Brics, un viaggio attraverso l’arte per un nuovo ordine globale.

La prima iniziativa in Italia dei Brics a 10 interpella loro e noi europei occidentali a recuperare le ragioni della costruzione di un ordine multilaterale più adeguato ai tempi.

Quella che si è aperta a Roma giovedì scorso, la mostra d’arte dei Paesi Brics, costituisce un evento significativo sotto molteplici punti di vista, che è bene scoprire e confrontarvisi.

Si tratta innanzitutto della prima iniziativa in Italia promossa dai Brics dopo l’allargamento a dieci Stati. L’inaugurazione della mostra intitolata  “La Russia e i Paesi BRICS nella sfera della cultura: l’arte nuova del nuovo mondo”,  ha visto la partecipazione del corpo diplomatico dei Paesi aderenti, mentre la collezione esposta (fino al 31 ottobre, in piazza Cairoli, 6) presenta opere di artisti contemporanei provenienti da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti.

Un altro motivo di interesse è che questa iniziativa congiunta dei dieci Stati Brics si colloca nel quadro delle numerose iniziative – in Russia, negli altri Brics e nel mondo – della presidenza di turno russa dei Brics, in tutti i settori (dall’agricoltura alle nuove tecnologie, dai sistemi fiscali a quelli educativi e sanitari, ai media e alla moda, dal governo delle metropoli allo spazio, solo per citarne alcuni) in preparazione dell’ormai prossimo XVI Vertice Brics, che si terrà a Kazan, in Russia, dal 22 al 24 ottobre prossimi..

Un ulteriore motivo di interesse di questa iniziativa è emerso dalla sintonia con la quale si sono espressi gli ambasciatori dei Paesi membri, pur nella loro grande diversità di culture, di storia, di lingue e di sistemi economici e politici, insistendo tutti sulla necessità di sentirsi comunità. O come ha affermato l’ambasciatore cinese in Italia Jia Guide, con una metafora tratta dalla saggezza popolare, così come “il sapore di una minestra si ottiene combinando ingredienti diversi, la bellezza dell’umanità sta nel conseguire l’unità nella diversità”, sentendosi “come una famiglia”.

“Questo è forse l’aspetto di maggior rilievo”, ha commentato a margine della cerimonia inaugurale il prof. Marco Ricceri, coordinatore del Laboratorio Brics dell’Eurispes, uno tra i primi think tank in Europa a riservare sistematica e costante attenzione allo studio di questa nuova associazione internazionale, secondo il quale “ci deve interpellare tutti il fatto che i Brics inizino a concepirsi come una famiglia. Ciò vuol dire”, prosegue il prof. Ricceri, “che attraverso il dialogo critico, come scriveva l’indimenticabile sindaco di Firenze Giorgio La Pira a Paolo VI in un contesto internazionale, quello degli anni sessanta, altrettanto teso come l’attuale, è possibile  superare i contrasti. Ma per fare questo è necessario che i mondi diversi nel presente si sforzino innanzitutto di conoscersi meglio e di rispettarsi vicendevolmente”.

Si tratta di assumere tutti, Occidente, Brics e le altre importanti organizzazioni internazionali che sono divenute protagoniste nel panorama globale, l’atteggiamento giusto a costruire un nuovo ordine internazionale multilaterale, facendo quelle riforme richieste dai cambiamenti profondi che sono avvenuti nel mondo in questo secolo, con i mezzi della politica e della diplomazia, in alternativa alla via della forza, riconoscendo ogni parte le proprie responsabilità per il superamento dei conflitti ancora in corso.

Anche in Occidente ci sono promettenti segnali di attenzione al dialogo, come quelli che da sempre manifesta il Papa, ma pensiamo anche al discorso del presidente francese Emmanuel Macron al recente Forum per la pace di Parigi della Comunità di Sant’Egidio, nel quale il capo dell’Eliseo ha riconosciuto la necessità di non poter pensare di dare ai nostri nipoti un ordine internazionale che era stato costruito per i nostri nonni.

La via della cultura e dell’arte indicata dagli ambasciatori dei Brics, in una delle culle di civiltà come Italia, costituisce uno dei modi per cercare soluzioni razionali e praticabili a problemi contemporanei che talora rischiano di apparire insormontabili.