Sembra ormai accreditata l’idea che con la parola “nerd” si definisce chi è intestardito sulla tecnologia, videogiochi e quant’altro. Da principio, questa passione si appuntava anche ad una persona sospettata di essere chiusa nel suo mondo e poco incline alle relazioni sociali.
In un tentativo di riabilitazione, pare che Gerald Sussman, un professore del celebre MIT di Boston esaltasse, al contrario, la figura dei nerd e di come fosse giusto essere degli intellettuali. Studiare e imparare è per quel docente la condizione “per competere nel predominio sociale”, con una chiave di lettura della realtà non proprio incline ad una pacifica convivenza.
In questi giorni agli onori della cronaca è assurto tal Liang Wenfeng, un cinese esperto di informatica che ha acquistato migliaia di unità di elaborazione grafica Nvidia per realizzare il suo progetto di intelligenza artificiale, facendo schiattare di invidia i big della materia come OpenAI, Google, Meta o Anthropic.
Forse Liang era un predestinato. Il suo nome sta per eccellente e sembra che possa essere ricondotto anche all’idea di forza, stabilità e integrità. Insomma, uno che nella vita ce la fa sugli altri 999.
Con la sua impresa ha fatto perdere in un giorno a Wall Street 600 miliardi mettendo in ginocchio i titoli tecnologici dei giganti del settore. Il buon Liang con solo 6 milioni ha infatti creato prima DeepSeek-V2 e poi a seguire DeepSeekR1; come se avesse realizzato, è stato osservato, una sorta di IPhone con il costo minimo di 30 dollari.
Sembra che dalle parti della Silicon Valley, dove hanno investito miliardi per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale, non sanno come arginare sentimenti di disperazione e neanche il silicone riesce a sigillare i canali lacrimali di quella esclusiva comunità.
Non andrebbe mai elusa la lezione che ci dà la storia o la lettura biblica per cui non sarebbe la prima volta che crollano a terra imperi ritenuti impermeabili agli strali del destino.
Il colosso di Rodi si frantumò a causa di un terremoto seppur non finanziario. Ancora, al Re Nabucodonosor apparve in sogno un gigante che aveva la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla. Fu sufficiente un piccolo sasso tirato da Dio perché precipitasse a terra sgretolandosi.
Per i meno avvezzi DeepSeek è una chatbot, che altro non è se non un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano. Liang ha voluto chiamarlo “Ricerca profonda” forse ispirato dalla idea che in quel campo c’è sempre da scavare e da innovare, non potendosi mai dire arrivati al punto finale. Non è proprio una gola profonda ma poco ci manca.
Ad ulteriore sfregio, DeepSeek è gratis ed anche open source, cioè a dire che il codice di questa intelligenza artificiale è aperto. Ne deriva che l’intero modello è ispezionabile, modificabile e perfezionabile da chiunque. Ognuno può sbizzarrirsi a metterci su le mani per tirarne fuori una versione ancora più avanzata.
Del resto la materia è di quelle che si prestano ad essere continuamente superate ed aggiornate. Così che il padrone d’oggi, domattina può ritrovarsi d’improvviso senza più nulla in mano.
Eppure ci sarebbe un modo per evitare queste eventuali tragedie, il declino repentino e feroce di chi comanda o del depositario di quella scienza. Basterebbe smettere di applicarsi e di inventare e saper dire stop alla smania continua di aggiungere altro a ciò che già è sufficiente.
In origine inventare significava sapere trovare, scoprire un qualcosa che in qualche caso già era presente. Con il tempo ha poi definito la capacità di immaginare, con guizzo del genio umano, la possibilità di trovare quello che invece prima non esisteva. Andare insomma a favore di vento per tirar fuori un’idea che non aveva alcuna origine in precedenza.
Si dovrebbe forse avere qualche volta il coraggio di rinunciare ad andare sempre ossessivamente ed ostinatamente avanti e sapersi con saggezza fermare. Pensare vuol dire pesare con precisione le proprie azioni e le proprie scelte. Sarebbe già abbastanza a limitarsi ad un inventario dell’attuale per andare verso il futuro senza l’ossessione e il timore di essere di colpo disarcionati dal trono in cui si è seduti. Non sarà così e non è detto che per gli uomini d’oggi sia certamente un bene.