Ceneri, cremazione e Dicastero della Fede: qualche chiarimento e qualche dubbio.

Il mondo è diventato zeppo di un’umanità errante alla ricerca del posto giusto dove spargere le ceneri di un proprio caro. La Chiesa ha dato nuove indicazioni in materia. Tutto chiaro?

Cindarella è nella storia delle fiabe popolari una fanciulla cosparsa di cenere. È stata scritta da Charles Perrault o dai Fratelli Grimm. Altri la riferiscono ad un racconto che correva invece nell’Antico Egitto, almeno secondo l’indicazione del filosofo romano Claudio Eliano. L’attribuzione dell’autore diventa così un’altra storia nella storia, ma non è questo che ora interessa.

Il mondo è diventato zeppo di un’umanità errante alla ricerca del posto giusto dove spargere le ceneri di un proprio caro. Vien da pensare, per libera associazione, alle campagne abitate da pattuglie di spigolatrici di un’epoca ora scomparsa.

Si tratta di andare per mare o per campi per restituire alle acque o alla terra i resti essenziali di un defunto amato. Oltre il trasporto “naturalistico” che ha mosso non pochi a questa pratica di spargimento, è sottesa una ragione di carattere economico.

I funerali oggi comportano un onere non indifferente che si può in qualche caso sopportare con considerevole sacrificio, a volte materialmente impossibile da fronteggiare.

Grava sempre il sospetto, almeno in qualche circostanza, che si faccia solo un ragionamento di convenienza economica. Si dia respiro ai resti del caro estinto e si dia respiro al proprio portafoglio sostenendo solo le spese di una cremazione. Pur potendo, non vale la pena impegnare somme per chi non c’è più. Ci sono urgenze maggiori e di maggiore soddisfazione a cui dare priorità.

La scelta si accompagna anche ad una pratica di frequentazione dei cimiteri che sta perdendo sempre più la battuta. Ci si va raramente, forse solo il giorno delle esequie.

Se ne è smarrita la dimensione di un luogo di raccoglimento, lontano dal trambusto del giorno, dove poter fermare con i tempi giusti i propri pensieri in ricordo di un parente o di un amico.

Al contrario un cimitero potrebbe diventare una occasione per riprendere le misure esatte alla quotidianità e per non disperdere delittuosamente il vissuto con le persone non più tra noi.

In materia la Chiesa si è finalmente pronunciata dirimendo libere interpretazioni e motivi di confusione.

“SI potrà predisporre un luogo sacro per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti”, insomma un cinerario comune dove sarà possibile riversare le singole ceneri.

Così si è espresso il Dicastero della Dottrina della Fede ammonendo di rifuggire da ogni suggestione di elementi panteistici, naturalistici e nichilistici. Quindi, per rozza sintesi, evitare di considerare divina la totalità delle cose, così erroneamente identificando la divinità con il creato. Analogamente non si deve indugiare in una chiave di lettura negativa del mondo, concependo la realtà nella sua dimensione di nullità.

In definitiva le “ceneri devono essere conservate in un luogo sacro e anche in un’area appositamente dedicata allo scopo, a condizione che sia stata adibita a ciò dalla autorità ecclesiastica”.

Sempre il Dicastero istruisce i Credenti: “La nostra fede ci dice che resusciteremo con la stessa identità corporea che materiale” pur tenendo conto che “quella materia sarà trasfigurata, liberata dai limiti di questo mondo. In questo senso la risurrezione sarà in questa carne nella quale viviamo”.

Tutto ciò “non implica il recupero delle identiche particelle di materia che formavano il corpo”. Da risorti il nostro corpo ”non necessariamente sarà costituito dagli stessi elementi che aveva prima di morire. Non essendo una semplice rivivificazione del cadavere, la risurrezione può avvenire anche se il nostro corpo è stato totalmente distrutto o disperso. Ciò ci aiuta a capire perché in molti cinerari le ceneri dei defunti si conservano tutte insieme, senza mantenerle in posti separati”.

Fin qui il messaggio è chiaro ed anzi indica un dato comunitario: le ceneri di tanti poste in un unico luogo, una esperienza che probabilmente in vita non si è sperimentata. Resta fermo l’ammonimento di indicare per ciascun defunto i dati anagrafici per non disperderne la memoria nominale. A volte però per chiarire può accadere si possano alzare altri dubbi. Il Dicastero dice anche che l’Autorità ecclesiastica “può prendere in considerazione e valutare la richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo”. Nessun libero capriccio lasciato pertanto in mano ai familiari del defunto. La Chiesa dovrà esprimersi caso per caso.

Resta una perplessità sulla quota da considerarsi “minima” in un sistema di dosaggi che in materia sembra essere demandata alla sensibilità dei vivi e che può generare punti interrogativi, non essendo immaginabile la previsione quantitativamente numerica di che misura da una parte e quanto dall’altra. Mettersi con la bilancia in mano soppesando le grammature ha un senso che suona al primo impatto triste e sinistro. Ciascuno si regoli per come crede. Cindarella è andata per l’opposto, andando dalla cenere al fasto. Ma la sua è solo una fiaba.