Capitan Meloni e la navigazione tra procelle e approdi incerti.

Ama essere piacevole ed accattivante per la plebe. Gioca infatti sulla simpatia e sulla spontaneità, ma non sempre riesce a celare il coccodrillo del Nilo feroce e spietato che è in lei.

Elisabetta Campus

Avevamo lasciato la regina Cleopatra alias capitan Meloni allinizio di febbraio quando aveva preso il largo nel mare, con la barca armata da Cesare in persona, certa del buon risultato che i futuri approdi le avrebbero dato: le elezioni nel Lazio e nella Lombardia e a seguire il PNRR da portare a casa (la terza elargizione che per dimensioni sembra proprio un ricco bottino, se non fosse che lo devi restituire).

I primi due approdi nella Lombardia e nel Lazio hanno registrato poca partecipazione al passaggio della nave. Si sono visti i soliti plaudenti ed entusiasti fan al passaggio di Cleopatra, festeggiata come si deve dai suoi, ma senza alcun volto nuovo da conquistare o cuore da infrangere. Una possibile delusione per chi come lei fa un punto donore dellessere piacevole ed accattivante per la plebe (gioca sulla simpatia e sulla spontaneità meglio di molti del suo equipaggio, ma non sempre riesce a celare il coccodrillo del Nilo feroce e spietato che è in lei). La maggioranza del Paese è rimasta indifferente al suo sbarcare sulla costa per un saluto e un breve rifornimento; non che si sia girato dallaltra parte ma sostanzialmente è rimasto chino sulle proprie occupazioni quotidiane e distaccato alle promesse di un avvenire radioso.

Verrebbe più da pensare alla solitudine del capo, male che porta anche sovente alla depressione dello stesso, se non fosse che la solitudine è vista dalla regina come una certezza sul suo valore in confronto alla eterogeneità dellequipaggio (molte anime, molte teste calde) su cui fatica non poco a governare.  È il risultato perverso di aver imbarcato un equipaggio troppo assortito e con esperienze di navigazione molto diverse, e avere ununica bandiera non ha portato finora ad una unità nelle scelte del governo della nave.

Il terzo approdo, quello nel quale il bottino si sarebbe dovuto concretizzare in una pioggia di sesterzi (garantiti da Cesare in persona), al contrario si rivela una trappola paludosa. Le certe per garantire il bottino/prestito non vanno bene, sono troppe e caotiche. Gli ufficiali in plancia lavorano le carte ciascuno per proprio conto e il risultato è aver dato al capitano una serie di rotoli di carta improponibili e irrealizzabili. Il bottino si allontana. Bisognerà fare un taglio, qualcuno dellequipaggio sarà scontento. Ma anche a terra serpeggia il malumore dei sostenitori. Ci avevano creduto in molti sulla possibilità di portare a casa tutti quei sesterzi per mettere a posto progetti fermi da ventanni e più…la delusione sarà un problema per Cleopatra, abituata al consenso e al contrasto ma non allamarezza di un sogno infranto.

La piccola sosta per il rifornimento di piccole scorte in cambusa, nel Friuli Venezia Giulia, ha mostrato che lindifferenza alla fatica del governo di Cleopatra è diffusa più di quanto si pensasse. Sembra che lintero impero si stia dedicando solo alla quotidianità (come sbarcare il lunario) della famiglia e del lavoro e che della gestione del governo del Paese non si occupi proprio. Alla solitudine della navigazione si aggiunge quella dellapprodo vuoto come poche volte si è visto. Pochi sparuti in spiaggia ad agitare bandiere e festoni.

Ha ripreso il mare aperto ma oltre la linea dell’orizzonte si addensano nubi nere di venti impetuosi (le procelle tanto temute), venti di guerra ai quali non è affatto pronta. Vuoi perché la sua ascesa è tutta nel Paese natio ed è poco avvezza a ragionare in termini da impero allargato, vuoi pure che peso e carisma in quei consessi non si conquistano facilmente. Sarà il caso di ragionare ad imbarcare qualche valido timoniere perché alle procelle non potrà sfuggire. Ahi noi.