La consapevolezza della irreversibilità dei cambiamenti intervenuti negli equilibri globali che attualmente non sono più quelli del periodo successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. E la necessità di considerare il fatto che in politica tutto si tiene e che aspetti interni, come il tenore di vita della classe media e la capacità delle istituzioni di rispondere in modi diversi alle domande dei cittadini, possono condizionare la politica internazionale. Sono, questi, due fra i principali argomenti di discussione affrontati in occasione della presentazione del libro “Il Nuovo Ordine Globale. I protagonisti del multilateralismo nelle aree continentali. Le principali istituzioni di riferimento in Africa, Americhe, Artico, Asia, Europa” (AA.VV. a cura di Marco Ricceri, pag.490, Armando Editore), svoltasi ieri alla Sioi (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale).
Il senso di questo libro, secondo Riccardo Sessa, presidente della Sioi, che ne ha scritto l’introduzione, “è quello di aiutare a capire come è organizzata la comunità internazionale e quali sono le crisi profonde a cui deve rispondere”. Il mondo di oggi, ha aggiunto l’ambasciatore Sessa, è caratterizzato da un deficit di governance internazionale, e da un deficit di leadership. Ed ha rilevato come nel mondo attuale l’ambito dei Paesi G7, non sia più sufficiente per risolvere le principali questioni globali. Va perciò messo nel conto il confronto e il dialogo con le altre organizzazioni internazionali che sono sorte o che si sono riattivare in questo primo quarto di XXI Secolo.
Sullo sfondo dei vari interventi è risuonato ancora l’eco delle parole pronunciate, nei rispettivi ambiti, dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e da Papa Francesco alla Settimana Sociale di Trieste sulla crisi della democrazia. A giudizio del professor Giovanni Barbieri, dell’Università Cattolica, autore di uno dei saggi di cui è composto il volume, oggi sta avvenendo un tipo di confronto fra sistemi politici che sono in grado di soddisfare la domanda interna della popolazione e sistemi politici che hanno sempre maggiori problemi a soddisfare questa richiesta politica. Per la nostra parte di mondo, quella delle democrazie occidentali, ciò rappresenta un problema perché mette a rischio il mantenimento di quello che è lo scheletro della liberaldemocrazia, costituito dalla “l’esistenza di un ceto medio” economicamente solido.
Parafrasando Montaigne, il quale negli Essais affermava che “insegnare, non è riempire un vaso, ma è accendere un fuoco”, Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes e curatore del volume, ha detto che questo libro vuole essere uno strumento che serve non tanto a riempire un vuoto, quando ad accendere un fuoco, quello dell’interesse su come si sta organizzando il Resto del Mondo. “Siamo entrati in una fase – ha osservato il prof. Ricceri – in cui vecchie istituzioni di coordinamento si stanno rivitalizzando, oppure ne nascono di nuove”. Stanno insomma, sorgendo nuovi protagonisti nella vita internazionale, in aggiunta a quelli affermatisi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Stati Uniti, Cina, Russia, Regno Unito e Francia.
Nell’incontro è riemerso più volte anche il ruolo negativo esercitato da interessi particolari nel far sorgere e alimentare i conflitti in corso, a scapito di sempre possibili soluzioni diplomatiche, e nel generare squilibri economici e sociali che hanno delle implicazioni geopolitiche. In particolare Giulio Tremonti, attuale presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, ha puntato il dito contro l’eccessivo ruolo esercitato dalla finanza speculativa durante gli anni di avvio dei processi di globalizzazione.
Il libro, in cui chi scrive ha curato il saggio sulla Nato, si presenta come una guida. In effetti, è il risultato di una riflessione fra gruppi di esperti che per anni si è incontrato per analizzare processi a livello internazionale, scoprendo la realtà di un mondo che cambia, a cui cerca di introdurre i lettori interessati.