L’iniziativa promossa da Pier Luigi Castagnetti tempo fa all’Istituto Sturzo a Roma ha avuto indubbiamente il merito di innescare un forte dibattito attorno al ruolo, alla funzione e alla stessa ‘mission’ dei cattolici popolari e sociali nella cittadella politica italiana. Un confronto politico e culturale e un’onda mediatica che sono andati ben oltre la costruzione di una micro corrente all’interno del Pd a sostegno di qualche candidato alla segreteria nazionale del partito. Al contrario, il mondo e l’area Popolare, almeno questa è l’opinione della stragrande maggioranza di chi si riconosce in quest’area culturale, sente oggi il bisogno e la necessità di ritornare ad essere protagonisti, pur senza alcuna presunzione od arroganza. Si è chiusa, cioè, al netto di chi continua a ripararsi in qualche partito in cambio di una manciata di seggi parlamentari, la fase di una presenza politica puramente ornamentale e di contorno. Per dirla con un riferimento politico e storico autorevole e di qualità, l’esperienza dei ‘cattolici indipendenti di sinistra’ è giunta al capolinea, almeno per il momento. Si apre, cioè, un nuovo cammino e una nuova stagione per una cultura politica che storicamente ha caratterizzato il cammino della democrazia italiana dal secondo dopoguerra in poi.
Ed è proprio lungo questo solco che si inserisce un tema curioso che campeggia in questi ultimi tempi nel dibattito politico del nostro paese. E cioè, si moltiplicano gli ‘appelli’ dei vertici di alcuni partiti ai cattolici, o meglio ai Popolari, per qualificare e per arricchire il progetto politico complessivo dei rispettivi partiti. Un aspetto sicuramente importante ed incoraggiante non solo per il riconoscimento della qualità, dell’autorevolezza e della modernità di questo filone ideale ma anche, e soprattutto, per il ruolo politico che può ancora giocare nella concreta dialettica politica italiana. Certo, ad oggi non è ancora praticabile, e soprattutto realistica, l’idea di dar vita ad un partito politico organizzato ed autonomo che sia in grado di replicare, seppur in chiave aggiornata e rivista, le esperienze di un passato recente e meno recente. Ma è altrettanto indubbio che, e non solo per gli ‘appelli’ rivolti ai cattolici e ai Popolari, cresce la domanda per una rinnovata presenza politica ed istituzionale. Il tutto, però, deve avvenire ad una condizione ben precisa. Ovvero, non è più credibile, almeno questa è l’opinione maggioritaria e ricorrente, garantire una presenza di solo potere all’interno dei partiti esistenti o limitarsi, ancor peggio, a giocare un ruolo del tutto laterale e periferico ai fini della costruzione del progetto politico dei partiti di riferimento. E quindi ‘no’ ai partiti schiettamente e rigorosamente “personali” e ‘no’ ai partiti che hanno una ‘mission’ politica, del tutto legittima, ma radicalmente estranea ed esterna alle domande, alla cultura, all’esperienza e alla storia dei cattolici popolari e sociali.
Ecco perchè, se da un lato è importante che si moltiplichino gli ‘appelli’, anche se un po’ vaghi, ai cattolici e ai Popolari affinchè siano più presenti in alcuni partiti, dall’altro è consigliabile che questa cultura e questa storia – cioè gli uomini e le donne che continuano a riconoscersi in questo patrimonio di idee e di valori – siano il più uniti possibile. E questo non in chiave nostalgica ma per riaffermare in modo più forte e più convincente le ‘ragioni’ politiche, culturali e programmatici dei cattolici popolari e dei cattolici sociali nel nostro paese.