Si fa un paragone improprio quando si accosta il governo Ciampi con quello in formazione di Mario Draghi.

Il Governo Ciampi del 1993 ottenne alla Camera 309 voti favorevoli , 185 astenuti e 60 contrari. Per la nascita del Governo Ciampi fu determinante il ruolo della Dc che non abdicó alle sue responsabilità di partito di governo ponendo al centro della azione politica, il rigore nei conti pubblici per recuperare fiducia e credibilità, una politica dei redditi con il concorso dei sindacati e delle imprese. Ciampi fu proposto al Presidente della Repubblica Scalfaro da Martinazzoli su indicazione del capogruppo Bianco come ha testimoniato lo stesso Martinazzoli nel suo libro memorialistico.

Non mancarono con Ciampi momenti di vedute significativamente diverse come alcune scelte sulle privatizzazioni e in particolare sulle public company.
Il quadro politico attuale è profondamente diverso.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo il fallimento della esplorazione del Presidente della Camera sulla riproposizione di un Conte ter, si è assunto la responsabilità di affidare l’incarico a Draghi, per il suo prestigio internazionale, al fine di formare un governo di salvezza nazionale, partendo dalla assenza di una base parlamentare che dovrà essere costruita con la forza di Draghi, del suo programma, della sua credibilità .
Non vediamo oggi una forza politica che si assuma quel gravoso onere che ebbe con coraggio e determinazione la Dc.

Si stanno infatti smarrendo su questioni minori e pregiudiziali politiche piuttosto che affrontare i tre grandi obiettivi indicati da Mattarella.
Il Presidente incaricato Mario Draghi supererà agevolmente la difficile prova perché tutte le forze politiche sono senza via d’uscita. Assisteremo a turbolenze in tutte le forze politiche; si determineranno scissioni e ricomposizioni perché è in gioco il futuro del Paese che non può essere affidato a dilettanti. Le risorse europee richiedono programmi, valutazioni idonee, piani esecutivi controlli stringenti.
Il Paese guarda con fiducia alla nuova fase che rimuove equilibri più avanzati, quelli si legati ad una visione demartiniana, non legittimati dal voto popolare che hanno portato ad uno spreco assistenzialista riponendo al contrario la necessaria attenzione a rideterminare le condizioni per lo sviluppo del Paese.