Secondo AsiaNews, il dibattito interno al Partito Comunista Cinese sul nuovo Piano Quinquennale (2026–2030) va ben oltre la pianificazione economica. Le sedute del Comitato centrale, rigorosamente a porte chiuse, mostrano un partito sempre più chiuso e gerarchizzato, dove il consenso si misura in fedeltà e non in idee.
Mentre circolano voci su tensioni interne e possibili epurazioni, la leadership di Xi si concentra sull’immagine di coesione e disciplina assoluta: un potere che non tollera esitazioni, tanto più in tempi di incertezza economica.
Crescita, sicurezza e purghe preventive
Il 15° Piano mira a spostare lo sviluppo verso una maggiore “qualità”, con enfasi su innovazione, sicurezza tecnologica e autosufficienza produttiva. Tuttavia, la preparazione del documento coincide con nuove purghe e indagini interne.
Come nota AsiaNews, Xi Jinping sta ripulendo i ranghi del partito da funzionari considerati poco allineati. La retorica della “lotta alla corruzione” sembra tornare funzionale a eliminare ogni residuo di autonomia o dissenso.
L’ombra lunga dell’uomo solo
Dietro l’apparente solidità del potere di Xi si intravede una fragilità strutturale: l’eccessiva personalizzazione del comando. Il piano economico, in sé, diventa anche un manifesto politico — uno strumento per ribadire che il partito coincide con il leader e che la “disciplina ideologica” è parte integrante dello sviluppo.
L’impressione, osserva l’agenzia del Pime, è che la Cina si muova verso un equilibrio inquieto: la stabilità proclamata serve soprattutto a nascondere la paura del dissenso. E così, nella Cina del dopo-pandemia, la crescita non è più solo un obiettivo: è un atto di fede nel leader supremo.

