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giovedì, 12 Giugno, 2025
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Cisl e Uil, verso un nuovo asse riformista?

Il flop referendario rimanda alle responsabilità di Landini. Adesso si può aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra Cisl e Uil. Servono scelte nette per uscire dall’immobilismo tardo-operaista. Soprattutto la Cisl deve battere un colpo.

Il rapporto critico con la Cgil

La bocciatura referendaria non ha prodotto solo un fallimento politico, ma anche un punto di non ritorno nei rapporti tra le confederazioni sindacali. Come ha ben raccontato ieri Il Foglio, dietro il silenzio di Pierpaolo Bombardieri e la prudenza di Daniela Fumarola si intravede un’idea diversa di sindacato, più coerente con la cultur riformista e con la necessità di restituire senso e funzione all’azione sindacale nel tempo presente. Di fatto, si è consumata una frattura con la Cgil di Landini, già evidente nella raccolta delle firme e resa plateale dall’assenza della Uil nei comitati promotori.

Cisl e Uil, un asse da rinsaldare

In questo quadro si fa largo una prospettiva nuova, o meglio da recuperare: quella del ritorno a un asse forte tra Cisl e Uil. Non si tratta di isolare la Cgil, né di ridurre l’orizzonte della rappresentanza, ma di riprendere un’iniziativa comune tra chi crede in un sindacalismo riformatore, autonomo, europeo. È l’unico modo per uscire dalla palude ideologica in cui Landini ha spinto la sua confederazione, schiacciata su posizioni tardo-operaie e incapace di leggere la complessità del lavoro che cambia.

Il coraggio di scegliere

Savino Pezzotta ha ragione quando richiama il valore dell’unità sindacale come obiettivo da non disperdere. Ma se l’unità resta una meta, il cammino per raggiungerla richiede realismo e coerenza. Non si può attendere all’infinito che nella Cgil maturi una linea diversa, aperta al confronto vero sulle trasformazioni del lavoro, sulla partecipazione, sulla contrattazione inclusiva. Nel frattempo, vale il ragionamento sulla necessità di un nuovo asse tra Cisl e Uil.

Bisogna dunque aprire una stagione che rimetta al centro la cultura del pragmatismo e dell’innovazione come cifra della credibilità di un sindacato all’altezza delle sfide odierne. La responsabilità investe la dirigenza della Cisl e della Uil, perché il sindacato ha un ruolo decisivo nella tenuta democratica e sociale del Paese. Ma come ha scritto Il Foglio, “il punto più basso, forse, della segreteria Landini” può diventare anche l’occasione per ripartire da un’idea alta e credibile di rappresentanza. Purché si abbia il coraggio di scegliere.

Chiarire il ruolo e l’iniziativa della Cisl

Adesso però tocca soprattutto alla Cisl battere un colpo; dalla gestione di Sbarra in poi, la Confederazione di via Po, ha troppe volte “confuso” le sue posizioni con quelle del Governo. Riprendere un percorso unitario per un sindacato riformista ed autonomo, presuppone la centralità della contrattazione e della partecipazione; metodi che non negano, quando necessario, dei no determinati.

Auspichiamo che il prossimo congresso confederale di luglio possa far emergere una posizione in grado di cogliere le novità emerse nei rapporti unitari, successivamente all’esito referendario.