Anche le piccole cose possono far nascere qualche riflessione più generale.
Mi riferisco al conferimento della cittadinanza italiana “per meriti speciali” promossa dal Governo Meloni, su proposta del Ministro degli Esteri, a favore della giornalista americana Maria Bartiromo.
Ne scrivo non perché il fatto sia – in sé – censurabile: analoghe procedure sono state adottate in passato da questo e da altri Governi. E neppure perché la suddetta giornalista è conosciuta come una accanita tifosa del Presidente Trump.
Le contraddizioni del sistema
Mi viene spontaneo farlo perché, nel mentre si concedono tali cittadinanze “per meriti speciali” a personaggi in vista, le procedure per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai cittadini stranieri che da anni vivono nel nostro Paese – e concorrono alla costruzione del suo benessere economico ed alla tenuta del suo sistema previdenziale e sociale, a fronte del drammatico inverno demografico che lo connota – sono sottoposti alle forche caudine per ottenerla.
Per non parlare della latitanza delle Istituzioni Nazionali rispetto al tema della cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia e ormai pienamente inseriti nel nostro sistema scolastico e sociale.
Diritto d’asilo e tempi biblici
Non solo. Anche per il riconoscimento del diritto di asilo garantito dalle normative internazionali passano anni.
Cito l’esempio di una famiglia di pachistani, arrivati molti anni fa a Trento in quanto perseguitati in patria per motivi religiosi (sono di fede cattolica): il padre lavora regolarmente in una impresa trentina e la madre si occupa dei loro tre bambini. Hanno avuto il riconoscimento formale del diritto di asilo dopo tre o quattro scandalosi, lunghi anni dalla richiesta.
Quali meriti sono davvero “speciali”?
Ecco, tornando al tema della cittadinanza italiana: quali sono i “meriti” per averla riconosciuta?
A me pare che siano più “speciali” quelli che possono esibire i tanti stranieri che vivono ormai stabilmente nelle nostre comunità; si comportano correttamente; concorrono alla crescita delle nostre attività economiche; rispettano le nostre regole, adeguando ad esse – senza abiurarla – la loro peculiare cultura; affidano l’educazione e la formazione dei loro figli alle nostre Scuole e considerano ormai questo il loro Paese.
Mi sembrano meriti molto più “speciali” di quelli testimoniati dalla giornalista americana in parola.
Post scriptum
La signora pare avere antiche origini italiane, come il cognome lascia capire.
Ma proprio il Governo Meloni ha recentemente molto ristretto i criteri per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti dei nostri emigrati all’estero. Evidentemente non per tutti.