutele che la Costituzione esige, già a partire dal suo primo articolo (“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro..”), come elemento fondante ed identitario del nostro Ordinamento repubblicano.
In questo quadro appare singolare il tentativo di estrapolare dai tanti contesti argomentativi, le affermazioni personali di qualche promotore, all’interno di dichiarazioni rese a sostegno delle ragioni dell’abrogazione delle norme peggiorative, rispetto all’originario Statuto, per accreditare obiettivi che nulla hanno a che fare con le ragioni sociali, giuridiche e politiche del comitato promotore e dei sottoscrittori volte al legittimo ripristino di una efficace e giusta tutela e stabilità del posto di lavoro.
Oltre ad apparire, quantomeno poco leale, verso quei tanti lavoratori che, avvitati nel groviglio di tipologie contrattuali sempre più precarizzanti, si sono ritrovati senza poter costruire un praticabile progetto di vita e di famiglia e talvolta senza lavoro.
Così vale la pena dare uno sguardo specifico ai quattro quesiti in materia di lavoro.
Il primo riguarda i Licenziamenti illegittimi e il contratto a tutele crescenti.
Oggi nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono riavere il loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo, anche se così è stato dichiarato da un giudice. L’unico ristoro che gli si riconosce è un risarcimento di un certo numero di mensilità.
L’obiettivo è ovviamente quello di ripristinare la precedente normativa dello Statuto del 1970 con cui il lavoratore otteneva la piena reintegrazione del posto di lavoro in tutti i casi di licenziamento illegittimo.
Il secondo, l’Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese.
In caso di licenziamento illegittimo, in presenza di aziende con meno di 15 dipendenti, oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento.
Il quesito tende ad eliminare il tetto massimo delle indennità, da corrispondere al lavoratore, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti, aumentando l’indennizzo in base alla capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età del lavoratore coinvolto.
Il terzo, i Contratti a termine.
È una materia che con il pretesto di assicurare maggiore flessibilità si sono introdotte tutta una serie di contratti a scadenza, spesso acausali, ossia senza la necessità di specificare alcuna causa nella proroga e con limiti di proroga non proprio restrittivi, così favorendo un laissez faire senza efficaci controlli.
Il quarto, la Responsabilità solidale negli appalti.
Con questo quesito si tende a reintrodurre, per una maggior sicurezza dei luoghi di lavoro (ove purtroppo non c’è giorno che non faccia registrare morti nei cantieri o nelle aziende) la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
Stando alle risultanze dei monitoraggi delle agenzie del lavoro e dei centri studi che le organizzazioni sindacali hanno effettuato appare palese che l’obiettivo che aveva mosso il governo Renzi a intervenire con il Jobs Act, ossia dare più flessibilità e più libertà alle imprese di licenziare, come leva per eliminare la precarietà e creare maggiore occupazione, non solo non è stato raggiunto ma si è conseguito il risultato opposto, cioè, minore occupazione e aumento delle precarietà.
Riporto a tal proposito quanto risulta dal monitoraggio pluriennale: Precarietà e bassi salari. Rapporto sul lavoro in Italia a dieci anni dal Jobs Act, della Fondazione Di Vittorio, presentato lo scorso 30 aprile a Roma.
“I contratti a termine e part time riguardano stabilmente ormai quasi il 30% degli occupati e colpiscono in modo particolare i giovani, le donne e i laureati: la precarietà è diventata un elemento strutturale del lavoro in Italia. L’aumento del numero di occupati si accompagna alla più lenta crescita delle ore lavorate totali, data l’espansione del lavoro part time”. “Il risultato di questa legge – si legge nella ricerca – è stato un circolo vizioso tra lavoro precario, bassi salari, bassa produttività e bassa crescita. Siamo scivolati indietro rispetto alle maggiori economie europee”.
Il bilancio decennale sugli effetti del Jobs Act dimostra, inequivocabilmente, che l’obiettivo occupazionale non può essere perseguito con normative permissive a tutto vantaggio del datore di lavoro. È una chimera pensare che riformare norme giuslavoristiche possa generare nuova occupazione. Questi obiettivi dipendono fortemente da una buona politica economica in grado di sostenere strutturalmente investimenti e competitività. E sulla stessa lunghezza d’onda la Prof. M. T. Carinci, docente di diritto del lavoro all’Università statale di Milano, su “Le interviste di giustizia insieme” del 7 maggio scorso sul referendum abrogativo:
“Il Jobs Act, dunque, non ha raggiunto gli obiettivi che dichiarava di perseguire, né poteva raggiungerli. Al contrario, esso ha determinato una ulteriore segmentazione del mercato del lavoro (fra lavoratori più protetti, i “vecchi assunti” fino al 7 marzo 2015, e quelli meno protetti, i “nuovi assunti”) finendo per promuovere un modello di impiego il cui “cuore” non è la valorizzazione di chi lavora ma, piuttosto, una più spinta “precarizzazione” e soggezione ai poteri (di diritto e di fatto) del datore di lavoro.
Insomma se davvero vogliamo tornare allo spirito e alla ratio dello Statuto dei lavoratori e del suo proponente Donat Cattin, che ha inteso dare dignità e stabilità futura al lavoratore e solida tutela del posto di lavoro, su cui poter costruire il proprio progetto di vita, in conformità al ruolo prioritario che la Costituzione affida al lavoro, come strumento di promozione sociale e civile, e restituire maggiore espansività dell’occupazione, non lasciamoci sfuggire questa occasione referendaria dell’8 e 9 giugno per cancellare dall’Ordinamento normative in materia di lavoro, che, ispirate da politiche sbagliate che hanno prodotto effetti opposti a quelli che si prefiggevano, condizionano il futuro di moltitudini di lavoratori e delle loro famiglie.
Lucio Corsi si prepara alla finale di Eurovision: qui c’è libertà
Milano, 16 mag. (askanews) – Vero outsider, con Lucio Corsi non sai mai cosa aspettarti. Dopo il tutto esaurito nel suo tour nei club, Lucio Corsi si prepara a rappresentare l’Italia alla finale della 69esima edizione dell’Eurovision Song Contest, prevista per sabato 17 maggio all’arena St. Jakobshalle a Basilea, Svizzera. Si è inoltre esibito fuori gara durante la semifinale di martedì 13 maggio. Questo il suo racconto: “Ora aspettiamo sabato la finale, per ora è una bella esperienza per me la semifinale è stata emozionante, è stata bella soprattutto per il fatto che ci fosse così tanta gente in arena. Ho portato l’armonica e il pianoforte e le chitarre che non suonano però insomma sono lì a farci compagnia. Poi la scenografia è praticamente quella che porto nei tour sia nel tour nei club che ho fatto fino a poco prima dell’Eurovision sia quello estivo e con questi super amplificatori alle nostre spalle anche per dimostrare un po’ l’importanza di questi elementi sia per me che per Tommaso”.
L’artista porta fuori dai confini nazionali il brano “Volevo essere un duro”, con cui ha debuttato alla 75esima edizione del Festival di Sanremo, classificandosi secondo e vincendo il Premio della Critica “Mia Martini”, entrando nel cuore del pubblico.
Il singolo è certificato disco d’oro, ed è stato primo tra i brani indipendenti più suonati dalle radio per 10 settimane, ha la capacità di conquistare al primo ascolto anche in un contesto pop ed eccentrico come quello di Eurovision.
“Il bello di questo palcoscenico è che ognuno porta la sua idea di musica, la sua idea di esibizione. C’è libertà e perciò è giusto che ognuno porti il suo modo di intendere le canzoni e più sono diverse tra loro meglio è” spiega Lucio che della sua semplicità e sincerità ha fatto un manifesto di vita. “La cosa che mi interessa è portare una cosa che non inganni me stesso, cioè non voglio ingannarmi, non voglio far finta di essere qualcosa che poi non riesco a rifare sul palco quando sono in tour davvero. La cosa bella è poter portare una cosa sincera che mi rappresenta in questo momento del mio percorso.
Della scelta di aver sottotitolato in inglese la sua esibizione racconta: “Sono felice dei sottotitoli, quella secondo me è una cosa importante. Tengo molto alle parole nella musica tanto quanto gli arrangiamenti. Poi l’italiano, sono affezionato a questa lingua perché è un rebus, lo vivo come un rebus quando scrivo un testo, mi diverte tanto quanto un rebus perché una stessa cosa la puoi dire in mille modi diversi, c’è il ritmo dentro, le consonanti, c’è la sintesi, è una lingua bellissima per scrivere canzoni”.
“Volevo essere un duro” parla di quanto il mondo ci vorrebbe infallibili, con la solidità dei sassi e la perfezione dei fiori, senza dirci però che tutti i fiori sono appesi a un filo. Parla (ammesso che questa canzone abbia una bocca) del fatto che sia normale diventare altro rispetto a ciò che si sognava, conclude Lucio. La canzone fa parte del nuovo omonimo album – anch’esso recentemente classificato disco d’oro – pubblicato per Sugar Music il 21 marzo su tutte le piattaforme digitali e il 4 aprile nei formati fisici vinile e CD . Il progetto discografico ha inoltre conquistato il sesto posto della Top Album Debut Global di Spotify del weekend 21 – 23 marzo, oltre al primo posto della classifica FIMI degli album e della classifica CD, vinili e musicassette più venduti della settimana nella settimana di pubblicazione.
A seguito dell’esperienza a Eurovision, che aggiunge un nuovo importante tassello nel suo percorso, Lucio Corsi tornerà alla sua cara dimensione live, la perfetta occasione per ascoltare dal vivo i brani del suo repertorio e nuovo album.
A Firenze gli Stati Generali della Pelletteria Italiana
Firenze, 15 mag. (askanews) – Dopo la cosiddetta “spending revenge” del periodo successivo al covid, la pelletteria italiana nel 2024 ha fatto registrare un calo di fatturato di 1,2 miliardi, per una perdita dell’8,9% e una flessione della produzione industriale pari al 23%. Di fronte a questi numeri cos negativi acquista ancora pi importanza il ruolo storicamente svolto dagli Stati Generali della Pelletteria, organizzato da Assopellettieri in Palazzo Vecchio a Firenze.
“Abbiamo le guerre tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente, a cui ora si sono aggiunte le tensioni tra India e Pakistan. Abbiamo -afferma Claudia Sequi presidente di Assopellettieri- una serie di difficolt legate all’aumento dei costi delle materie prime, dei tassi di interesse, dell’energia, tutta una situazione macroeconomica che ha picchiato duro sul nostro settore. Quello che possiamo fare noi come associazione, di fare un momento di riflessione, di fermarsi, fare una fotografia di quella che la situazione, fare un percorso di riflessione, di confronto, per creare una sorta di vademecum che serva alle istituzioni, alle aziende, ai lavoratori”.
Nel corso della mattinata intervenuto in un videomessaggio il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha sottolineato il lavoro del Governo, incentrato sul Ddl Pmi: “Come MIMIT -ha detto Urso- abbiamo definito misure per circa 250 milioni di euro dedicati proprio alle micro, piccole e medie imprese del settore moda: di questi, in particolare, 100 milioni sono dedicati ai mini-contratti di sviluppo che agevolano l’aggregazione tra PMI. Sappiamo quanto la dimensione aziendale sia importante per rispondere in modo pi efficace alle sfide del mercato globale, aumentando la capacit di investimento, innovazione e proiezione internazionale. Un altro importante fronte su cui il MIMIT impegnato la valorizzazione di professionalit specializzate, sempre pi difficili da reperire”.
Da parte di Assopellettieri arriva non soltanto una fotografia del settore, ma tutta una serie di preziose raccomandazioni “in modo -precisa Sequi- che la filiera sia resistente, che sia competitiva, che sia sana, che cresca e che quindi questa sostenibilit economica sia la leva per affrontare quelle sfide enormi su cui dobbiamo lavorare, che sono la legalit, la formazione, perch dobbiamo attrarre e formare nuovi talenti, dobbiamo integrare le nuove tecnologie al nostro saper fare artigianale, dobbiamo fare formazione, sono molte le sfide che noi abbiamo. Dobbiamo aiutare le nostre aziende ad internazionalizzarsi. Quello che vogliamo fare una riflessione tutti insieme dando anche delle indicazioni, dei suggerimenti, e questo il nostro contributo perch la politica industriale si fa tutti insieme. Si fa con associazioni di categoria, col Governo e ovviamente ogni parte deve dare il suo contributo”.
L’Italia resta comunque il punto di riferimento globale nella pelletteria di alta qualit con 4500 imprese attive pari al 30% del totale europeo.
Pietrasanta in Concerto alla XIX edizione, Music Without Borders
Roma, 15 mag. (askanews) – Torna ad animarsi di grande musica il cinquecentesco Chiostro di Sant’Agostino grazie alla XIX edizione di Pietrasanta in Concerto, festival ideato dalla star del violino, collezionista e fine conoscitore delle arti visive Michael Guttman. Pensato da sempre per far dialogare la musica con la vocazione all’arte della cittadina toscana, tradizionale residenza di grandi pittori e scultori, Pietrasanta in Concerto vive in dieci giorni di veri concept concerts e masterclass, che invaderanno la “Piccola Atene delle Alpi Apuane”, con grandi solisti, l’Orchestra da Camera di Bruxelles in residenza e un approccio trasversale verso la musica, da Mozart al tango, dal Brasile all’Ungheria, con due première italiane e alcune assolute rarità.
Ad un passo dalla ventesima edizione si definisce sempre più chiaramente l’identità del Festival Pietrasanta in Concerto, ideato da Michael Guttman inseguendo la sua familiare passione per le arti figurative e sempre più perfezionato negli anni insieme alla compagna di vita e d’arte, la star cinese del violoncello Jing Zhao: grandi artisti nei concerti serali, sempre in formazioni inedite e non riscontrabili nelle usuali tournée, masterclass durante il giorno in un’intensa attività didattica con giovani talenti da tutto il mondo, che sfocia poi quest’anno in ben due concerti di allievi e maestri al Chiostro di Sant’Agostino e alla Pieve di Valdicastello Carducci il 22 e 27 luglio, prima con Guttman e il celebrato violista francese Pierre-Henri Xuereb, poi con le due eccellenze del violoncello Jing Zhao e David Geringas.
Gli impaginati propongono poi brani spesso così rari da risultare pressoché nuovi sia per gli addetti ai lavori sia per il pubblico, come le tre danze rurali ungheresi del compositore magiaro Leó Weiner, maestro di György Kurtág; le danze del georgiano Sulkhan Tsintsadze, inesausto esploratore del folklore traslato nel linguaggio classico, o ancora il prete ottomano-armeno Komitas, precursore dell’etnomusicologia e vittima del Genocidio Armeno: queste preziose rarità, unite alla Zingaresca di Sarasate e alla Fantasia Ungherese di Liszt, saranno il cuore dell’evento finale in Piazza Duomo il 28 luglio, Festa Ungherese, che chiuderà con il classico folklorico rumeno Hora Martisorului. Sul palco per questa serata che si preannuncia memorabile, Brussels Chamber Orchestra, Michael Guttman in play&conduct e Jeno Lisztes, maestro assoluto del cimbalo o salterio ungherese, strumento per noi esotico quanto popolare nell’Europa dell’Est dal mondo magiaro fino all’Ucraina.
Preziosa in quanto inedita per programma ed originalità di formazione anche la serata brasiliana del 20 luglio Dall’Amazzonia a Copacabana! con la première italiana del trio per pianoforte, violino e violoncello del compositore paulista Antonio Santana, presente in sala, abbinata a Villa-Lobos, Milhaud e al misconosciuto compositore brasiliano ottocentesco Ernesto Nazareth, la cui memoria perduta in una vita di eccessi e follia, è stata solo parzialmente recuperata grazie al lavoro del celebre poeta e scrittore Mario de Andrade. Sul palco un ensemble impensabile in qualsiasi altro festival con Guttman al violino, Zhao al violoncello, Cristina Marton-Argerich e Antonia Miller al pianoforte, Nani Medeiros e Joao Pita a voce e chitarra e infine lo zar della chitarra, l’insuperabile virtuoso russo Artyom Dervoed.
Sempre per le grandi musiche inattese dal sud del mondo si avrà poi la serata dedicata al tango contemporaneo e alla cultura musicale argentina del Novecento il 21 luglio con “Piazzolla e Rovira! Tango per 8!” che vedrà il debutto italiano dell’ensemble SONICO impegnato dal più noto Piazzolla fino alla fondamentale riscoperta di Eduardo Rovira, compositore argentino classe 1925, considerato tra i massimi innovatori per finezza e fantasia della musica rio platense, ma in Europa ancora noto solo fra i cultori del genere.
Non mancheranno poi gli impaginati più classici, anche se spesso con guizzi inattesi nelle trascrizioni contemporanee, a partire dal concerto inaugurale del 18 luglio con Albeniz, Sarasate e Chopin affidati alla Brussels Chamber Orchestra, storica residenza del festival, con il giovane talento di Vanessa Benelli Mosell al pianoforte e il grande violinista, direttore d’orchestra e docente russo Pavel Berman. Il giorno seguente si avrà poi l’omaggio a Shostakovic nel cinquantenario dalla scomparsa grazie all’imperdibile recital di due eccellenze internazionali, Maxim Vengerov al violino e Polina Osentinskaya al pianoforte. Il 23 luglio invece il Guttman Tango Quintet presenterà una carrellata di musiche da Mozart fino alla rivisitazione in première italiana da Dvorak della giovane compositrice e pianista Chloë Pfeiffer.
Il giorno seguente con 1811 Nascita del Romanticismo il giovane violinista Mohamed Hibert, Zhao e la celebre pianista italo-tedesca Sophie Pacini presenteranno un impaginato Schumann, Mendelssohn, Chopin dedicato all’anno di nascita di questi tre giganti dello spirito romantico in musica. Il 25 luglio lo stimato pianista e docente Gabriele Baldocci, Guttman e Jing Zhao con i Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino si esibiranno in un impaginato tra Beethoven e Saint-Saens, quindi il 26 luglio, con la Brussels, il grande flautista italiano Andrea Griminelli si esibirà con Avi Avital, mandolinista star israeliano che ha portato questo strumento poco frequentato a livelli di popolarità e consensi davvero impensabili in tutto il mondo. Per lui la prima italiana del giovane compositore israeliano Avner Dorman, tra i nomi emergenti più importanti della musica contemporanea internazionale.
Il Festival “Pietrasanta in Concerto” è promosso e organizzato dall’Associazione Musica Viva in collaborazione con il Comune di Pietrasanta e con il supporto organizzativo della Fondazione Versiliana.
Lega, Salvini serra i ranghi: Vannacci e Sardone vice
Milano, 15 mag. (askanews) – Matteo Salvini chiude la stagione congressuale della Lega con la nomina dei nuovi vice segretari e, serrate le fila del partito, rilancia le partite con gli alleati: pace fiscale e Regionali su tutte, ma anche questioni più contingenti, come il decreto Infrastrutture (slittato al Cdm di lunedì) e il dl cittadinanza.
Al Consiglio Federale di oggi viene ufficializzata la cooptazione di Roberto Vannacci nei vertici del partito, come previsto dal congresso di Firenze che ha portato a quattro i vice del segretario azzerando al tempo stesso l’anzianità di tesseramento necessaria. Il neo tesserato generale può quindi essere nominato vice di Salvini, insieme ai riconfermati Claudio Durigon e Alberto Stefani. Ma un riequilibrio serviva anche in Lombardia, dopo il congresso regionale che ha visto imporsi Massimiliamo Romeo.
La scelta è ricaduta sull’eurodeputata lombarda Silvia Sardone, campionessa di preferenze sia da consigliera comunale a Milano prima che a Bruxelles dopo. E gradita al segretario della Lega Lombarda, che già aveva puntato su di lei all’ultimo congresso per farla entrare in Consiglio Federale. Un ramoscello d’ulivo dopo le tensioni del congresso lombardo, che ha reso però d’obbligo il “sacrificio” di Andrea Crippa, visto che i quattro vice devono provenire da quattro regioni diverse. Per Crippa ci sarà comunque un ruolo “di primo piano nel partito”, assicura Salvini: si parla di una figura al momento non prevista nell’organigramma leghista, che qualcuno definisce “coordinatore delle segreterie regionali”.
Ridefiniti gli assetti del partito, Salvini può rilanciare le sfide interne alla maggioranza, a partire dalla pace fiscale: una nota della Lega la definisce “irrinunciabile”, e il consiglio federale dà dunque “mandato pieno” allo stesso Salvini e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (intervenuto sul tema nella riunione) a “discuterne con gli alleati”. Che da tempo, soprattutto con Forza Italia, hanno fatto sapere di avere altre priorità, ovvero il taglio dell’Irpef a favore del ceto medio.
Altro terreno di scontro, il terzo mandato: Salvini ha dovuto incassare il no della Consulta alla legge della Campania, che ha stroncato le velleità di Luca Zaia in Veneto, ma ora prova almeno a difendere le prerogative delle regioni a statuto speciale, a cominciare dal Trentino di Maurizio Fugatti: “Mi auguro che il governo non impugni la legge del Trentino”, ha ribadito il vice premier, a pochi giorni dal Cdm di lunedì prossimo che dovrà decidere se impugnare la norma. Con Massimiliano Fedriga alla finestra, pronto a correre anche lui in Friuli-Venezia Giulia per un terzo mandato se il Trentino la dovesse spuntare.
Una partita che potrebbe avere ricadute anche in Lombardia. La Lega è sicura di incassare comunque la candidatura in Veneto, ma sa che Fratelli d’Italia in cambio chiede la Lombardia. Uno scambio che però sconta una distanza temporale troppo ampia, con la regione della Rosa camuna che andrà al voto solo nel 2028, e dunque dopo le elezioni politiche che potrebbero anche stravolgere gli equilibri interni alla coalizione. Ecco allora che il sospetto dei leghisti è che Fratelli d’Italia possa alzare ulteriormente la tensione in Regione per portare prima al voto la Lombardia.
Meeting Rimini, Scholz: “Costruire mattoni nuovi contro indifferenza”
Bologna, 15 mag. (askanews) – “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Con questo titolo, ispirato all’opera di T.S. Eliot, il Meeting di Rimini si prepara alla sua edizione 2025, in programma dal 22 al 27 agosto. L’annuncio stato dato dal presidente Bernhard Scholz durante l’evento “Anteprima Meeting” tenutosi oggi al Teatro Galli di Rimini.
“I luoghi deserti sono i deserti dell’indifferenza, della violenza, della solitudine esistenziale di tante persone”, ha spiegato Scholz, illustrando come la manifestazione intenda valorizzare “tantissime iniziative, opere, gruppi di persone che riescono a rendere presente di fronte a questi deserti mattoni nuovi”. Il presidente ha sottolineato che questi “mattoni nuovi” rappresentano “la capacit di educare appassionatamente i giovani, la capacit di lavorare insieme per il bene comune, la capacit sorprendente di riconciliazione dentro situazioni di guerra e di conflitti molto violenti”.
Secondo Scholz, il Meeting 2025 sar quindi “un’occasione di scoprire che di fronte alle tante sfide che scopriamo tutti i giorni, possiamo scoprire tante iniziative e tante esperienze positive di costruzione anche in situazioni quasi impensabili per quanto riguarda una possibilit di perdono, per quanto riguarda una possibilit di ricostruzione”.
La manifestazione riminese, giunta a una delle sue edizioni pi significative, intende cos offrire una prospettiva di speranza e di impegno concreto di fronte alle difficolt che caratterizzano il panorama contemporaneo, mettendo in evidenza esperienze reali di costruzione positiva in contesti particolarmente complessi.
Meloni domani a Tirana, sabato vede Merz (e scoppia caso Welt)
Roma, 15 mag. (askanews) – Oggi la telefonata – primo contatto diretto – con papa Leone XIV, domani la missione ‘lampo’ in Albania. Per Giorgia Meloni, però, l’appuntamento più importante di questi giorni sembra quello fissato per sabato alle 18 a Palazzo Chigi con il neo-cancelliere tedesco Friedrich Merz, soprattutto alla luce delle rivelazioni di ‘Die Welt’, secondo cui l’Spd avrebbe preteso, e ottenuto, che nel patto di coalizione l’Italia venisse esclusa dall’intesa di Berlino con Polonia e Francia (il cosiddetto formato Weimar plus).
“Merz e l’Ue – scrive Die Welt – puntano a una stretta collaborazione con l’Italia”. Una collaborazione che la Cdu avrebbe voluto sancire già nel contratto di coalizione. Il giornale tedesco rivela infatti che “nelle prime bozze del contratto di coalizione, l’Italia era esplicitamente indicata come membro di un asse ampliato con Germania, Francia e Polonia”.
Un formato cosiddetto “Weimar plus” in cui “dovrebbero essere coinvolti anche altri partner stretti come la Repubblica Ceca”. Nel testo finale del contratto di coalizione, tuttavia, l’Italia non è più menzionata. Secondo fonti di Die Welt, la rimozione è avvenuta su richiesta dell’Spd. “Diverse persone coinvolte nei negoziati europei – scrive il quotidiano tedesco – confermano che il passaggio sul ruolo dell’Italia era stato inserito dalla Cdu, ma cancellato su richiesta dei socialdemocratici”.
Indiscrezioni che pesano, soprattutto – appunto – a pochi giorni dall’incontro con Merz, confermato (secondo quanto rivelano alcune fonti a conoscenza della vicenda) dopo qualche tentennamento da entrambe le parti. Tra Meloni e Merz ci sono notevoli affinità di vedute, in particolare sui migranti e sulla necessità di rivedere il Green Deal, soprattutto per quanto riguarda l’automotive. L’obiettivo – visti anche i rapporti con Antonio Tajani, con cui è compagno di famiglia politica, il Ppe – era scardinare il tradizionale legame tra Berlino e Parigi, o almeno creare un rapporto più equilibrato in Europa. Una speranza che sembra essere stata subito spenta da Merz, che il giorno dopo l’elezione è andato a Parigi da Macron, con cui ha rilanciato il patto della ‘locomotiva’ franco-tedesca come forza trainante dell’Ue.
Comunque sia, le indiscrezioni di ‘Die Welt’ hanno suscitato prevedibili polemiche in Italia. Fdi accusa in particolare il Pd di remare contro gli interessi nazionali. Secondo il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, “se fosse confermato che l’eliminazione del riferimento all’Italia è avvenuta su pressione della sinistra tedesca, saremmo di fronte a un atto gravissimo. Un danno che non colpisce un governo, ma l’intera nazione. Sconcerta il silenzio della solita sinistra anti italiana – che condivide con l’Sp la stessa famiglia politica europea – che, ancora una volta, anche fuori dai confini nazionali, si dimostra incapace di difendere il ruolo dell’Italia. Al di là dei singoli colori politici, chi ama l’Italia ha il dovere di fare fronte comune, pretendere rispetto e difendere con determinazione la dignità e l’interesse della nostra nazione in Europa”.
Intanto questa mattina Meloni ha sentito papa Leone XIV nel primo contatto diretto dopo l’elezione. La premier, che domenica parteciperà alla cerimonia di intronizzazione del pontefice, ha sottolineato il “legame indissolubile che unisce l’Italia al Vicario di Cristo”. L’Italia, è stato spiegato in una nota di Palazzo Chigi, “apprezza e sostiene gli sforzi della Santa Sede per la pace e la cessazione dei conflitti in tutti gli scenari di crisi dove le armi hanno preso il posto del confronto e del dialogo”. Meloni ha anche “rinnovato la disponibilità dell’Italia a continuare a lavorare, insieme alla Santa Sede, per uno sviluppo etico e al servizio dell’uomo dell’intelligenza artificiale”, tema che è stato al centro della Presidenza italiana del G7 lo scorso anno.
Domani Meloni sarà a Tirana, per la sesta riunione della Comunità Politica Europea, organismo che raccoglie i Paesi del continente (non solo membri dell’Ue) promosso a suo tempo da Emmanuel Macron con cui, in questa fase, i rapporti sono – ancora una volta – molto tesi. Questo a causa dell’attivismo dei ‘volenterosi’, con Meloni che ha scelto di non andare a Kiev ma di collegarsi da remoto, ma anche per le ‘ruggini’ lasciate dall’evento di Parigi sull’attrazione dei cervelli, a cui il governo italiano ha deciso di non partecipare con la ministra Anna Maria Bernini, inviando in rappresentanza l’ambasciatrice in Francia. A Tirana è anche previsto un incontro bilaterale fra la presidente del Consiglio e il primo ministro albanese Edi Rama – appena rieletto per la quarta volta – al termine del quale verrà adottata una Dichiarazione congiunta volta a rafforzare ulteriormente la cooperazione bilaterale fra le due nazioni. L’incontro offrirà anche l’occasione per fare il punto sull’attuazione del Protocollo Italia-Albania.
Meloni a Tirana, sabato vede Merz (e scoppia caso Welt)
Roma, 15 mag. (askanews) – Oggi la telefonata – primo contatto diretto – con Papa Leone XIV, domani la missione ‘lampo’ in Albania. Per Giorgia Meloni, però, l’appuntamento più importante di questi giorni sembra quello fissato per sabato alle 18 a Palazzo Chigi con il neo-cancelliere tedesco Friedrich Merz, soprattutto alla luce delle rivelazioni di ‘Die Welt’, secondo cui l’Spd avrebbe preteso, e ottenuto, che nel patto di coalizione l’Italia venisse esclusa dall’intesa di Berlino con Polonia e Francia (il cosiddetto formato Weimar plus).
“Merz e l’Ue – scrive Die Welt – puntano a una stretta collaborazione con l’Italia”. Una collaborazione che la Cdu avrebbe voluto sancire già nel contratto di coalizione. Il giornale tedesco rivela infatti che “nelle prime bozze del contratto di coalizione, l’Italia era esplicitamente indicata come membro di un asse ampliato con Germania, Francia e Polonia”. Un formato cosiddetto “Weimar plus” in cui “dovrebbero essere coinvolti anche altri partner stretti come la Repubblica Ceca”. Nel testo finale del contratto di coalizione, tuttavia, l’Italia non è più menzionata. Secondo fonti di Die Welt, la rimozione è avvenuta su richiesta dell’Spd. “Diverse persone coinvolte nei negoziati europei – scrive il quotidiano tedesco – confermano che il passaggio sul ruolo dell’Italia era stato inserito dalla Cdu, ma cancellato su richiesta dei socialdemocratici”.
Indiscrezioni che pesano, soprattutto – appunto – a pochi giorni dall’incontro con Merz, confermato (secondo quanto rivelano alcune fonti a conoscenza della vicenda) dopo qualche tentennamento da entrambe le parti. Tra Meloni e Merz ci sono notevoli affinità di vedute, in particolare sui migranti e sulla necessità di rivedere il Green Deal, soprattutto per quanto riguarda l’automotive. L’obiettivo – visti anche i rapporti con Antonio Tajani, con cui è compagno di famiglia politica, il Ppe – era scardinare il tradizionale legame tra Berlino e Parigi, o almeno creare un rapporto più equilibrato in Europa. Una speranza che sembra essere stata subito spenta da Merz, che il giorno dopo l’elezione è andato a Parigi da Macron, con cui ha rilanciato il patto della ‘locomotiva’ franco-tedesca come forza trainante dell’Ue.
Comunque sia, le indiscrezioni di ‘Die Welt’ hanno suscitato prevedibili polemiche in Italia. Fdi accusa in particolare il Pd di remare contro gli interessi nazionali. Secondo il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, “se fosse confermato che l’eliminazione del riferimento all’Italia è avvenuta su pressione della sinistra tedesca, saremmo di fronte a un atto gravissimo. Un danno che non colpisce un governo, ma l’intera nazione. Sconcerta il silenzio della solita sinistra anti italiana – che condivide con l’Sp la stessa famiglia politica europea – che, ancora una volta, anche fuori dai confini nazionali, si dimostra incapace di difendere il ruolo dell’Italia. Al di là dei singoli colori politici, chi ama l’Italia ha il dovere di fare fronte comune, pretendere rispetto e difendere con determinazione la dignità e l’interesse della nostra nazione in Europa”.
Intanto questa mattina Meloni ha sentito papa Leone XIV nel primo contatto diretto dopo l’elezione. La premier, che domenica parteciperà alla cerimonia di intronizzazione del pontefice, ha sottolineato il “legame indissolubile che unisce l’Italia al Vicario di Cristo”. L’Italia, è stato spiegato in una nota di Palazzo Chigi, “apprezza e sostiene gli sforzi della Santa Sede per la pace e la cessazione dei conflitti in tutti gli scenari di crisi dove le armi hanno preso il posto del confronto e del dialogo”. Meloni ha anche “rinnovato la disponibilità dell’Italia a continuare a lavorare, insieme alla Santa Sede, per uno sviluppo etico e al servizio dell’uomo dell’intelligenza artificiale”, tema che è stato al centro della Presidenza italiana del G7 lo scorso anno.
Domani Meloni sarà a Tirana, per la sesta riunione della Comunità Politica Europea, organismo che raccoglie i Paesi del continente (non solo membri dell’Ue) promosso a suo tempo da Emmanuel Macron con cui, in questa fase, i rapporti sono – ancora una volta – molto tesi. Questo a causa dell’attivismo dei ‘volenterosi’, con Meloni che ha scelto di non andare a Kiev ma di collegarsi da remoto, ma anche per le ‘ruggini’ lasciate dall’evento di Parigi sull’attrazione dei cervelli, a cui il governo italiano ha deciso di non partecipare con la ministra Anna Maria Bernini, inviando in rappresentanza l’ambasciatrice in Francia. A Tirana è anche previsto un incontro bilaterale fra la presidente del Consiglio e il primo ministro albanese Edi Rama – appena rieletto per la quarta volta – al termine del quale verrà adottata una Dichiarazione congiunta volta a rafforzare ulteriormente la cooperazione bilaterale fra le due nazioni. L’incontro offrirà anche l’occasione per fare il punto sull’attuazione del Protocollo Italia-Albania.
Presentati al Teatro Galli di Rimini i contenuti del Meeting 2025
Roma, 15 mag. (askanews) – Il Meeting 2025 è alle porte! Con l’evento “Anteprima Meeting” che si è svolto oggi a partire dalle 18 al Teatro Galli di Rimini, sono state presentate le mostre, gli spettacoli, il Villaggio ragazzi e lo Sport Village dell’edizione 2025, che si svolgerà dal 22 al 27 agosto con il titolo “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”.
All’evento sono intervenuti Alessandro Banfi, giornalista, autore e conduttore televisivo, Letizia Bardazzi, presidente dell’Associazione italiana Centri culturali, Matteo Severgnini, rettore della Scuola “Regina Mundi” di Milano, Moreno Maresi, fondatore e vicepresidente di Rinascita Basket Rimini, Chiara Locatelli, pediatra neonatologa all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna e sul lato musicale i cantautori Martino Chieffo e Luca Fol, ma soprattutto il performer internazionale, scrittore, direttore di teatro e produttore Jared McNeill.
Tre gli interventi istituzionali: il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad e il vescovo di Rimini Nicolò Anselmi. Ha chiuso la serata l’intervento del presidente del Meeting Bernhard Scholz. “Con le mostre, gli spettacoli e il Villaggio Ragazzi di questa nuova edizione del Meeting”, ha dichiarato il presidente del Meeting, Bernhard Scholz, “vogliamo rendere presenti, attraverso l’attrattiva della bellezza e la forza della condivisione, esperienze e iniziative che costruiscono luoghi di incontro, di libertà e di creatività nei “deserti” della solitudine esistenziale, della mancanza di senso e della violenza”.
Dal geniale fondatore della Bank of America Amadeo Peter Giannini, a Carlo Acutis, testimone della fede e figlio della generazione digitale; dal sacrificio dei martiri di Tibhirine in Algeria, alla profonda umanità di Vasilij Grossman; dalla forza di contemporaneità di Francesco d’Assisi, riscoperto nel suo Testamento, alle radici della fede cristiana nel Concilio di Nicea, 1700 anni dopo: il percorso delle mostre Meeting 2025 ci fa rivivere storie uniche di costruttività. Il viaggio delle mostre si aprirà all’arte e all’architettura – con le immagini dei cercatori del sacro nella fotografia contemporanea e con una mostra dedicata al romanico – e alla scienza, con una mostra sui nuovi materiali, “mattoni nuovi” a cui concorrono tanto la natura quanto l’ingegno umano. Altre esposizioni parleranno il linguaggio bruciante dell’attualità con le sfide emergenti dal mondo del lavoro, le storie di speranza di famiglie che affrontano la disabilità (in un dialogo a distanza con un compagno di strada di mille anni fa, il monaco, storico e astronomo Ermanno lo Storpio), le esperienze di riconciliazione sullo sfondo delle guerre e infine decine di testimonianze di speranza dalla “martoriata Ucraina”.
Lo spettacolo inaugurale venerdì 22 agosto al Teatro Galli sarà “The Rock”, ispirato all’opera di T.S. Eliot, tra poesia, musica e performance con il regista teatrale statunitense Jared McNeill e con un interprete straordinario come Sergio Castellitto. In “Joseph & Bros” di Alessandro Berti, martedì 26, tre uomini si ritrovano insieme in una cella, tra identità, fede e responsabilità, là dove la convivenza diventa specchio del mondo. Grandi spettacoli anche nell’Auditorium della Fiera sabato 23 con Giacomo Poretti, in “La fregatura di avere un’anima”, che esplorerà il mistero dell’essere genitori oggi. L’Orchestra Enzo Piccinini propone lunedì 25 la “Serenata per archi” di Dvorák, un inno all’umano attraverso la musica classica.
Al Teatro Tarkovskij i ragazzi dell’Istituto scolastico Don Gnocchi di Carate Brianza porteranno in scena “La bottega dell’orefice” di Karol Wojtyla, mentre il Gruppo corale e strumentale Ologramma proporrà “Peace Rock: Step Made of Songs” alla Corte degli Agostiniani. La musica dal vivo risuonerà anche nelle Piscine del Meeting: da “Zapotec” di Francesco Picciano, ai The Sun, band rock con un’anima (e un seguito incredibile). Due eventi ricorderanno Lucio Dalla: la lezione/spettacolo “Se io fossi un angelo” di Cristiano Governa (in sala C2) e la serata “Aspettiamo senza avere paura, domani”, tra racconto e canzone. Infine, un omaggio molto atteso con il concerto-tributo a Claudio Chieffo e la quinta edizione del Meeting Music Contest: in giuria anche Cristiano Godano e Casadilego.
Le due grandi mostre del Villaggio ragazzi 2025 riguarderanno Antoni Gaudí, il suo sguardo sulla natura e il suo metodo creativo, e Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, dove si racconta di un regno da ricostruire partendo da un ideale comune, in dialogo con il titolo del Meeting. Moltissime le novità: una nuova arena per incontri rivolti a bambini, ragazzi e adulti, un padiglione teatrale più grande con spettacoli e cineforum, lo spazio letture in libreria, un’area per i piccolissimi (1-3 anni) e una per i giochi di legno antichi. Confermati gli oltre 100 laboratori e l’area dedicata ai giochi da tavolo. Il Villaggio, su una superficie di ben 6.000 mq, quest’anno sarà aperto fino alle 22.00. La prenotazione è richiesta solo per mostre e laboratori.
Proporrà un vasto programma anche lo Sport Village, in collaborazione con CSI e Cdo Sport in un padiglione di 13.000 mq. Grande novità, la presenza della RBR Rinascita Basket Rimini con partite a livello top. E poi proposte per tutte le età: calcetto, volley, RapaTennis, scacchi, lotta e i richiestissimi tornei e camp del Meeting. Spazio infine per esibizioni, giochi e il “Lunedì da Leoni” per ragazzi. Prenotazioni via app.
Sul versante strutturale, logistico e dei servizi sono tante le peculiarità del Meeting 2025. Gli spazi espositivi aumenteranno di oltre 8.000 mq rispetto all’edizione 2024 (comprendendo anche il padiglione A7), i posti a sedere per la ristorazione saranno 5.000, la libreria occuperà 1.000 mq, le aziende partner saranno 150. Il Meeting, che resterà aperto ogni giorno fino alle 24, si conferma poi l’unica grande manifestazione italiana con ingresso e parcheggi gratuiti; ancor più unica per l’apporto di tremila volontari dall’Italia e dall’estero.
Il programma completo del Meeting 2025, comprensivo anche dei convegni, verrà presentato a Roma nel mese di luglio.
Della Passarelli nuovo presidente editori indipendenti (Adei)
Roma, 15 mag. (askanews) – L’editrice di Sinnos, Della Passarelli, è il nuovo presidente di Adei Associazione degli editori indipendenti. Già vicepresidente dell’associazione, il suo mandato segue quello di Andrea Palombi, editore di Nutrimenti, in carica dal 2023. Ad eleggerla, in occasione del Salone del Libro in corso in questi giorni a Torino, sono stati i soci Adei.
Rinnovato anche il consiglio direttivo che, ad eccezione della riconferma di Francesca Segato e Alberto d’Angelo, vede l’ingresso di Irene Scarpati, Luca Lo Coco, Francesca di Martino e Ada Carpi.
Nata e cresciuta a Roma, Della Passarelli dirige la casa editrice Sinnos da 35 anni. Si è sempre occupata di educazione alla lettura. Socia della Associazione Forum del Libro dal 2011, ha partecipato attivamente al lavoro sulla legge 15/2020. Si è occupata di biblioteche scolastiche sia con il Forum del Libro che con Ibby Italia. Entrata in Adei alla sua fondazione, è membro del direttivo dal 2022. Obiettivo naturale della sua presidenza è quello di contribuire, con il direttivo e insieme ai soci e alle socie, a rafforzare e consolidare un’associazione di editori indipendenti che può fare la differenza.
Afferma la neopresidente: “Il nuovo direttivo proseguirà il lavoro fatto in sette anni di associazione che ha portato Adei ad essere un interlocutore importante e riconosciuto nel mondo dell’editoria italiana e all’estero con la presenza al Salone di Francoforte e, in futuro, a Philadelphia per ALA e naturalmente alla Bologna Children’s Book Fair.
Adei si batte per portare avanti le istanze di un’editoria che è portatrice di qualità, progetti, buoni libri, che sceglie a suo rischio e pericolo le proprie pubblicazioni, che crede fortemente nel valore della lettura, dell’approfondimento, del piacere di leggere e dello studio.
Oggi Adei è una realtà necessaria più che mai per portare avanti il dialogo con le istituzioni e per portare una voce diversa dai quella dei grandi gruppi editoriali.
Ha un ruolo fondamentale per sostenere la filiera del libro, fatta di tanti e tante lavoratori e lavoratrici, con diverse competenze e mansioni e per mantenere vivo il ragionamento, l’immaginazione, il pensiero critico.
Noi ci occupiamo e continueremo ad occuparci non solo di temi legati ai mestieri del libro e saremo quindi ai tavoli su normative legate al libro e alla lettura – ponendo attenzione sugli editori di libri, librerie, biblioteche e scuole – ma anche di ricerca, per creare ponti tra editori biblioteche e librerie per diffondere cataloghi e condividere conoscenze, competenze.
Un esempio è proprio questo Salone del Libro, dove Adei è presente nei percorsi formativi per insegnanti, nella presentazione di una importante ricerca sui Gruppi di lettura, nell’incontro pubblico con il ministro della Cultura. E soprattutto con uno stand collettivo che accompagna i tanti stand dei singoli editori soci Adei”.
Luiss Business School, Luigi Abete confermato presidente
Milano, 15 mag. (askanews) – Luigi Abete è stato confermato presidente Luiss Business School. Lo ha stabilito l’Assemblea degli Azionisti che oggi a Roma, nella sede di Villa Blanc, ha deliberato il rinnovo del Consiglio di Amministrazione per i prossimi tre esercizi.
Accanto Luigi Abete, confermato alla presidenza, del board fanno parte i consiglieri Gianfranco Battisti, Rita Paola Maria Carisano, Giuseppina Di Foggia, Riccardo Di Stefano e Raffaele Oriani: resteranno in carica fino alla data dell’Assemblea che sarà chiamata ad approvare il bilancio al 31 dicembre 2027. Il Presidente Luigi Abete ha rinnovato l’incarico di Dean della Scuola al Professor Raffaele Oriani. Contestualmente è stato rinnovato il Collegio Sindacale composto dal Presidente Roberto Serrentino e dai sindaci effettivi Marco Tani e Vanja Romano.
La Luiss Business School “desidera esprimere un sentito apprezzamento ai membri degli organi societari giunti al termine del mandato ed augurare buon lavoro a tutti i nuovi componenti. La Luiss Business School intende proseguire il percorso di sviluppo nel settore dell’alta formazione, in linea con gli obiettivi del nuovo piano strategico che rafforza il posizionamento ‘glocal’ della Scuola, consolida la propria strategia multi-hub ed amplia significativamente la sede di Milano”.
Meloni con Merz, Macron e Zelensky al summit di Tirana. Focus su Ucraina
Tirana, 15 mag. (askanews) – Domani Tirana ospiterà la sesta riunione della Comunità politica europea, piattaforma che vedrà riuniti nella capitale dell’Albania i leader europei per confrontarsi sul tema “Una nuova Europa in un mondo nuovo: unità, cooperazione, azione comune”.
Prevista la presenza, tra gli altri, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del primo ministro albanese Edi Rama, del presidente del Consiglio europeo António Costa, della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, del cancelliere tedesco Friedrich Merz, del premier britannico Keir Starmer e del presidente francese Emmanuel Macron.
Il vertice – spiegano fonti del governo italiano – rappresenterà anche un’importante occasione di riflessione e confronto sulla guerra di aggressione russa in Ucraina, anche alla luce dei colloqui di pace svoltisi oggi in Turchia.
Istituita nel 2022 per volere del presidente francese Emmanuel Macron proprio all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, la Comunità Politica Europea riunisce 47 Paesi europei (i 27 Stati membri dell’Unione Europea e 20 Paesi non Ue) con l’obiettivo di promuovere un foro di dialogo informale tra Capi di Stato e di Governo sui principali dossier dell’agenda internazionale.
Oltre agli Stati membri della Ue fanno parte della Cpe i Paesi dei Balcani occidentali: Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia; il Regno Unito e la Turchia; i Paesi dell’Efta (European Free Trade Association): Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera; i Paesi del Partenariato Orientale: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Moldavia, Ucraina e i microstati europei Andorra, Monaco e San Marino.
L’Unione Europea sarà rappresentata dal presidente del Consiglio europeo, António Costa, che copresiederà i lavori insieme al primo ministro albanese, Edi Rama. Interverranno, inoltre, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Sono attesi anche il segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Nella sessione plenaria, dedicata al tema centrale “Una nuova Europa in un nuovo Mondo: Unità – Cooperazione – Azione comune”, tra gli interventi quelli dei leader Meloni, Rama, Costa, von der Leyen, Zelensky, Erdogan, Merz, Starmer e Macron.
In programma anche alcune tavole rotonde tematiche, che si svolgeranno in parallelo: due dedicate ai temi della sicurezza, una dedicata alla competitività e alla sicurezza economica e una ai temi migratori, alla quale prenderà parte anche la premier Meloni. La tavola rotonda, co-presieduta da Croazia e Kosovo, dal titolo “An Open Europe with Secure Borders: Addressing Mobility Challenges and Fostering Youth Empowerment” affronterà il tema della gestione dell’immigrazione irregolare verso l’Europa, del contrasto al declino demografico e della cosiddetta ‘fuga dei cervelli’.
In occasione del Vertice – aggiungono le fonti italiane -, si riunirà anche il Core-group Moldova, un formato ristretto dedicato al sostegno ad ampio spettro della sicurezza della Nazione. Ne fanno parte Italia, Francia, Germania, Polonia, Romania, Ue, Usa e Regno Unito. Si tratta della terza riunione a livello di Capi di Stato e di Governo. L’Italia vi ha preso parte all’ultima riunione a Budapest il 7 novembre dello scorso anno, nell’ambito della Cpe.
Meloni con Merz, Macron e Zelensky a summit Tirana. Focus su Ucraina
Tirana, 15 mag. (askanews) – Venerdì Tirana ospita la sesta riunione della Comunità politica europea, piattaforma che vede riuniti nella capitale dell’Albania i leader europei per confrontarsi sul tema “Una nuova Europa in un mondo nuovo: unità, cooperazione, azione comune”.
Prevista la presenza, tra gli altri, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del primo ministro albanese Edi Rama, del presidente del Consiglio europeo António Costa, della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, del cancelliere tedesco Friedrich Merz, del premier britannico Keir Starmer e del presidente francese Emmanuel Macron.
Il vertice – spiegano fonti del governo italiano – rappresenta anche un’importante occasione di riflessione e confronto sulla guerra di aggressione russa in Ucraina, anche alla luce dei colloqui di pace svoltisi oggi in Turchia.
Istituita nel 2022 per volere del presidente francese Emmanuel Macron proprio all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, la Comunità Politica Europea riunisce 47 Paesi europei (i 27 Stati membri dell’Unione Europea e 20 Paesi non Ue) con l’obiettivo di promuovere un foro di dialogo informale tra Capi di Stato e di Governo sui principali dossier dell’agenda internazionale.
Oltre agli Stati membri della Ue fanno parte della Cpe i Paesi dei Balcani occidentali: Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia; il Regno Unito e la Turchia; i Paesi dell’Efta (European Free Trade Association): Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera; i Paesi del Partenariato Orientale: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Moldavia, Ucraina e i microstati europei Andorra, Monaco e San Marino.
L’Unione Europea è rappresentata dal presidente del Consiglio europeo, António Costa, che copresiede i lavori insieme al primo ministro albanese, Edi Rama. Interverranno, inoltre, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Sono attesi anche il segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte.
Nella sessione plenaria, dedicata al tema centrale “Una nuova Europa in un nuovo Mondo: Unità – Cooperazione – Azione comune”, tra gli interventi quelli dei leader Meloni, Rama, Costa, von der Leyen, Zelensky, Erdogan, Merz, Starmer e Macron.
In programma anche alcune tavole rotonde tematiche, che si svolgono in parallelo: due dedicate ai temi della sicurezza, una dedicata alla competitività e alla sicurezza economica e una ai temi migratori, alla quale prenderà parte anche la premier Meloni. La tavola rotonda, co-presieduta da Croazia e Kosovo, dal titolo “An Open Europe with Secure Borders: Addressing Mobility Challenges and Fostering Youth Empowerment” affronterà il tema della gestione dell’immigrazione irregolare verso l’Europa, del contrasto al declino demografico e della cosiddetta ‘fuga dei cervelli’.
In occasione del Vertice – aggiungono le fonti italiane -, si riunisce anche il Core-group Moldova, un formato ristretto dedicato al sostegno ad ampio spettro della sicurezza della Nazione. Ne fanno parte Italia, Francia, Germania, Polonia, Romania, Ue, Usa e Regno Unito. Si tratta della terza riunione a livello di Capi di Stato e di Governo. L’Italia vi ha preso parte all’ultima riunione a Budapest il 7 novembre dello scorso anno, nell’ambito della Cpe.
Ciclismo, Groves vince a Napoli la tappa della maxicaduta
Roma, 15 mag. (askanews) – Sembrava una tappa tranquilla, poi è successo di tutto. L’australiano Kaden Groves ha vinto a Napoli una volata confusa, quella della sesta tappa. Ai -70 km dal traguardo una maxi-caduta con tanti corridori coinvolti ha indotto l’organizzazione a neutralizzare la tappa per un po’ di tempo per permettere a tutti di essere soccorsi. Ritirato Hindley. Si è poi ripartiti senza considerare distacchi, abbuoni e punti al traguardo. La maglia rosa Pedersen non ha così partecipato alla volata. “E’ la Prima vittoria dell’anno, è davvero un grande sollievo – le parole del vincitore all’arrivo – La squadra ha sempre creduto in me nonostante non sia stato un grande inizio di stagione. A causa dell’infortunio ho perso molte corse, ed è per questo che sono arrivato al Giro ancora a quota zero. I due fuggitivi ci hanno dato filo da torcere, ma grazie al lavoro di tutti siamo riusciti a rientrare in tempo. Ho lanciato lo sprint presto, ma ero abbastanza sicuro di me. È davvero bellissimo vincere qui a Napoli, una città iconica. Per un velocista, è un vero sogno”.
Tennis, Paolini: "L’esperienza mi sta aiutando molto"
Roma, 15 mag. (askanews) – “All’inizio non riuscivo a spingere bene la palla e ho fatto fatica. Ho cercato di spingere e piano piano ho trovato sensazioni che mi mancavano nei primi giochi”. Così Jasmine Paolini commenta il successo agli Internazionali di Roma che gli vale la finale, undici anni dopo Sara Errani. “Sono stata lì – continua – mentre nel secondo set mi sono sciolta un po’ di più. Lo scorso anno mi ha dato tante consapevolezze, cerco di trovare le cose positive e di non mettermi tanta pressione. Ora ho più esperienza e questa è una cosa che mi aiuta molto. L’obiettivo è quello di cercare di migliorare”.
Prove di colloqui russo-ucraini. Trump: necessario che io veda Putin
Roma, 15 mag. (askanews) – “Non succederà nulla senza un incontro diretto tra me e Putin”, ha dichiarato Donald Trump, commentando il vortice di dichiarazioni e mosse tattiche che hanno contrassegnato la giornata destinata a riavviare i contatti diretti tra Ucraina e Russia. Secondo il presidente americano un suo faccia a faccia con il leader del Cremlino è “essenziale” per sbloccare lo stallo diplomatico andato in scena in questi giorni, con il leader ucraino Volodymyr Zelensky a chiedere un confronto diretto con Putin e quest’ultimo deciso ad allungare i tempi, puntando su un negoziato di livello tecnico, come quello di Istanbul 2022, dove le parti arrivarono a una bozza d’intesa poi naufragata.
Zelensky ha messo in dubbio la serietà delle intenzioni di Mosca , criticando duramente il livello della delegazione russa. ½Non conosciamo ancora ufficialmente il livello della delegazione russa, ma da quello che vediamo, sembra qualcosa di finto», ha detto ai giornalisti all’arrivo ad Ankara, ore prima di annunciare che avrebbe comunque inviato una delegazione guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov. ½Tutti sappiamo chi prende davvero le decisioni in Russia», ha aggiunto.
La delegazione russa è guidata da Vladimir Medinsky, consigliere del presidente Vladimir Putin e già capo negoziatore nel 2022. Con lui, il vice ministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il capo della Direzione principale dello Stato maggiore russo Igor Kostyukov e il vice ministro della Difesa Alexander Fomin.
Le parole di Zelensky hanno innescato una risposta durissima da parte di Mosca. “Chi usa la parola ‘finto’? Un clown? Un fallito? Una persona con una formazione sconosciuta che parla di uomini con titoli accademici, meriti e comprovata professionalità? E osa definirli ‘finti’? Ma chi crede di essere?”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un briefing con la stampa.
Nel pomeriggio, Medinsky ha detto che per la Russia i nuovi negoziati a Istanbul sono “la continuazione del processo di pace interrotto nel 2022”. “Il nostro compito è arrivare, prima o poi, a una pace duratura, eliminando le cause profonde del conflitto”, ha affermato, aggiungendo che Mosca mantiene un atteggiamento “operativo e costruttivo” e resta “aperta a possibili compromessi”.Zelensky ha precisato che la delegazione ucraina avrà solamente il mandato per discutere “un cessate il fuoco”, mentre le condizioni per la pace dovranno essere discusse al vertice. “Se Putin è pronto a procedere verso le proposte di pace, deve accettare un incontro diretto, senza alcuna condizione”.
Il presidente ucraino ha aggiunto: “Non possiamo andare in giro per il mondo a cercarlo. Mi sembra che tutti dovrebbero aiutarci affinché le forze della giustizia prevalgano e questa guerra finisca con un qualche accordo”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito la disponibilità a ospitare colloqui diretti tra lui e Vladimir Putin. “Erdogan ha detto a Zelensky che sarebbe felice di ricevere i leader dei due Paesi quando saranno pronti”, ha riferito la presidenza turca in una nota.
Da Antalya, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha espresso “motivi sufficienti per sperare” nel successo dei colloqui. Da Antalya è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, sottolineando l’importanza di un’azione transatlantica coordinata su ulteriori passi per fare pressione sulla Russia: “Credo sia fondamentale il coordinamento tra Europa e Stati Uniti sulle sanzioni. Più la situazione economica russa è complicata, meno risorse ci saranno per sostenere l’apparato militare”.