De Gasperi e Paronetto: l’alleanza tra popolari e giovani cattolici.

Riportiamo l’intervento con il quale l’ex ministro ha introdotto il seminario, tenutosi venerdì scorso alla Camera dei Deputati, sul libro di Stefano Baietti (L’idea di ricostruzione. Gli anni della prepolitica, Edizioni Eurilink).

Nel corso dell’autunno del 2013, settanta anni dopo la pubblicazione del Codice di Camaldoli, a conclusione di un seminario organizzato per analizzare i vari aspetti che portarono alla sua elaborazione si decise di chiedere a Stefano Baietti di svolgere una ricerca sulla preparazione – definita prepolitica – cui Alcide De Gasperi si dedicò intensamente, a partire dal 1940, prima di assumere la funzione guida della ricostruzione italiana, materiale e morale, e di concorrere in modo decisivo a dare all’Italia la Costituzione, chiamata a promuovere l’unità,  lo sviluppo e la pace della società nazionale.

Eravamo in presenza di cambiamenti politici epocali: era caduto il muro di Berlino e la divisione bipolare lasciava il posto a un mondo multipolare e alla crescita economica dei grandi Paesi “arretrati”.

In Italia ci si interroga sulla sparizione dei grandi partiti, protagonisti della grande ricostruzione e sviluppo del Paese, e sul futuro, alla ricerca di nuove istituzioni, di nuovi rapporti tra società e politica. I militanti del partito unico dei cattolici, dopo cinquanta anni di governo del Paese (un tempo certamente lungo) e dopo il Concilio Vaticano Secondo, (la dichiarazione sulla libertà religiosa) si sentono attratti da nuove esperienze nelle nuove realtà “partitiche”. Accanto ai due protagonisti principali della società industriale irrompono, ormai, sulla scena del mondo, nuovi soggetti, movimenti, organizzazioni, nuovi modi di aggregarsi, di unirsi, di progettare il futuro. Sono uniti dai grandi movimenti etici, spirituali e religiosi, intorno ai temi dell’ecologia, della pace, dello sviluppo, dei diritti umani, che attraversano le frontiere dell’umanità, unendole o separandole in una logica del tutto meta-politica e meta-statale. Con questa società la politica deve cercare punti di convergenza, trovare nuovi canali di comunicazione. È un patto associativo che dovrebbe rifiorire nelle relazioni tra l’ordine politico e l’ordine sociale dopo troppo tempo in cui la politica ha trovato tanta sicurezza nel patto di assoggettamento e di dominio. Non si può più dialogare con l’attenzione solo ai sistemi elettorali, perché così facendo si crea solitudine che scatena violenza e allontana la gente dalla partecipazione al voto.

Tra le tante riflessioni sul Codice di Camaldoli che furono sviluppate nel Seminario del 2013, lontano da nostalgie ideologiche, in molti si chiesero se non fosse utile approfondire il passato prossimo e in particolare quella breve fase, definita prepolitica, che portò alla stagione della ricostruzione del Paese e alla scrittura della Costituzione italiana con il coinvolgimento di quasi tutte le forze politiche del Paese.

Oggi presentiamo in questa sede della Camera dei Deputati (ringraziamo ancora volta il Presidente e i Parlamentari che sono chiamati a rappresentare il Paese) i quattro volumi di Stefano Baietti focalizzati sugli anni della prepolitica di cui fu protagonista Alcide de Gasperi, coadiuvato da altri ricostruttori, quali, Donato Menichella, Ezio Vanoni, Luigi Einaudi, Giovanni Battista Montini e il giovane amico cui tutti fanno riferimento, Sergio Paronetto, che muore appena finito di trasferire il proprio insostituibile contributo.

Prima di sottolineare alcune delle scelte più significative vorrei dire ai lettori di non dimenticare che tutto avvenne nella difficile posizione dell’Italia ai confini della guerra fredda tra i due blocchi e con il più grande partito comunista di occidente (conventio ad escludendum).

Anche coloro che in quel momento non sostennero De Gasperi, a poco a poco, anche nel tempo presente, gli riconosceranno, tra le sue doti, quella della statura e della creatività nella politica, quella capacità di immaginare politiche di intervento e rimanendo stupiti di fronte all’abbondanza di programmi mandati in esecuzione: dalle riforme sociali nel riscattare la condizione subalterna dei disoccupati e dei poveri e in particolare dei contadini, nell’affrontare il dualismo tra il Nord e il Sud del Paese, nell’inserimento dell’obbligo della scuola di base, nell’adottare le più coraggiose scelte politiche nel mondo bipolare; si pensi alla decisione del 1947 di superare la partecipazione al governo dei socialisti e comunisti, all’adesione all’Alleanza Atlantica e alla Nato, al sogno dell’Europa Federale, alla proposta della CED e del progetto di Costituzione federale approvata dall’Assemblea “ad hoc” della CECA “Costituzione europea”.  Il preambolo era particolarmente significativo: “Noi popoli della Repubblica federale Tedesca, del Regno del Belgio, della Repubblica francese, della Repubblica Italiana, del Granducato del Lussemburgo e del Regno dei Paesi Bassi abbiamo deciso di creare una Comunità Politica”. Il Trattato della CED non venne – come sappiamo – ratificato dal Governo Francese di Mendès France. E i nodi – ancora aperti oggi – sono contenuti nella lettera di De Gasperi al nuovo Segretario Politico della DC nel 1954, Amintore Fanfani. E non si parlò più di Comunità politica.

De Gasperi affrontò alla Conferenza di Parigi il gelo degli Stati vincitori con queste parole: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”.

De Gasperi, in questo tempo di prepolitica, avvia la costituzione dell’unico partito laico di ispirazione cristiana e, oltre i popolari, che con lui hanno sofferto la persecuzione del regime fascista, stringe il rassicurante e fruttuoso collegamento con Giovan Battista Montini, con i giovani studenti universitari (FUCI), con i laureati cattolici e molti “professorini” del Nord e, alla fine, accetta l’idea di un pluralismo sindacale libero e autonomo.

La maggioranza di questi giovani ha meno di trenta anni e De Gasperi stringe una fitta collaborazione con un giovane, Sergio Paronetto, di solida formazione cattolica, economica, internazionale, e già vice direttore all’IRI, che si rivelerà strategica e determinante e che gli consentirà di fare un tuffo nella modernità e nelle fonti che arbitreranno il mondo a guerra finita.

D’altro canto, sono pochi i politici e gli imprenditori che si affacciano con determinazione alla nuova democrazia italiana; nei loro confronti Paronetto svolgerà un ruolo fondamentale per introdurre una cultura su come vanno viste dall’interno la democrazia politica, la democrazia economica, la società pluralista, di cosa siano le industrie, le banche “viste da dentro”.

In questo modo Paronetto diventa il prezioso collaboratore di De Gasperi e del suo Partito. Il lettore si meraviglierà della frequenza con cui il nome di Paronetto viene citato in questi libri. È morto giovanissimo e le generazioni successive non ebbero che rarissime informazione della sua vita.

Paronetto insiste con De Gasperi che, prima di cominciare a immaginare la libera dialettica tra le forze democratiche, è assolutamente necessario, constatato il livello di distruzione morale, oltre che materiale, raggiunto in Italia per le vicende della guerra e della guerra civile, ricominciare daccapo con le definizioni più elementari sulle quali cercare la convergenza con le altre forze politiche: un lessico civile da tutti condiviso.

Si tratta di immaginare i principi dell’ordinamento sociale, i principi dell’ordinamento economico e i principi dell’ordinamento politico. Intanto, i “principi dell’ordinamento sociale”, che è il vero titolo del Codice di Camaldoli, sono pronti già dal 1943, anche se Montini ne pretende una attenta revisione da parte di Paronetto; il Codice uscirà nel 1945, poco dopo la morte del suo autore. Non ci sarà un corpus organico per i principi dell’ordinamento economico e i principi dell’ordinamento politico. Ma ci sarà molto materiale prezioso, frutto delle elaborazioni dei colloqui del periodo pre politico.

Stefano Baietti ha scritto queste pagine con la cura di contribuire a far crescere una rete, anche con personalità di diverse culture e sensibilità, per capire – fuori dalle ideologie e dai totalitarismi del secolo breve – come rimettere in campo gli obiettivi di crescita morale oltre che economica e sociale del nostro Paese e dell’Europa.

Nel libro viene anche dato molto respiro ai quattro radiomessaggi pontifici dal 1941 al 1944, al Codice di Camaldoli, al fondamentale discorso di investitura delle ACLI pronunciato da Pio XII l’11 maggio 1945 (nove giorni prima della morte prematura del giovane valtellinese) in cui si perviene a un picco alto e coraggioso, insuperato, della dottrina sociale della Chiesa: in tutto sei documenti, tutti di mano di Paronetto, che vanno considerati insieme ai quattro documenti degasperiani: il Testamento politico 1942 firmato De Gasperi (!) e i tre testi programmatici della Democrazia Cristiana firmati Demofilo. Sono quindi dieci i documenti della prepolitica tra il 1941 e il 1945 stesi in qualità di ghost-writer da Sergio Paronetto.

La loro rilettura oggi potrebbe dare (forse) speranza a che la politica quale noi la conosciamo ai nostri giorni avvii un processo di auto-emendamento per tornare dove il pensiero – per l’Italia, per l’Europa, per il mondo – era già arrivato ottant’anni fa.

Sta ora ai quattro autorevoli studiosi entrare nel merito di quelli che furono quegli anni e come dicevano gli antichi e come potrebbero dire anche  i lettori di questi libri “sit finis libri non finis quaerendi”.