Buona norma stabilisce che a ferragosto la politica non vada in vacanza, sebbene faccia del dibattito un che di vacanziero, un misto di avventura e libertà, per un bisogno quasi di leggerezza del pensiero di villeggianti. Si lanciano dunque messaggi che possono lasciare una traccia, anche determinando svolte significative, oppure una scia di vacuità o bugia. Il più delle volte, alla ripresa dei lavori, prevale lo stralcio di tante chiacchiere giudicate inutili.

È una chiacchiera, dunque, l’intervista di Daniele Leodori a “Formiche”, un’uscita improvvisata e senza pretese? Forse sì o forse no: sta di fatto che il vice di Zingaretti in Regione non è abituato a parlare a vanvera. L’uomo è cresciuto mangiando pane e politica in quella Zagarolo che la Dc di Sbardella assegnava alle cure di Severino Lavagnini, destinato nel Ppi e nella Margherita a conquistare felicemente il ruolo di braccio destro di Franco Marini. Per questo Leodori ha fama di amministratore concreto già per l’esperienza acquisita come sindaco della nota cittadina dei Castelli romani. Conosce insomma il valore delle cose, ma anche delle parole.

A Claudio Picardi che lo intervistava ha detto ieri la sua verità sul futuro di Roma, ovvero sulla possibile alleanza Pd-M5S alle elezioni capitoline della prossimo anno. “Ritengo che non si potrà trovare alcuna sintesi  col Movimento – ha detto in modo lapidario – laddove venisse confermata la candidatura nel 2021 dell’attuale sindaca”. E poi ha subito aggiunto: “Il Pd in Campidoglio è stato ed è all’opposizione, molto critica direi, e non è pensabile fare un’inversione che sarebbe incoerente, anzi pazzesca. Il percorso sarà stabilito dai circoli, dal Pd della Capitale. Dopo settembre si entrerà nel vivo per arrivare all’appuntamento delle elezioni di Roma avendo chiari gli obiettivi e le priorità: un progetto alto per Roma e un gruppo dirigente di grande livello, senza cercare il nuovismo a tutti i costi, ma vista la situazione di crisi di Roma avere un mix tra esperienza e nuove energie”.

Ora, viene facile osservare che dietro le sottigliezze di un lessico doroteo s’affaccia l’intenzione di aggirare l’ostacolo, grazie al sacrificio dell’attuale inquilina del Campidoglio, tracciando perciò  una linea che fissa per la prima volta, in modo esplicito, l’opportunità o la necessità di un accordo tra il partito di Zingaretti e i Cinque Stelle. La battuta sul nuovismo appare, in tale contesto, come un appello alla corretta valorizzazione del personale conosciuto e sperimentato, specie nella politica a livello territoriale, dando comunque per scontata la fragilità del quadro dirigente grillino. In sostanza, si tratteggiano i lineamenti di un candidato sindaco, avendo perciò premura di tastare il polso agli alleati di governo in vista di più esplicite formulazioni. Ma questo non è un dogma, anzi rientra in quella sana dialettica tra partiti impegnati a collaborare, e a collaborare non solo sul piano nazionale.

Il dubbio, alla luce di una sortita nient’affatto banale, è se abbia consistenza un disegno di puro equilibrismo politico. Leodori si è mosso con cautela, ma le sue aperture adombrano il rischio, al di là dei buoni propositi, di un prolungamento dell’esperienza amministrativa degli ultimi quattro anni. Roma, invece, ha bisogno di uno scatto che ne rigeneri la vitalità e la bellezza, soprattutto agli occhi del mondo. Solo una politica coraggiosa, fatta di scelte attrattive per grandi investitori pubblici e privati, nazionali e internazionali, può ridare forma a una città perennemente in bilico tra gloria e declino. Non è una politica, questa, che si possa inventare a tavolino, impastocchiando qualcosa che edulcori il senso di un’alleanza al ribasso, con l’unica arma di convincimento forgiata alla paura della nuova destra (Salvini e Meloni) al comando nel 2021 della Capitale d’Italia. Con Leodori il Pd s’illude di fare un passo in avanti, quando in effetti rischia davvero di farne uno falso. E dunque, a suo discapito, un tale passo non può che autorizzare la formazione di un processo aggregativo di nuove forze di cambiamento.