Paolo Frascatore
Gli avvenimenti quotidiani che si susseguono in questo tempo martoriato da crisi economico-sociali, guerre, fondamentalismi religiosi e mancanza di paradigmi ideali di riferimento, aiutano anche a fermarsi e riflettere. Un motivo alto e pungente di riflessione è stato l’ultimo lavoro editoriale di Luigi Giorgi dal titolo: “Giuseppe Dossetti. La politica come missione” (Carocci). Una lettura appassionata e realistica dell’uomo politico e religioso amato, ma anche avversato per le sue idee propugnate ad iniziare dalla metà del secolo scorso. Eppure, proprio quelle idee oggi rivivono e si riattualizzano proprio alla luce degli avvenimenti contemporanei dei quali siamo spesso vittime consapevoli od inconsapevoli, ma comunque colpevoli per lasciare ad altri il campo dell’impegno politico-sociale.
Ed allora, rispetto a questa guerra in atto tra Oriente ed Occidente e rispetto ai modelli politici costruiti e costituiti nell’uno e nell’altro versante, le idee di Dossetti tornano prepotentemente alla ribalta ed hanno il valore della profezia. Giovanni Galloni nel 2010 pubblicava un saggio proprio dal titolo: “Dossetti profeta del nostro tempo”. A distanza di pochi anni il lavoro editoriale di Luigi Giorgi si inserisce in questa constatazione (più che riflessione) sulla validità delle idee dossettiane mai realizzate nella storia politica passata e recente.
Politica, religione, democrazia, libertà, ordinamento economico-sociale riportano in auge il politico e poi il monaco di Cavriago attraverso proprio lo scontro tra Oriente ed Occidente. Se in Russia il post comunismo fa propria una neo politica imperialista, in Occidente il nuovo corso guidato dagli Stati Uniti d’America s’inserisce anch’esso in una sorta di volontà di dominare il mondo attraverso l’uso delle armi e della forza. Dossetti ci insegna che entrambe le strade non possono che portare ad un semplice scontro militare di ampie proporzioni e mettere a rischio la stessa esistenza dell’umanità.
Sull’onda di queste riflessioni occorre scavare nel profondo, nelle vicende della storia per individuare errori che appartengono a tutti, ossia all’Occidente opulento ma idealmente ibrido, così come a quell’Oriente che dopo la fine del falso comunismo insegue modelli economici capitalisti e antidemocratici tipici degli Stati più autoritari.Nel nostro Paese, invece, dopo la chiusura dell’esperienza politica di ispirazione cristiana si stenta nell’avere una classe dirigente degna di questo nome, nonché Partiti orientati a saper interpretare le nuove esigenze sociali.
Tutto è radicalizzato e le posizioni, a destra come a sinistra, si fossilizzano su quell’aspetto granitico secondo il quale in politica si compete solo ed esclusivamente per la conquista e l’esercizio del potere. Il tema dominante è che ormai la politica è esclusivamente laica (o laicista?) e che l’afflato religioso non può più riguardare il terreno politico e la conseguente azione di governo di una comunità. Dossetti, invece, individua proprio nel cristianesimo il perno determinante di una democrazia sostanziale che è tutt’altra cosa dalla liberal-democrazia, perché deve riguardare necessariamente la democrazia economico-sociale e la democrazia politica.
In realtà, se si guarda alla realpolitik occidentale non può non notarsi come tutte le democrazie sono liberal-democrazie con tutte le deviazioni che hanno prodotto in senso propriamente economico e democratico. Da questo punto di vista esaltare lo stesso concetto di libertà come fine della comunità politica, significa operare per una ristretta cerchia di cittadini a danno di una moltitudine costretta a vivere in condizioni certamente non dignitose.Ecco perché la libertà non può che essere il mezzo e non il fine di una comunità politica autenticamente democratica. Il mezzo con il quale lo Stato realizza quello che Dossetti definisce il bonum humanum simpliciter (il bene umanamente pieno di tutti i componenti la comunità statale).
In altri termini, non si realizza l’utilità collettiva attraverso l’utilità privata; anzi la semplice utilità privata pone seri problemi rispetto all’uguaglianza e alla stessa concezione democratica intesa come partecipazione di tutti alla vita dello Stato. In conclusione, Dossetti opera una rivoluzione bianca che andrebbe ripresa ed approfondita nei suoi aspetti ideali e valoriali. Per questo il volume di Luigi Giorgi rappresenta la bussola non soltanto per conoscere e capire l’intensa personalità dossettiana, ma anche per riprendere con coraggio il cammino di una politica nuova che sappia riscoprire il gusto della gratuità.