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lunedì, 2 Giugno, 2025
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Chicago e due Leoni: economia, migrazioni, pace

Ciò che lega i due Leone (XIII e XIV) passa per la città natale di Papa Prevost: Chicago. Lì operò Francesca Saverio [sic] Cabrini, la grande missionaria italiana, “istruita” da Papa Pecci.

Di Gioacchino Pecci (Papa Leone XIII) in rapporto a Robert Francis Prevost (Papa Leone XIV) si è già detto e scritto tanto nei primissimi giorni che sono seguiti all’elezione del primo Papa agostiniano.

Si è detto – e anzitutto Papa Prevost ha detto – della enciclica Rerum Novarum (15 maggio 1891) incentrata sulla “questione operaia” e sul “rinnovamento della società” ai tempi della (seconda) rivoluzione industriale. Enciclica nella cui Introduzione, al numero 2, si legge che “un piccolissimo numero di straricchi ha imposto all’infinita moltitudine dei proletari un giogo poco meno che servile” e poi, al numero 35, che “la rivoluzione ha prodotto la divisione della società come in due caste … da una parte una fazione strapotente perché straricca, la quale avendo in mano ogni sorta di produzione e commercio, sfrutta per sé tutte le sorgenti della ricchezza, ed esercita pure nell’andamento dello Stato una grande influenza. Dall’altra una moltitudine misera e debole”. Sono le grandi diseguaglianze di ieri. E di oggi: la nostra non è, se non per pochi, una nuova golden age. Ma assomiglia per molti a una nuova gilded age di iniquità economiche e sociali. E Gilded age è il nome che si dà alla storia degli Stati Uniti nell’ultimo quarto dell’Ottocento.

Così come si è detto del tentativo di mediazione di Papa Pecci nel conflitto tra Stati Uniti e Spagna per il controllo di Cuba e delle Filippine. E anche qui non è inutile ricordare la nuova grande corsa e lotta per i territori e le risorse che in parte è già in corso e per altra parte si prepara, dal Circolo polare artico in giù, a fronte dell’esortazione di papa Prevost dalla Loggia di San Pietro per una “pace disarmata e disarmante”.

Ma c’è un terzo aspetto, oltre alla dignità del lavoro e all’opera di pacificazione, che lega i due Leone e che passa per la città natale di Papa Prevost: Chicago. Lì operò dal 1899 (come aveva fatto a New York) e lì infine morì, nel 1917, Francesca Saverio [sic] Cabrini, la grande missionaria italiana di Sant’Angelo Lodigiano, patrona degli emigranti, di cui il prossimo 15 luglio 2025 corrono 175 anni dalla nascita.

Fu Leone XIII a orientarne le scelte quando, come è noto, le disse: “Non ad Oriente, Cabrini, ma all’Occidente!” Fu una esortazione – come ha ricordato papa Francesco nel 2017 nel suo discorso alle missionarie del Sacro Cuore di Gesù in occasione dei cento anni dalla morte della Fondatrice – che “le fece cambiare rotta” rispetto agli originari piani che la indirizzavano in Cina. Negli Stati Uniti, e poi altrove, nacquero alloggi, ospedali, scuole: furono queste le concrete opere di promozione umana – spesso a fronte della carenza di “beni pubblici” – che consentirono l’integrazione e lo sviluppo degli ultimi, specialmente di tanti emigranti italiani, in quelle comunità divise e polarizzate stigmatizzate da Leone XIII nella sua enciclica.  Avendo acquisito la cittadinanza degli Stati Uniti (1909), Francesca Cabrini fu la prima cittadina statunitense a essere proclamata santa (1946). Chiunque si rechi nella città di Leone XIV può visitare il Cabrini Shrine.

E facciamo punto qui, dove i fili si intrecciano, dove i due Pontefici, come in uno specchio, si guardano. Economia, migrazioni, pace: sarà forse dall’intreccio di queste questioni (e dalle parole antiche e nuove che ne verranno estratte) che prenderà forma – almeno nelle questioni internazionali e sociali – il magistero di questo pontificato che significativamente si apre nell’anno del Giubileo della Speranza.

 

Giovanni Farese

Professore di Storia dell’economia

Università Europea di Roma