Codice di Camaldoli, riferimento per un nuovo umanesimo e protagonismo dei cattolici.

Mentre nell’immediato si cerca di turare le falle del paese, urge iniziare un fecondo lavoro di messa a fuoco di valori e idee che alimentino l’entusiasmo per la costruzione del futuro

Era il luglio del 1943 quando un nutrito gruppo di intellettuali cattolici antifascisti, in particolare dell’ala sociale, si ritrovarono a Camaldoli: Vittorino Veronesi, Pasquale Saraceno, Giorgio La Pira, Ezio Vanoni, Sergio Paronetto e altri ancora misero a punto le linee programmatiche per la ricostruzione del Paese ispirando anche la Costituzione che segui a breve. In quel tempo cupo, uomini profetici pensavano oltre la disperazione della guerra e della povertà. Il Codice di Camaldoli in questi anni è stato spesso evocato nella consapevolezza che, pur con le dovute differenze, la complessa situazione culturale, politica ed economica di questo terzo millennio necessita di un maggiore protagonismo dei cattolici al fine di una ridefinizione valoriale e progettuale dell’Europa e del nostro paese. Ma il protagonismo c’è se ci sono idee suggerite da coraggiosi spiriti liberi e profetici…sennò, no. L’attualità chiede di collocare oggi quei valori e principi ispiratori in un tempo in cui difficili sono di nuovo diventate le vie della pace.

La rievocazione si colloca in un contesto della dottrina sociale della Chiesa che in questi anni ha portato i grandi interventi di Papa Francesco con le encicliche “Laudato sii” e “Fratelli tutti”. Il riferimento al Codice di Camaldoli trova nuovo impulso dalle indicazioni dei documenti del magistero pontificio (ecologia umana integrale in primis) che sollecita a riscoprire le radici cristiane e nuove proposte sociali su cui rilanciare l’impegno civile. Oggi, è in atto una rivoluzione che sta toccando i nodi essenziali dell’esistenza umana. Stanno mutando strutturalmente le modalità di intendere il generare, il nascere e il morire. È messa in discussione la specificità dell’essere umano nell’insieme del creato, la sua unicità nei confronti degli altri animali, e persino la sua relazione con le macchine e l’intelligenza artificiale.

 

Papa Francesco sottolinea che nel mondo liquido di oggi c’è bisogno di un nuovo umanesimo. Di fronte alla rivoluzione che investe “i nodi essenziali dell’esistenza umana”, occorre compiere uno sforzo per ripensare la presenza dell’essere umano nel mondo. L’Italia arranca, tanti nodi disattesi vengono al pettine e urgono idee nuove. Mentre nell’immediato si cerca di turare le falle del paese, urge iniziare un fecondo lavoro di messa a fuoco di valori e idee che alimentino l’entusiasmo per la costruzione del futuro. Tanto c’è da dire e fare, gli argomenti non mancano a partire dai temi antropologici sfidati dalle intelligenze artificiali e dai rischi di manipolazione genetica; e poi il ruolo dell’Europa minacciata da populismi e nazionalismi, la gestione solidale del fenomeno migratorio, la riforma delle istituzioni a fronte della disaffezione democratica, lo sviluppo eco-sostenibile, la contribuzione fiscale e nuovi modelli di Welfare rispetto all’invecchiamento delle popolazioni, la disoccupazione e il precariato; ecco, sono solo titoli di complesse ridefinizioni che richiedono l’impegno di scienze e coscienze.

 

Questioni profonde che non possono esaurirsi in qualche breve workshop, piuttosto necessitano dell’impegno di politici che non abbiano a mente sondaggi e scadenze elettorali ma le future generazioni. Questo è il lavoro da svolgere all’inizio del terzo millennio, doveri faticosi ma anche entusiasmanti che ci provocano. Una responsabilità civile che tocca a tutti, ma in particolare – se è vero che il nostro modello di società reca l’impronta dell’ispirazione cattolica – interpella il cattolicesimo democratico che di quell’area sociale è erede. Osare è meglio che tirare a campare.