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giovedì, 29 Maggio, 2025
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Cosa leggiamo nella scatola nera dell’astensionismo?

L’aumento dell’astensionismo alle ultime amministrative rivela la crisi dell’attuale sistema politico italiano, segnato da bipolarismo inefficace, ingiustizie fiscali e progetti istituzionali discutibili. Serve una nuova proposta di centro.

L’astensionismo alle ultime elezioni amministrative di maggio, anziché diminuire rispetto alle politiche del 2022 è aumentato, superando il 54% dei cittadini elettori. Se la politica è lo strumento attraverso il quale si realizza l’equilibrio tra gli interessi e i valori di uno Stato, regione o ente locale minore, in una determinata fase storico-politica, è evidente che da molto, troppo tempo, stiamo vivendo una stagione nebulosa nella quale questo equilibrio non si raggiunge e l’offerta politica dei partiti in gioco non soddisfa gli interessi e i valori maggioritari dell’elettorato.

Credo si debba partire da questa elementare constatazione tenendo presente che, a livello centrale, abbiamo una maggioranza di governo espressione di una minoranza dell’elettorato così come accade in molti comuni, dove ai seggi non si è andati oltre il 45-46% degli elettori.

Se Roma dovrebbe piangere, anche nei comuni non si dovrebbe ridere, ma meditare su come superare questa triste condizione di sostanziale incapacità di offerta politica rispetto ai bisogni e ai valori prevalenti tra cittadine e cittadini elettrici ed elettori.

Bipolarismo inefficace e ritorno al proporzionale

L’attuale bipolarismo forzato che costringe a scegliere tra due poli contrapposti ha dimostrato la sua inefficienza e inefficacia, espressione di un sistema elettorale fasullo e lontano da quell’impostazione non a caso proporzionalistica su cui è fondato il nostro sistema costituzionale. Ecco perché il ritorno alla legge elettorale di tipo proporzionale con le preferenze sarebbe necessario, per garantire, da un lato, la piena espressione dei diversi interessi e valori presenti nella società, e, dall’altro, la possibilità di scelta tra i diversi candidati, senza che questi siano nominati dall’alto, senza alcuna verifica di base.

Domenica scorsa, almeno nelle città di Genova e Ravenna, ha prevalso il centrosinistra, ma sarebbe assai imprudente se da questo segnale pur importante, si derivasse la convinzione che il tempo del dominio della destra di governo fosse finito.

L’incerta posizione del centro politico

Qualche amico, che questa destra nel 2022 ha votato, continua a conservare la fiducia e a ricercare in qualche timido passo del governo, elementi sufficienti per una completa riabilitazione politica degli eredi almirantiani. Altri, come gli amici Rotondi e Merlo, o sono già stabilmente in rete con la destra di Meloni, pronti al riciclo, o, come nel caso di Merlo, sperano in un ravvedimento di Forza Italia per costruire insieme la sezione italiana del PPE. Progetto generoso e auspicabile, ma, sin qui, di dubbia realizzabilità, stante la stabile presenza nel governo a doppia-tripla trazione tra Meloni, Salvini e Tajani. Come si possa sostenere un governo diviso sulla politica estera, che sta proponendo autentici attacchi al nostro sistema costituzionale, a partire dal progetto di un premierato privo di analoghi sistemi in giro per il mondo, e con leggi lesive di alcuni diritti fondamentali, è cosa incomprensibile per chi crede nei valori della nostra migliore tradizione democratico cristiana e popolare.

Evasione fiscale e diseguaglianze sociali

Un Paese nel quale è accertato che il 60% degli italiani non paga le tasse, mentre l’IRPEF è a carico prevalente dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, con un governo che, invece, continua a premiare con continui condoni proprio gli evasori, difficilmente potrà trovare un suo equilibrio politico istituzionale, specie in una fase storica caratterizzata dal venir meno di uno dei riferimenti essenziali delle democrazie liberali, come quella USA, oggi sottoposta alle cure di un presidente bipolare.

Ripartire dal centro e dai Liberi Forti

Continuo a ritenere indispensabile ripartire dalla ricomposizione della nostra area politico-culturale e sociale dalla base, il cui obiettivo sarebbe oggettivamente agevolato se iniziative, come quella annunciata da Piattaforma popolare (Tarolli) con Tempi Nuovi (D’Ubaldo, Fioroni, Sanza) e dallo stesso nostro movimento di Iniziativa Popolare per il prossimo mese di giugno, andassero a buon segno. Questi i tempi possibili: un primo incontro tra diverse espressioni partitiche, associative e culturali d’area, a Giugno, per condividere una proposta politico-programmatica nuova, da verificare nei sei mesi successivi a livello di base, in vista di una grande assemblea costituente nazionale da tenersi in tempi utili per la presentazione alle prossime elezioni politiche di una lista di centro ampia e plurale, alternativa alla destra sovranista e alla sinistra senza identità. E, contemporaneamente, dar vita a liste unitarie d’area alle prossime elezioni comunali e regionali. Ancora una volta, come nei tempi migliori della nostra storia, sarà dai Liberi Forti che dovrà venire questa offerta, declinata sui principi della dottrina sociale cristiana, che il nuovo Pontefice romano non si stanca di richiamare, sperando che la sua voce possa scendere tra gli ampi rami della Chiesa italiana e raccolta con determinazione da noi laici, impegnati a inverarli nella “città dell’uomo”.