Le prossime regionali attizzano i fuochi dello scontro tra parti avverse rischiando di attizzare un rogo sotto la barca di Fico che se si proteggesse con le sue foglie farebbe di peggio, posto le proprietà di quella pianta di aumentare la sensibilità della pelle ad ogni eventuale bruciatura. Il dibattito ad oggi trascura progetti o programmi e si sta incentrando se sia giusta che il gozzo di Fico, che attualmente non copre più cariche istituzionali, sia singolarmente ormeggiato al Circolo dell’Aeronautica a Napoli che certo non opera da ormeggio per gli amanti del mare.
Il metodo 5 Stelle si ritorce contro uno dei suoi protagonisti. L’indice puntato, stile Catone l’Uticense, contro ogni sospetto di trasgressione della morale pubblica potrebbe avere un effetto boomerang ritorcendosi adesso proprio su Conte e compagni e la loro cultura di accusatori ad ogni piè sospinto. Oggi, con meticolosità, si discute sui 34 piedi della imbarcazione, pari a 10, 362 metri, che sembra abbia il nome di Paprika. Ci vuole forse proprio un po’ di polvere di peperoni per dare del sapore ad un quadro politico non certo esaltante.
Il rischio di uno stile tradito
Non si tratta proprio di una scialuppa da quattro soldi e la faccenda rischia proprio di restare sul gozzo del candidato governatore della Campania. L’uomo della strada, tante volte sollecitato al giudizio dai 5 Stelle, potrebbe commentare che appena al potere si riempiono il gargarozzo secondo il principio del “levati tu che adesso tocca a me” gozzovigliando a più non posso appena ne capita l’occasione.
Occorre insomma guardarsi, direbbe il Giusti, dalla “scioccheria di morire a gozzo stretto”. Inevitabilmente si comincia a fare le pulci e puntualizzare che non si tratta di un gozzo ma di uno Sciallino, un’altra marca di imbarcazione, che anche se acquistato di seconda mano avrebbe comunque un suo valore. Un modo severo e inflessibile di ragionare che potrebbe portare allo sgozzamento politico del povero Fico che rilancia la palla in tribuna dicendo che queste critiche mostrano tutta la debolezza dei suoi avversari enel contempo anche sviandone una risposta di merito.
Essere benestanti non è un peccato e si dovrebbe avere il coraggio di dirlo. Ormeggiare dove non si può va invece censurato ed al riguardo, se in grado, e ne produrrà adeguata giustificazione. Per adesso, sembra nella sostanza abbia risposto, forse influenzato dal suo natante, con un termine da slang in uso soprattutto a Roma, “scialla”, qualcosa di simile a “stai tranquillo”, una sorta di tutto va bene o di non preoccuparsi per un certo accadimento, “inshallah”, Se Dio vorrà!
L’assenza dei partiti, la composizione delle liste elettorali ed il senso della opportunità
Tanta canizza potrebbe distrarre purtroppo dalla formazione delle liste dei vari partiti dove primeggiano figli o mogli di parlamentari o di uomini che già vantano un ruolo di primo piano in quella terra. Hanno tutto il diritto di farlo e nulla che ne debba vietare la loro partecipazione alla competizione regionale. Fico e De Luca, dopo miriadi di insulti e invettive, si stringono la mano mentre non si contano i cambi di casacca da una parte all’altra. Intanto la Commissione Anti Mafia segnala i nomi di candidati ritenuti “impresentabili” e sui quali i partiti, che non esistono più, non hanno preventivamente esercitato una doverosa valutazione. Forse si ragiona che il popolo, a proposito di gozzo, digerisce tutto e tutto dimentica. Di fondo mancano all’appello profili di opportunità e sensibilità che lasciano perlomeno perplessi.
Coerenza e sensibilità vo’ cercando…
Del resto anche a Roma, che fa sempre scuola, gli ex Sindaci Marino e Raggi marciano ormai sottobraccio a dispetto del sangue scorso tra loro in passato. E’ la stessa mancanza di senso di opportunità per cui, oltre confine, il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Ben Gvir ha festeggiato il primo sì alla legge di morte ai terroristi offrendo dolcetti in Parlamento, come si fosse trattato di un provvedimento a sostegno economico di asili nido e maternità.
Speriamo che resti ancora una Campania Felix e non invece infestata da ulteriori slabbrature politiche, una competizione tutta oppressa dalla brama di potere, ispirata esclusivamente al metodo dei calcoli stile navicella parlamentare. Tutti i candidati in campo, per primo Fico, sappiano condursi secondo la navicella dell’ingegno e non da altro. Stare annidati sull’albero di fico del potere immaginando che il popolo ti chiami a scendervi per fare qualcosa di meglio può essere una speranza da non disattendere.

