Il tema del contrasto alla povertà non è soltanto un’urgenza economica: è una questione di giustizia sociale e di dignità. La povertà non è un fenomeno neutro, ma il risultato di scelte politiche, dinamiche economiche globali e fragilità sistemiche locali.
Come associazione, ci sentiamo chiamati non solo ad assistere ma a promuovere riflessione e azione collettiva. La nostra missione è proprio questa: fare rete per il Bene Comune, affinché nessuno resti indietro.
In questa prospettiva voglio proporre alcune riflessioni sugli strumenti attuali – come l’Assegno di Inclusione (ADI) – e su esempi concreti di politiche attive come i PUC. Analizzeremo anche il tema dei LEP e LEPS, fondamentali per garantire diritti uniformi, e il Piano Nazionale Salute Mentale, che ci ricorda quanto povertà materiale e disagio psicologico siano strettamente intrecciati.
L’Assegno di Inclusione (ADI): obiettivi e criticità
Quando parliamo di contrasto alla povertà dobbiamo partire dalle politiche pubbliche che definiscono chi ha diritto a ricevere aiuto e come.
L’ADI ha sostituito dal 2024 il Reddito di Cittadinanza con l’obiettivo di concentrare risorse sui nuclei più fragili: famiglie con minori, disabili, over 60.
Un intento nobile, che però si scontra con alcune evidenti criticità:
- Esclude le persone in povertà senza figli o disabilità riconosciuta.
- Richiede “patti di inclusione” difficili da attuare per mancanza di personale nei servizi sociali.
- Mostra forti disomogeneità territoriali nella presa in carico.
Come associazione, non possiamo che sottolineare la necessità di politiche che non si limitino a definire criteri, ma che si preoccupino di accompagnare davvero le persone verso l’inclusione, con servizi adeguati, personalizzati e diffusi su tutto il territorio.
In questa logica, vale la pena guardare anche alle esperienze locali di attivazione, come i Progetti Utili alla Collettività (PUC), per capire come si possa tradurre l’assistenza in partecipazione.
Esempio locale: i Progetti Utili alla Collettività (PUC) nel Magentino
I PUC rappresentano uno strumento importante per superare la logica dell’assistenzialismo passivo.
Nel Magentino abbiamo visto esperienze interessanti:
- Persone coinvolte in manutenzione di spazi pubblici o accompagnamento scolastico.
- Riduzione dell’isolamento sociale e dello stigma.
- Collaborazione virtuosa tra Comuni e Terzo Settore.
Ma non mancano i contro:
- Risorse scarse per coordinare attività significative.
- Qualità disomogenea dei percorsi formativi.
- Rischio di lavoro gratuito non finalizzato a un’occupazione stabile.
Queste esperienze ci insegnano che la partecipazione non si improvvisa: richiede progettualità, risorse e visione.
Ecco perché, come associazione, crediamo che il tema non sia solo “quali strumenti attivare”, ma come garantirne la qualità e l’universalità.
Ed è qui che entra in gioco la questione dei LEP e LEPS.
LEP e LEPS: un’analisi
I Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) dovrebbero garantire diritti uniformi su tutto il territorio nazionale.
Eppure, oggi vediamo:
- Grandi differenze di spesa sociale tra regioni e comuni.
- Capacità amministrativa debole in molti territori.
- Mancanza di standard chiari e fondi adeguati.
Come possiamo parlare di inclusione se i servizi sociali, sanitari e di accompagnamento variano così tanto da Nord a Sud?
Proposte concrete:
- Fondo nazionale vincolato ai LEPS per ridurre i divari territoriali.
- Piani locali di contrasto alla povertà costruiti con il Terzo Settore.
- Investimenti stabili sul personale sociale.
Garantire i LEPS significa non solo erogare contributi monetari, ma costruire comunità inclusive e solidali. Ed è in questa prospettiva che dobbiamo leggere anche il tema della salute mentale.
Il Piano Nazionale Salute Mentale 2025-2030: opportunità e criticità
Il nuovo Piano Nazionale Salute Mentale ci ricorda un principio fondamentale: non c’è salute senza salute mentale.
Non possiamo ignorare che la povertà sociale aumenta il rischio di disagio psichico: insicurezza abitativa, precarietà lavorativa, isolamento sono determinanti di malattia.
Il Piano ha molti meriti:
- Modello biopsicosociale.
- Approccio integrato sociosanitario.
- Strumenti innovativi come prescrizione sociale, budget di salute, supporto all’abitare.
Ma emergono anche criticità:
- Risorse limitate.
- Disomogeneità territoriale.
- Rischio di restare un bell’elenco di principi senza attuazione concreta.
Come associazione, ci poniamo una domanda semplice e radicale: le persone più fragili avranno davvero accesso a questi servizi nei territori più poveri?
Per rispondere, serve un approccio integrato e partecipato, in cui il Terzo Settore e le reti di comunità siano parte attiva della costruzione delle soluzioni.
Per una strategia integrata: il ruolo delle reti e del Terzo Settore
Come FareRete Innovazione BeneComune APS siamo convinti che nessuna misura di contrasto alla povertà abbia senso senza un vero approccio sistemico.
- Partecipazione e co-progettazione: i servizi sociali devono andare oltre l’erogazione di contributi monetari, attivando reti di solidarietà e percorsi di empowerment.
- Collaborazione territoriale: Comuni, ASL, scuole, associazioni, cittadini devono lavorare insieme.
- Formazione continua: operatori sociali e sanitari devono saper affrontare la complessità.
- Innovazione sociale: sperimentare progetti di inclusione abitativa, accompagnamento lavorativo, supporto psicologico.
In questo approccio, fare rete non è uno slogan ma una strategia concreta per garantire diritti, rafforzare la comunità e promuovere il Bene Comune.
Contrastare la povertà significa promuovere giustizia sociale. Non basta un sussidio: serve un ecosistema di diritti, servizi e relazioni che metta ogni persona nella condizione di costruire una vita dignitosa e partecipata.
L’Assegno di Inclusione, i PUC, i LEPS, il Piano Salute Mentale: sono tutti strumenti potenzialmente validi solo se inseriti in una visione integrata, sostenuta da investimenti adeguati e da una reale volontà politica.
Come FareRete Innovazione BeneComune APS continueremo a fare la nostra parte: creare legami, generare futuro, promuovere il Bene Comune.
Rosapia Farese – Presidente Associazione FareRete InnovAzione BeneComune APS