Dibattito | Renzi e Calenda? Presto nel Pd…

Difficilmente possono coesistere due piccoli partiti personali centristi all’interno di una coalizione di sinistra. In effetti, la confluenza di Italia Viva e Azione nel Pd rappresenta un elemento di chiarezza.

Dunque, il “campo largo” – seppur tra insulti e scomuniche quotidiani dei capi dei vari partiti personali contraenti l’accordo – prende il largo e si sta consolidando come un vero e proprio “Fronte popolare” contro il nemico giurato ed implacabile che era e resta la coalizione di centro destra.

Ora, però, all’interno del Fronte popolare diventa sempre più curioso conoscere e verificare l’evoluzione dei due cosiddetti partiti centristi. Entrambi partiti personali ed entrambi, almeno pubblicamente – ma, come ben si sa, le cose che Italia Viva e Azione dicono pubblicamente valgono lo spazio di un mattino – prendono quotidianamente le distanze dai 5 Stelle e minacciano di non far parte del “campo largo” se non riescono a dettare l’agenda politica. Ma, come dicevamo, al di là delle chiacchiere, dell’ipocrisia e della propaganda, è di tutta evidenza che difficilmente possono coesistere due piccoli partiti personali centristi all’interno di una coalizione di sinistra. E, oltretutto, con il veto esplicito, seppur alterno e balbettante, dei populisti pentastellati nei confronti di Renzi e di Italia Viva. Per non parlare dei rapporti tra i due capi dei rispettivi partiti personali, cioè Renzi e Calenda.

Ecco perché, per guardare un po’ oltre la contingenza e senza fermarsi ai tatticismi trasformistici quotidiani, è doveroso anche iniziare ad anticipare l’epilogo finale di questo balletto. Pur senza avere alcuna vocazione profetica, è abbastanza evidente che questi due piccoli partiti personali sono destinati a confluire definitivamente ed irreversibilmente nel Partito democratico. E la conferma plateale di questa banale osservazione è la smentita quasi quotidiana dei capi dei due partiti personali rispetto a questo epilogo. Secondo le regole che vigono da quelle parti. E cioè, le cose smentite sono quelle vere e le tesi sbandierate pubblicamente, di norma, sono quelle ad uso solo per i creduloni.

Dopodiché, come sarà organizzata questa confluenza è oggetto di discussione e di confronto con l’azionista di maggioranza, cioè il vertice del Partito democratico. E questo perché, banalmente, è l’unico modo per superare tutte le pregiudiziali ideologiche e personali che vengono ancora accampati dagli uni e dagli altri nei confronti di questi due partiti e dei rispettivi capi. Perché nel momento in cui si confluisce nel Pd l’accordo lo si fa con il Pd e non più con i due piccoli partiti personali. E, di conseguenza, non possono che cadere tutte le attuali opposizioni che ancora oggi aleggiano attorno alla composizione ed alla costruzione di questo nuovo ed inedito “Fronte popolare”.

Questo epilogo, abbastanza naturale e del tutto ovvio, offre anche la concreta opportunità per ricostruire altrove e con maggior coerenza una forza centrista, riformista, democratica e di governo. E, al contempo, cancella anche tutti i dubbi e le perplessità attorno a chi si autocandida a rappresentare un’area politica, culturale e programmatica pur non avendone alcuna affinità e, soprattutto, con una prassi ed un metodo quasi alternativi rispetto ad una credibile ed efficace “politica di centro”.

Per tali motivi, semplici ma essenziali, la prossima confluenza di ciò che resta di Italia Viva e di Azione nel Pd rappresenta un elemento di chiarezza e di trasparenza non solo per il futuro del Centro e della ‘politica di centro’ nel nostro paese ma un momento di verità, anche e soprattutto per tutta la politica democratica italiana.