Diamo nuova spazio al protagonismo dei cattolici popolari e democratici.

Attorno a ‘Il Domani d’Italia’ può ripartire un processo di ricomposizione politica ed organizzativa dell’area cattolico popolare e sociale. Basata con la sudditanza culturale e l’emarginazione politica.

C’è un filo rosso che lega i cattolici democratici e popolari, l’area Tempi Nuovi, il blog ‘Il Domani d’Italia’ e la prospettiva per ricostruire un Centro dinamico, riformista, democratico e di governo. E il filo rosso lo si potrebbe riassumere con 6 parole: un rinnovato protagonismo politico dei Popolari. Perché di questo alla fine si tratta. In discussione, infatti, non c’è la fretta di dar vita a sigle e movimenti sterili, irrilevanti ed insignificanti come ormai siamo tristemente abituati da troppi anni. Nè, d’altro canto, si tratta di disegnare scenari prendendo atto a priori della nostra impotenza politica e progettuale.

No, molto più semplicemente la posta in gioco è, adesso, quanto mai chiara. E cioè, rilanciare e riattualizzare la cultura, il ruolo e la mission dei cattolici democratici, popolari e sociali per un nuovo progetto politico. Il tutto attorno ad un organo che, da tempo, si caratterizza per un profilo di elaborazione politica, culturale, sociale ed economica: ‘Il Domani d’Italia’.

Senza arroganza intellettuale – che storicamente non ci appartiene – e senza alcuna presunzione di esclusivismo, in gioco c’è però volontà di uscire da una situazione di emarginazione e di sudditanza culturale che da troppo tempo accompagna ormai la presenza e il ruolo dei cattolici popolari impegnati in politica e nel dibattito pubblico più in generale. Certo, siamo perfettamente consapevoli che la sfida è difficile ed impegnativa. Ma siamo altresì convinti che solo attraverso il ritorno alle origini della nostra esperienza storica sarà possibile ritagliare un rinnovato ruolo per dare un contributo originale e significativo al rinnovamento e al cambiamento della politica italiana.

La stagione della testimonianza sterile e sostanzialmente insignificante all’interno di partiti ostili o che perseguono un altro progetto politico e culturale – come ad esempio il Pd a guida Schlein – o a titolo personale in altri soggetti politici, sono ormai alle nostre spalle. Non passa attraverso quella strada nè una ricomposizione dell’area cattolico popolare e sociale e nè, tantomeno, una spinta a ridisegnare gli equilibri politici nel nostro paese. Ma questo nuovo ruolo può arrivare solo da una ripresa dell’iniziativa politica con la finalità di ritornare protagonisti attorno ad un progetto, ad una proposta e ad una visione di società. Insomma, detto in altre parole, in gioco c’è la coerenza e la fedeltà ad una tradizione. Storica, politica, culturale e sociale. E questo, come nella migliore tradizione democratico cristiana e cattolico popolare, non può che avvenire attorno ad una rivista.

E il ‘Domani d’Italia’ risponde a questo requisito. Come, nel passato recente e meno recente, lo sono state riviste e organi di informazione che hanno contribuito a formare le classi dirigenti della tradizione cattolico democratico e popolare. Perchè forse è giunto il momento di dirlo ad alta voce e senza ulteriori tentennamenti: è finita, cioè, la stagione dei “cattolici indipendenti di sinistra” da un lato e la deriva “gentiloniana” nel rapporto con la politica dall’altro.

Si apre, dunque, una nuova stagione anche per la nostra cultura politica. E dobbiamo essere all’altezza della situazione. Su un triplice versante: su quello dell’elaborazione politica e culturale; sulla chiarezza della prospettiva politica e anche, e soprattutto, nella dimensione organizzativa e territoriale. Seguendo sino in fondo il monito di Pietro Scoppola di saper legare in un disegno armonioso e fecondo “la cultura del comportamento con la cultura del progetto”.