C’è qualcosa che non torna nel lamento di tanti di noi per la piega che ha preso da ultimo, e sempre più, la politica di casa nostra.
Certo, Meloni e Schlein sembrano fare a gara a chi tra le due dice la cosa più forte e, spesso, la più greve. E puntualmente, l’indomani, si leva il coro delle critiche per il vittimismo dell’una e l’aggressività dell’altra, prive entrambe del senso della misura.
Quando poi si contano i numeri degli elettori che disertano le urne, viene quasi naturale segnalare che forse sono proprio tutti quegli eccessi a trattenere la gente dall’andare a votare. Tutto vero e tutto giusto.
Manca qualcosa, però. E cioè la capacità di offrire prodotti diversi a un mercato politico così poco soddisfatto della merce disponibile. In una parola, manca il centro. Che non può essere, in tempi come questi, l’ombelico del Paese. Ma non può neppure rinunciare a dire la sua a fronte delle altrui esagerazioni.
È ovvio che la legge elettorale costituisce, a tutt’oggi, una remora poderosa per un’iniziativa che si collochi altrove rispetto ai due schieramenti principali. Ed è assai probabile che a questo stallo del centro concorra anche l’eccessiva prudenza di quanti lo invocano segretamente ma poi si acconciano a piantare le loro tende qua e là, sia pure come ospiti non proprio trattati per come pretenderebbero.
Ma forse, tra le righe, si può leggere qualcosa in più della prudenza e di un certo conformismo. E cioè il dubbio che il derby tra opposti radicalismi, alla fine, non sia poi così lontano dal sentimento popolare. Salvo lamentarsene un attimo dopo. E con ottime ragioni, peraltro.
Fonte: La Voce del Popolo – Giovedì 23 ottobre 2025
[Articolo qui riroposto per gentile concessione dell’autore e del direttore del settimanale della diocesi di Brescia]

