Ripubblichiamo Radicati e il testo della conferenza (in allegato) di De Mita.
Il Presidente del Consiglio si recava nella capitale sovietica, ricevuto calorosamente dal Segretario generale del Pcus, Michail Gorbačëv, per discutere sul futuro delle relazioni tra Est ed Ovest. Il 15 ottobre, presso l’Accademia delle Scienze, teneva un discorso di ampio respiro. Oggi, in piena guerra sulla frontiera orientale dell’Unione europea, questo straordinario discorso di Ciriaco De Mita – è noto che vi contribuì Ruggero Orfei, scomparso alcuni giorni fa – permette di cogliere amaramente la distanza tra le speranze di allora e la dura realtà del presente. Qui presentiamo un’analisi, ancora allo stato preliminare, dell’ambasciatore Radicati, all’epoca Ministro-Consigliere all’ambasciata a Washington
Ho letto con attenzione il discorso pronunciato da De Mita quasi 35 anni orsono (!) a Mosca. Il mondo attuale è ovviamente ben diverso, troppi ed estremamente importanti essendo stati i cambiamenti nel frattempo intervenuti. Di conseguenza, la descrizione che l’oratore fa della situazione ne risente e non poco.
Ciò detto, il concetto che mi ha colpito è stato laddove l’oratore sottolinea la grande forza di attrazione che la Comunità Europea stava esercitando, in particolare dal punto di vista economico, nei confronti degli altri Paesi europei; le conseguenti pressioni per nuovi allargamenti nonché la crescita dei rapporti della Comunità con Paesi a diverso sistema economico. Tutto questo avrebbe potuto portare ad un processo di integrazione e rafforzamento economico in grado di generare, se privo di disegno politico, ad uno squilibrio in materia di sicurezza.
È quanto, in un certo senso, è avvenuto: l’allargamento dell’Unione Europea ai paesi ex-socialisti ha via via provocato uno squilibrio nei rapporti Est-Ovest sicuramente sgradito a Mosca (Putin). Interessante, anche il riferimento alle “oscillazioni” tra aspirazioni disarmiste e spinte riarmiste in grado di generare preoccupazioni circa il futuro dei rapporti Est-Ovest, con la necessità, pertanto, di elaborare una politica della sicurezza che le eviti e/o ne minimizzi l’impatto. Al riguardo, mi chiedo se ciò sia stato, realmente ed in forma continuativa, realizzato.
Infine, rimarchevole l’auspicio – rimasto, purtroppo, tale – di un piano di cooperazione tra Est ed Ovest (sulla falsariga del Piano Marshall), con i Paesi dell’Europa Orientale, se autori questi ultimi di una proposta “coerente e credibile” intesa a creare una maggiore cooperazione economica fra le due parti. In conclusione, il discorso di De Mita – ripeto – pur riflettendo la situazione di quell’epoca (dopo l’avvento di Gorbacev), presenta più di uno spunto meritevole di riflessione.
Occorre tornarci sopra.