Un intervento che segna il dibattito europeo
In un passaggio destinato a pesare nel confronto pubblico, Mario Monti — senatore a vita ed ex Presidente del Consiglio — ha indicato una via possibile per sostenere la nascente difesa comune europea. Ospite della trasmissione L’Aria che tira su La7, Monti ha escluso l’ipotesi di ricorrere a Euroclear, condividendo le perplessità espresse in queste settimane dai governi belga e tedesco. La vera strada, sostiene, passa invece per la Banca centrale europea.
La BCE come strumento straordinario
Monti ricorda che l’istituto di Francoforte “può e deve” intervenire, a condizione che vi sia una chiara copertura politica dei governi dell’Eurozona. Non si tratterebbe di un precedente senza radici: durante la pandemia la BCE ha sostenuto massicciamente gli Stati, così come negli anni del quantitative easing. All’epoca, nota Monti, si agì “al limite delle regole europee” proprio per garantire stabilità ai governi.
Oggi, l’urgenza è diversa ma non meno strategica: dotare l’Europa di una capacità di difesa che non ricade direttamente sui bilanci nazionali e che risponde a un obiettivo comune, in linea con l’evoluzione geopolitica del continente.
Un cambio di paradigma da assumere con coraggio
Nella prospettiva dell’ex premier, la difesa europea non può restare ostaggio delle lentezze intergovernative e delle incertezze politiche dei singoli Stati. È un bene pubblico europeo, e come tale richiede strumenti europei. Per questo invoca un’assunzione di responsabilità collettiva: la BCE non può muoversi senza mandato, e i governi non possono invocare l’Europa senza poi fornirle gli strumenti necessari.
Il nodo politico: un’Europa che non abbia paura di sé stessa
La proposta di Monti non è tecnica, o non solo: è profondamente politica. Chiama l’Europa a riconoscere che la sicurezza comune è oggi un prerequisito della sua stessa sopravvivenza istituzionale. L’autonomia strategica non può essere affidata ai soli bilanci nazionali né alle oscillazioni del quadro internazionale.
Se l’Europa vuole esistere come soggetto politico e non solo come mercato, deve accettare che anche la politica monetaria — in condizioni eccezionali e con piena legittimazione democratica — possa concorrere alla costruzione della sua difesa.
Un dibattito appena iniziato
L’intervento di Monti apre una riflessione che andrà oltre l’attualità. In un tempo in cui l’equilibrio globale è incerto e il rapporto transatlantico attraversa una fase di ridefinizione, l’Europa non può più permettersi inerzie. La difesa comune è un progetto storico: servirà visione politica, cultura istituzionale e, come suggerisce Monti, anche il coraggio di usare fino in fondo gli strumenti già previsti dall’architettura europea.

