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domenica, 19 Ottobre, 2025
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Centro, perché non partiamo da Venezia?

Lettera aperta ai dc e popolari veneziani. Dalla tradizione democratica cristiana l’invito a superare le divisioni e a dar vita a un centro nuovo, pluralista e solidale.

Seguo con interesse il dibattito aperto sulle prossime elezioni comunali veneziane e, in particolare, i contributi offerti dagli amici Ugo Bergamo, con il suo movimento Venezia è tua, e Paolo Bonafè, con Azione Venezia. Considero quanto mai proficui i contributi di programma che entrambi gli amici stanno proponendo per la nostra città e, onestamente, non rilevo distinzioni significative.

Ho molto apprezzato, nel documento programmatico di “Venezia è tua”, la riproposizione della storica proposta dei dc e popolari veneziani della free zone a Marghera e il contributo degli amici di World Lab sull’economia solidaristica, da realizzarsi attraverso gli APAM–Atenei Parrocchiali di Arti e Mestieri.

Il ruolo di Paolo Bonafè

Nei giorni scorsi ho appreso che Paolo Bonafè intende candidarsi anche alle regionali, a sostegno della lista di sinistra che candida Giovanni Manildo alla presidenza della Giunta regionale. Se dunque Bonafè, come scrive, si candida alle regionali nella lista di sinistra di Manildo, perché restare diviso da Ugo Bergamo che, per le comunali veneziane, propone una lista insieme al senatore Pd Martella?

Considerate le convergenze programmatiche compatibili e la scelta di campo politica omogenea – quella di un centro aperto alla sinistra – perché restare divisi nelle elezioni comunali veneziane? Sono scelte coerenti con la tradizione dc: quella di un partito di centro che guarda a sinistra.

Giunta Brugnaro, una delusione

Confesso che, alle precedenti elezioni comunali, ho sostenuto convintamente la lista Brugnaro, per la presenza in essa di amici dell’area ex Dc, come Boraso e Venturini; ma devo anche ammettere di essere stato profondamente amareggiato e deluso da quanto accaduto nell’esercizio del potere in Comune, assai lontano da quei principi di “disciplina e onore” indicati dalla Costituzione.

Se si escludono alcuni assessori meritevoli per il loro impegno – cito per tutti Zuin, Venturini e Zaccariotto – credo che il consenso dei veneziani per l’attuale giunta comunale sia definitivamente compromesso, e che si debba puntare a un’alternativa.

Da parte mia, ritengo utile e opportuno ripartire dal centro, unendo innanzitutto le componenti di area cattolico-democratica, liberale e cristiano-sociale, e con esse quelle di cultura liberale, repubblicana e socialista. Solo così si può offrire un’alternativa a quella maggioranza di elettrici ed elettori da troppo tempo renitenti al voto.

L’alternativa è costruire una larga convergenza

Ecco perché ritengo necessaria una seria convergenza al centro delle due liste di Ugo Bergamo e Paolo Bonafè, con un candidato sindaco condiviso, magari scelto attraverso elezioni primarie tra i comitati civico-popolari aderenti alle due formazioni.

Sarebbe un ottimo banco di prova anche per gli amici di Forza Italia, ai quali ci unisce la comune appartenenza ai valori e ai principi dei Popolari europei, e insieme ai quali potremmo dar vita a un centro politico nuovo, ampio e plurale, alternativo alla destra leghista-meloniana e distinto, ma non ostile, alla sinistra – come nella migliore tradizione dei democratici cristiani, dei socialisti, dei socialdemocratici, dei repubblicani e dei liberali veneti e veneziani. Partirebbe così da Venezia un modello esemplare per il resto del Paese.

Perché non ci proviamo?