“No alle armi”: chi non sarebbe d’accordo, emotivamente? Eppure, la realtà impone di chiarire un equivoco. Ieri a San Pietro, durante i funerali del Papa, si è consumata una delle più eccezionali prove di sicurezza mai viste. Una folla immensa, un parterre di autorità unico, una occasione irripetibile per chi avesse voluto colpire il cuore della cristianità e delle istituzioni mondiali.
Lo Stato italiano ha risposto schierando 10.000 uomini delle forze dell’ordine, ma questo è solo l’aspetto visibile. Intorno e sopra Roma si è mosso un sofisticato apparato militare: controllo dello spazio aereo, sistemi antimissile, difesa contraerea, radar avanzati, sottomarini pronti a reagire a ogni minaccia.
Un dispiegamento silenzioso ed efficiente che ha garantito a milioni di persone un momento di raccoglimento senza paura.
Tutto questo si chiama capacità di difesa e forza di dissuasione. Non un’idea astratta: senza queste misure, la cerimonia sarebbe stata esposta a qualunque azione di uno Stato canaglia o di terroristi suicidi.
La difesa costa, richiede investimenti aggiornamenti, comporta un’immane attività di “manutenzione”: non è mai superflua, come si vorrebbe far credere, perché serve a tutelare la nostra libertà e la nostra stessa vita.
Se allarghiamo lo sguardo, la domanda è inevitabile: possiamo davvero permetterci, in un mondo carico di minacce e tensioni, di rinunciare alla nostra sicurezza? O vogliamo continuare a chiudere gli occhi, cullandoci nell’illusione degli slogan facili contro le armi, come fanno certi populismi di destra e di sinistra?
P.S. Un applauso va a tutte le forze di sicurezza, che ieri hanno dato prova concreta di efficienza, intelligenza e dedizione, assicurando il pacifico svolgimento di un evento di portata storica.