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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Cattolici e democrazia: il vento di Trieste spingerà le vele della politica?

Dalla Settimana Sociale è venuta una spinta che può essere decisiva per restituire consistenza e sostanza alla presenza politica dei cattolici. Per questo non bisogna deludere le aspettative diffuse.

Le iniziative che si sono susseguite dopo la Settimana Sociale dei cattolici di Trieste del luglio scorso sono indubbiamente importanti e incoraggianti. Ma come diceva nei giorni scorsi su queste colonne Cristian Coriolano – non importa che sia soltanto un nom de plume – sono iniziative che rischiano puntualmente di disperdersi appena ci si misura concretamente con le dinamiche organizzative della politica. Per dirla in termini più diretti, quando si avvicinano le elezioni – di qualsiasi livello istituzionale, ma principalmente per quelle nazionali – si tratta di verificare come si traducono nella cittadella politica la spinta all’impegno e ad una presenza attiva.

Lo dico perché proprio su questo versante sono naufragate iniziative altrettanto importanti che coinvolgevano ampi e significativi settori della cosiddetta area cattolica italiana. Mi riferisco, nello specifico, alle iniziative di Todi 1 e di Todi 2 di alcuni anni fa che proprio su questo tema si sfarinarono. E questo perché sin quando ci si ferma sul pre politico la diversità tra le varie, e legittime, posizioni è molto più semplice e praticabile. Ma il passaggio successivo, e cioè quando ci si deve misurare con gli strumenti della politica – ovvero i diversi partiti – è del tutto naturale che la discussione si vivacizza e si corre il serio rischio, appunto, di dividersi.

Ora, è di tutta evidenza che ogni tempo presenta la sua specificità e la sua originalità e, di conseguenza, cambiano anche le concrete risposte politiche. Ed è proprio su questo versante che si verifica se la spinta al una maggiore partecipazione politica che si percepisce nel mondo cattolico italiano, seppur in modo plurale e diversificato, si trasforma anche in un efficace e significativo contributo politico e culturale. Un contributo che, come sappiamo molto bene, passa attraverso la concreta presenza nei partiti organizzati. Partiti attuali o partiti che si potrebbero affacciare nei prossimi mesi.

Nulla si può escludere quando decolla un processo politico

come risposta concreta ad una domanda che circola nel sottosuolo della società italiana per svariate motivazioni su cui non vale la pena soffermarsi. E, al riguardo, l’unico elemento che si deve escludere perché segnerebbe l’ennesimo fallimento di una scommessa politica, culturale e programmatica è proprio quello di finalizzare questo rinnovato, e sacrosanto, protagonismo politico dei cattolici a qualche ricerca di candidatura per singoli esponenti. O meglio, per non essere equivocati, è del tutto normale che la partecipazione attiva dei cattolici, come di qualsiasi altro gruppo culturale o sociale o politico passa attraverso la presenza nelle liste dei partiti. Ma se il tutto è finalizzato a questo obiettivo dovremmo prendere amaramente atto che anche questa volta ci si trova di fronte ad un progetto che non guarda lontano ma solo, e soltanto, alla ricerca di un espediente di qualche professionista della politica per cercare più comodamente una tranquilla sistemazione personale.

Ecco perché il vento che ha iniziato a soffiare da Trieste nell’estate scorsa può essere decisivo per restituire consistenza e sostanza alla presenza politica dei cattolici – elemento, questo, quantomai importante per la stessa qualità della democrazia italiana – oppure, e al contrario, si limiterà all’ennesima operazione di potere che è nota, ormai, in tutti i suoi particolari. Solo l’esperienza concreta ci dirà se prevarrà la prima tesi o, purtroppo, la seconda opzione.