I dilemmi del governo Meloni nello scenario futuro dell’Europa

Là Premier trarrebbe vantaggio da un accordo in sede europea tra Partito Popolare e partiti della destra. Sembra però difficile immaginare la formazione di una simile maggioranza, anche solo risicata.

Nei primi mesi del suo governo Meloni ha chiaramente privilegiato la scena europea e internazionale a quella interna. La scelta è stata razionale e sembra aver avuto risultati positivi. La leader italiana si è accreditata per le posizioni chiare sul conflitto ucraino e per unazione propositiva ma attenta alla costruzione di alleanze vincenti su alcuni importanti dossier europei (come le migrazioni). Laccreditamento internazionale di una leader inizialmente vista con sospetto avrà con la visita a Washington il suo sigillo.

Nellanno che precede le elezioni europee la politica nellUnione sta però assumendo nuove complessità che porranno qualche non piccolo problema a Meloni. Le interazioni tra le politiche dei governi e le politiche dei partiti europei che dovranno affrontare gli elettori nel 2024 sono destinate a creare qualche cortocircuito. Sul fronte dei governi, che si gioca nel Consiglio Europeo, Meloni, capo del governo di uno dei grandi paesi europei, ha seguito una linea di avvicinamento al centro europeo e alla leadership della Commissione, distinguendosi dove necessario anche dai governi che per composizione partitica sono suoi compagni nel gruppo europeo dei conservatori (è stato così per la Polonia sulla questione migranti). E lo ha fatto anche silenziando uno dei suoi alleati nazionali di governo, la Lega, che aderisce al gruppo europeo ancora più estremo. Tuttavia lavvio non ufficiale certo ma reale della campagna per le elezioni europee, importante per gli assetti comunitari ma anche molto per quelli nazionali, spinge in una direzione diversa.

Meloni presidente dei Conservatori europei è chiamata a mostrare solidarietà con gli altri partiti del gruppo che su temi importanti inseguono posizioni ben diverse da quelle della Commissione. Tutto sarebbe per lei più facile se si delineasse in sede europea un asse tra Partito Popolare e partiti della destra europea. Questasse è stato tentato, non si sa bene se in prospettiva strategica o piuttosto nellottica di un ammiccamento a strati dellopinione pubblica spaventati dai costi di nuove rigide regolazioni ambientali, nel voto al parlamento europeo sulla Legge per il ripristino della Natura. Il tentativo è però fallito e ha consentito ad una maggioranza di centro più sinistra di vincere. In ogni caso rispetto ad un voto parlamentare ben altra cosa sarà costruire una maggioranza per la prossima Commissione. Sembra veramente difficile immaginare a livello europeo una maggioranza anche risicata di centro e destra (e viceversa). Sulla base delle previsioni elettorali attuali (che potranno certo cambiare, ma non enormemente) si dovrà andare ancora una volta a una maggioranza larga che comprenda le due grandi forze politiche (Popolari e Socialisti) e tagli fuori le ali estremiste.

Sempre più nei prossimi mesi Meloni si troverà quindi a dover affrontare il dilemma: privilegiare i rapporti identitari con i propri partiti fratelli e restare ai margini della coalizione di governo europea, oppure cercare di entrare più organicamente in questa allentando invece i legami con il suo gruppo partitico europeo. E in questo dilemma si troverà a dover fare i conti anche con i due partiti della sua coalizione di governo nazionale che spingeranno in direzioni opposte (la Lega nella prima e Forza Italia nella seconda). La premier dovrà dedicare molta più attenzione di quanto non abbia fatto sino ad oggi alla politica interna che sarà decisiva per i risultati elettorali e sulla quale sinora i suoi ministri non hanno mostrato performance esaltanti.

[Dalla Lettera mensile – n. 6 / Luglio 2023 – inviata dallautore]