Al di là di ciò che è capitato nel passato e che sta capitando ancora purtroppo tutt’oggi, quello che adesso va rilevato e, se possibile perseguito, è che questa ondata di antipolitica – seppur attenuata dopo il caloroso fallimento del progetto grillino e il sostanziale superamento di quello leghista – può essere arrestata definitivamente ed irreversibilmente solo se nasce una vera ed autentica forza centrista.
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Al di là dei personalismi, delle rivalità, delle ambizioni e dei pregiudizi personali o di altra natura, è del tutto evidente che alla fine l’unità delle forze di centro in vista delle prossime elezioni politiche è un dato abbastanza scontato.
Certo, deve ancora scorrere molta acqua sotto i ponti, come si suol dire, ma un fatto è inoppugnabile: e cioè, visto anche le regole che disciplinano il sistema elettorale da un lato e, dall’altro, la necessità di non disperdere un patrimonio di idee, di valori, di progettualità politica e di comune sensibilità culturale, è giocoforza che l’unità sarà un richiamo molto più robusto e convincente della dispersione o, peggio ancora, della divisione cronica tra le varie sigle in campo. Non mancano, per la verità, i continui e ripetuti appelli che vanno in questa direzione. Ovvero, dell’unità di tutte quelle forze che non si rassegnano ad una alleanza passiva con le forze populiste da un lato o con quelle sovraniste dall’altro. Cioè con i 5 stelle di Grillo e con la Lega salviniana.
Del resto, di un “centro” che sappia declinare anche e soprattutto una “politica di centro” ce n’è veramente bisogno. Ma non in chiave nostalgica o banalmente retrospettiva. Ma con un progetto che guardi al futuro e che sappia mettere in discussione quella logica degli “opposti estremismi” – appunto, il populismo e il sovranismo – che hanno contribuito in questi anni, e in modo potente, a rendere più debole la nostra democrazia, meno efficace l’azione di governo e più vulnerabili le stesse istituzioni democratiche. Una doppia deriva che, purtroppo, è coincisa con la complicità e la sostanziale condivisione dei partiti che, su fronti opposti, hanno avallato quella sub cultura. Ovvero, il Pd da un lato e il partito della Meloni dall’altro.
Ma, al di là di ciò che è capitato nel passato e che sta capitando ancora purtroppo tutt’oggi, quello che adesso va rilevato e, se possibile perseguito, è che questa ondata di antipolitica – seppur attenuata dopo il caloroso fallimento del progetto grillino e il sostanziale superamento di quello leghista – può essere arrestata definitivamente ed irreversibilmente solo se nasce una vera ed autentica forza centrista. Che non sia, come ovvio e scontato, una posizione politica funzionale alla mera convenienza o ad una equidistanza equivoca e dubbia. Semmai, e al contrario, un progetto politico che sappia dispiegare sino in fondo una visione della società e un programma di governo.
Ecco perchè, su questo versante, è quanto mai importante avviare un processo di unità e di forte condivisione politica di tutte queste forze, movimenti e partiti. Alcuni di noi l’hanno definita, almeno sotto il profilo metodologico, una sorta di “Margherita 2.0”. Dopodichè, piaccia o non piaccia, questa unità politica e organizzativa si imporrà quasi per legge…..E sempre nel pieno rispetto, come ovvio e scontato, di tutti quelli che confondono la politica con la testimonianza personale e di gruppo.