Esiste un grande scarto tra la propaganda – “attività di disseminazione di idee e informazioni con lo scopo di indurre a specifici atteggiamenti e azioni” (1) – e quella che Machiavelli definiva come “verità effettuale”, ossia la descrizione realistica e non distorta degli atti e dei fatti. Ogni detentore del potere dovrebbe, da un lato, fondare la propria azione politica sulla verità effettuale, ma dall’altro, spesso utilizza la propaganda per consolidare il suo potere. Ciò è avvenuto con tutti i governi e accade anche con l’attuale governo di destra, che controlla gran parte del sistema televisivo pubblico e privato, con Tele Meloni e le tre reti Mediaset, lasciando a La7 il ruolo di unica voce critica. Anche i quotidiani si dividono lungo linee editoriali dominate da ideologie socialmente condizionate, a destra come a sinistra, a scapito di un pensiero critico.
Questa contrapposizione tra propaganda e verità effettuale è particolarmente evidente nei provvedimenti del governo sul bilancio dello Stato. Ad esempio, il governo può sostenere, numeri alla mano, di aver destinato più risorse alla sanità, ma l’opposizione dimostra facilmente come il rapporto tra spesa sanitaria e PIL sia inferiore a quello dei precedenti governi e insufficiente rispetto alle reali esigenze del settore. Non a caso, i diversi attori della sanità avvertono: “Così si va verso il collasso del sistema sanitario nazionale”.
Lo stesso vale per i provvedimenti finanziari del ministro Giorgetti: la tassa sugli extraprofitti bancari si è ridotta a un’anticipazione di cassa, una sorta di prestito, mentre per i lavoratori autonomi è stato introdotto l’ennesimo condono. Nel frattempo, i lavoratori dipendenti e i pensionati continuano a subire la tassazione alla fonte, perpetuando un sistema di ingiustizia fiscale sempre meno tollerabile. Attendiamo le tabelle definitive del bilancio per capire quanto saranno colpiti Comuni e Regioni, oltre ai tagli del 5% già decisi per i ministeri, e quale impatto questi avranno sui servizi ai cittadini.
Alle distorsioni della realtà propagandate dal governo si contrappongono le prime risposte della società: scioperi nel settore dei trasporti in crisi, nella scuola, nei vigili del fuoco, nell’INPS e nella pubblica amministrazione, fino al comparto metalmeccanico, che sta affrontando una delle crisi più gravi della sua storia.
A tutto ciò si aggiungono i dati drammatici sulla povertà in Italia: 2,2 milioni di famiglie, pari a 5,7 milioni di persone, vivono in povertà assoluta, secondo i dati ISTAT del 2023. La povertà è più diffusa nel Mezzogiorno, dove colpisce il 10,2% delle famiglie, seguita dal Nord-Ovest (8,0%) e dal Nord-Est (7,9%). Questi numeri descrivono una “verità effettuale” che nessuna propaganda può negare. Solo una visione socialmente condizionata può oscurare il pensiero critico necessario per comprendere cosa sta accadendo in Italia.
Non meno preoccupante è la situazione in politica estera. Per la seconda volta, la nostra Presidente del Consiglio è stata esclusa dal “quartetto di Berlino” sull’Ucraina. I nostri alleati continuano a mostrare incertezze verso un governo che appare ambiguo, diviso tra l’atlantismo della premier e il sostegno a Putin del vicepremier Salvini. Allo stesso modo, mentre Giorgia Meloni si vanta del suo discutibile “modello albanese” per la gestione dei flussi migratori, applaudito da alcuni Stati sovranisti, Francia, Germania e Spagna hanno risposto con un netto NO, ampliando l’isolamento dell’Italia in Europa anche su questo fronte.
Serve una seria alternativa a questo governo, espressione della maggioranza della minoranza elettorale. In un panorama politico confuso a sinistra, si attendono segnali dall’area cattolico-democratica, liberale e cristiano-sociale, ancora frammentata e divisa. Alcuni amici mi criticano per il mio insistente richiamo a un nuovo centro politico, ma credo che, per il bene dell’Italia, è proprio da lì che si dovrebbe ripartire, per evitare che il malcontento sociale, privo di un’adeguata rappresentanza politica, sfoci in situazioni difficili da gestire.