Può senz’altro essere ambiguo e triste, ma chi più e chi meno, siamo fatti tutti così: i grandi cambiamenti, quelli che esigono forzature sulle nostre abitudini, egoismi, timori, mancanza di coraggio, come d’incanto avvengono sempre in presenza di grandi eventi vissuti da tutti come pericolo per il futuro.

Anzi la paura degli accadimenti, più destabilizza ogni certezza, più le mete del cambiamento sono assicurate. Dunque, aldilà di una sparuta minoranza che con costanza coerenza ed abnegazione sostiene una volontà di obiettivi importanti per una comunità, solo la drammaticità degli eventi riesce come in una magia a sciogliere tutti i nodi aggrovigliati della selva intricatissime di barriere che fino a quel momento si sono frappostisi. Questo ho pensato in queste ore, di fronte di un grande cambiamento di prospettive europee, avvenuto tutto in una settimana. Rimettiamo in ordine gli elementi straordinari dell’accaduto!

Dopo le gaffes della La Garde, che alla domanda di giornalisti che gli chiedevano se fosse intenzione della Bce di intervenire a sostegno dell’Italia per l’aumento dello spread, ha risposto perentoriamente che non rientrano nei compiti della Banca Centrale Europea intervenire. Eppure la stessa Christine La Garde, appena pochi giorni dopo, come colpita sulla strada di Damasco annunciava la messa a disposizione di ben 750 miliardi di euro per proteggere i paesi dell’Unione debitori, dalle speculazioni della finanza sul rialzo nelle aste degli acquisti di Bond.

Passato qualche giorno, clamorosamente, la Cancelliera Angela Merkel risponde positivamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul progetto di emissione eventuale di ‘euro Bond’ che ne la Germania, ne altri paesi del nord Europa hanno mai voluto accettare, come accaduto con la proposta di Giulio Tremonti nel corso dell’inizio della crisi di 10 anni fa.

Ancora in questi giorni la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, annuncia che viene sospeso il patto di stabilità, così anche l’Italia potrà provvedere a spendere ciò che serve per far fronte alle varie necessità straordinarie riguardo alla sanità pubblica e riguardo alla spesa per sostenere lavoratori e sistema produttivo.
Beh, di fronte ad un trittico di questa portata, non possiamo che tirare un respiro di sollievo. Tra tante sofferenze almeno si potrà far fonte ad ogni necessità. Credo che però queste decisioni potranno portarci dopo la crisi ancora molto oltre il cammino sinora fatto riguardo l’Europa. Infatti una ‘compromissione così intensa’ di tutti gli Stati membri su scelte finanziarie così rilevanti, presuppone che tutte le strategie economiche avranno bisogno di poteri che vanno oltre il coordinamento. Infatti, avere tutti in salvo nella barca, dovrà presupporre che tutti dovranno remare all’unisono. Significa il controllo stretto sulle entrate ed uscite di tutti i paesi UE, dovranno essere sotto controllo, gestito pressoché federalmente, compreso naturalmente un solo fisco.

Credo che i calcoli dei leader europei tradizionalmente più scettici su queste misure, risiedono sulla convinzione che nel mondo in cui viviamo, fatto di pandemie e giochi ormai chiari anche ai ciechi di altre potenze straniere che tramano contro l’evoluzione della Unione Europea, che gli egoismi possono avere un costo infinitamente pesante senza una vera dimensione Statale Continentale, di garanzia per ciascun popolo europeo. Devo dire che da europeista quale sono sempre stato, nutro molta più fiducia per il futuro. Nel contempo, spero anche che coloro che esercitano costantemente, nei fatti, una pressione contro tutto ciò che è Europa cambino strategia presto. Tanto si è capita l’antifona che muove taluni disposti a tutto pur di guadagnare consenso; e mi fermò qui.