Gentile Direttore,
leggo sempre con interesse gli interventi che il suo quotidiano ospita sul tema – ricorrente, ma ancora irrisolto – della ricostruzione di un’area politica centrista e popolare. Condivido molte delle analisi che vengono proposte: la frammentazione dell’area, l’assenza di una leadership riconosciuta, l’urgenza di un progetto riformista e di governo.
Tuttavia, ogni volta mi domando: dov’è la proposta concreta che possa camminare sulle gambe di una persona, di un gruppo, di una comunità politica vera?
Forse il nodo è proprio questo: restiamo ancorati a una visione della politica legata al passato – per quanto nobile e ricca di valori – ma spesso incapace di dialogare davvero con la modernità e con la complessità del tempo presente. Ne sono consapevole, e parlo anche per me stesso: rischiamo di muoverci in un perimetro autoreferenziale, chiuso, che fatica a comprendere il mondo esterno.
Ribaltare il metodo
Occorre ribaltare il metodo. Il primo passo è uscire da noi stessi, osservare con lucidità il contesto attuale, e capire quali sono oggi i bisogni profondi della società italiana, al di là delle categorie tradizionali.
Il secondo è chiederci come una visione politica ispirata ai valori del popolarismo possa incarnarsi oggi, offrendo risposte credibili, concrete e non ideologiche.
Per costruire un progetto politico credibile e radicato nel presente, è necessario partire da priorità visibili, urgenti, riconoscibili nella vita quotidiana delle persone. Temi su cui valga davvero la pena impegnarsi e attorno ai quali possa nascere una proposta politica capace di coinvolgere, mobilitare e dare voce a un’area oggi frammentata.
Otto punti per ripartire
- Disaffezione dal voto e riforma elettorale
L’astensione è ormai il primo partito in Italia. La distanza tra cittadini e politica si colma solo restituendo senso al voto. È urgente una riforma elettorale che garantisca rappresentanza, partecipazione, trasparenza nella scelta delle leadership. Collegi più piccoli, preferenze, primarie, strumenti di democrazia interna: tutto ciò deve tornare al centro dell’agenda.
- Serietà e coerenza tra proposta politica e azione di governo
La crescente sfiducia nasce anche dalla distanza tra promesse elettorali e scelte di governo. Un progetto centrista deve rompere questa dinamica: servono proposte serie, sostenibili e realizzabili, capaci di parlare alla realtà. La credibilità è fatta anche di coerenza.
- Transizione digitale e modernizzazione dello Stato
Una pubblica amministrazione moderna, accessibile, efficiente è il primo banco di prova per una politica riformista. Digitalizzazione dei servizi, superamento del digital divide, lotta alla burocrazia: sono queste le infrastrutture della cittadinanza.
- Ambiente e sostenibilità sociale
La transizione ecologica è una sfida che tocca economia, lavoro, salute, giustizia tra generazioni. Una forza centrista deve saper coniugare innovazione e inclusione, ambiente e sviluppo.
- Politiche familiari e natalità
Il declino demografico chiede risposte serie: sostegno alla genitorialità, servizi per l’infanzia, fiscalità familiare. Serve un impegno stabile e strutturale, non bonus estemporanei.
- Integrazione e cittadinanza attiva
L’Italia è già oggi una società plurale. Non basta gestire i flussi: serve una visione di cittadinanza responsabile, con regole certe, percorsi di inclusione e formazione civica.
- Lavoro e formazione per il futuro
Un centro moderno investe su occupazione qualificata, formazione continua, orientamento e dialogo tra scuola, università, impresa. Occorre superare la frattura tra lavoro garantito e precarietà diffusa.
- Giustizia accessibile e istituzioni efficienti
Il funzionamento della giustizia incide sulla vita delle persone. Serve una giustizia più rapida, comprensibile, umana, e istituzioni meno farraginose, più trasparenti, più prossime.
Un metodo democratico per ricominciare
Su questi temi si può iniziare a costruire un progetto politico.
Ma tutto ciò resta velleitario se non si affronta con coraggio il nodo del metodo organizzativo. Serve un momento fondativo: un’assemblea nazionale aperta, in cui si scelga una squadra legittimata dal confronto, capace di guidare questo processo. Al termine, l’elezione di un segretario vero, non imposto né auto-proclamato, ma scelto da una comunità politica.
Non più nostalgia: progetto
Solo così potremo uscire dalla dimensione delle visioni individuali, dai personalismi che da anni bloccano ogni tentativo di ricomposizione. È tempo di smettere di evocare il centro come nostalgia. È ora di iniziare a costruirlo. Con coraggio. E con metodo.
Cordiali saluti