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venerdì, 13 Giugno, 2025
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Da Bruxelles a Los Angeles, il fragile equilibrio delle democrazie

Il diciottesimo pacchetto di sanzioni europee alla Russia e la repressione militare delle rivolte a Los Angeles mostrano due volti della crisi occidentale. Le conseguenze possono essere globali.

Sanzioni europee: deterrenza o accanimento?

La Commissione Europea ha presentato il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, da approvare al prossimo Consiglio. Nel mirino ci sono banche ed energia: si è deciso di chiedere di abbassare il prezzo per il petrolio russo a 45 dollari a barile. Le forze antiUe, nazionaliste e populiste hanno già evidenziato come ormai la Commissione Ue sembri più interessata a far male a Putin e alla sua cerchia di oligarchi che non a portare benessere ai cittadini europei. E per quanto possa essere spiacevole prenderne atto, è una narrativa che sfonda nelle pubbliche opinioni europee.

I Marines nelle strade dAmerica

Dall’altro lato dell’Atlantico, anzi, nella costa pacifica, sta accadendo qualcosa di incredibile. I disordini di questi giorni a Los Angeles non sono una novità, sia chiaro. C’è una tradizione di rivolte urbane in aree depresse, sporche e senza servizi, scatenate da fasce della popolazione prive di sostegno sociale. Questa volta, però, c’è un’inquietante novità: l’utilizzo delle forze armate (Marines) per reprimere i disordini. Senza scomodare il film dello scorso anno Civil War, non siamo di fronte a un fatto marginale o pittoresco. L’impiego delle forze armate sul suolo nazionale è un tabù che risale ai primordi della storia degli Stati e di quella militare. Per capirci: nella Roma antica, le legioni non erano autorizzate a varcare il Rubicone, confine tra la Gallia Cisalpina e il territorio italico. Ancora oggi, in Italia, “Strade Sicure” è coordinato dalla polizia e i militari offrono supporto senza i poteri delle forze dell’ordine.

Il cordone ombelicale tra Usa ed Europa

La violazione di questa antica prassi è spesso stata prodromo di un’involuzione autoritaria che potrebbe sfociare in una guerra civile. Trump prosegue nel metodo di forzare leggi e regole per vedere fino a che punto può spingersi. È un gioco pericoloso dagli esiti imprevedibili: un sistema autoritario negli Usa o un conflitto civile. Una possibile evoluzione drammatica in America non è da derubricare a fantasia.

Gli Stati Uniti sono il crocevia politico, industriale, economico, scientifico e finanziario del pianeta, nonostante la narrativa di un mondo multipolare. E per quanto sembri paradossale, il cordone ombelicale fra Europa e Usa non si spezza facilmente.

Se crollano gli Stati Uniti, crolla il mondo

Il collasso sociale degli Usa avrebbe conseguenze planetarie. Ad esempio: chi garantirebbe il debito? Chi fornirebbe i servizi tecnologici indispensabili per noi o, peggio ancora, chi impedirebbe a qualche stato canaglia di sferrare un attacco contro un vicino più debole sapendo che una lotta intestina sta divorando la superpotenza? Chi gestirebbe i servizi finanziari che garantiscono lo scambio virtualizzato di servizi?

Il rischio è che ad uscire più integri, siano quei paesi come la Russia, dove dipendenze economiche, finanziarie e militari sono sicuramente minori. Neanche la Cina, nonostante la sua capacità produttiva, è in grado di provvedere alla propria autonomia finanziaria e scientifica, senza contare la crisi di un mercato centrale per i propri prodotti.

Augurarsi una crisi statunitensi è da folli. Restare fermi senza agire è ancora più sciocco.