Con la sua prima esortazione apostolica, Dilexi te (“Ti ho amato”), Papa Leone XIV apre il pontificato con un gesto che è insieme teologico e poetico: riportare il cuore della Chiesa tra i poveri. Firmato il 4 ottobre 2025, nella festa di San Francesco d’Assisi, e pubblicato oggi, 9 ottobre, il testo si presenta come una carezza sul volto ferito del mondo. Non un manifesto dottrinale, ma un invito a ritrovare la radice evangelica dell’amore.
Il titolo, tratto dal Libro dell’Apocalisse, dialoga con l’ultima enciclica di Papa Francesco, Dilexit nos (“Ci ha amati”): due voci che si intrecciano in un’unica melodia, la melodia della misericordia. Leone XIV raccoglie l’eredità del predecessore e la rilancia con un accento personale, più contemplativo e insieme più concreto. “Ho ricevuto questo progetto come un’eredità”, scrive, “e l’ho riconosciuto come parte del mio stesso cammino.”
Il Papa parla di una “scelta prioritaria per i poveri”, che non è opzione ma necessità evangelica. Non una via tra le tante, bensì il sentiero che riconduce la Chiesa alla sua verità più profonda. “Dio si muove a compassione verso la debolezza dell’uomo” — e il cristiano, se vuole incontrarlo, deve imparare la stessa tenerezza.
Ma Dilexi te va oltre la denuncia della “cultura dello scarto”. Leone XIV distingue con forza tra beneficenza e rivelazione: “Non siamo nell’orizzonte dell’elemosina, ma della rivelazione.” Il povero non è destinatario passivo, ma sacramento vivente della presenza di Cristo. In lui, scrive il Papa, “il Vangelo si fa carne e ci interroga con la forza di una carezza”.
La povertà, allora, non è solo mancanza materiale: è anche solitudine, smarrimento, analfabetismo spirituale. È il vuoto che attraversa le società dell’abbondanza, dove “si accumulano cose e si perdono legami”. Di fronte a questa ferita, Leone XIV invita a una “Chiesa che non abbia paura di toccare le piaghe del mondo”, che sappia trasformare l’assistenza in comunione e la distanza in ascolto.
Nelle sue pagine si avverte l’eco di San Francesco, di Agostino, di Giovanni Crisostomo: la tradizione antica che ritorna viva nel presente. È la mistica dell’incontro, dove l’amore non è un sentimento ma una postura del cuore.
Con Dilexi te, Papa Leone XIV non propone un programma ma un cammino: una rivoluzione silenziosa fatta di gesti semplici e di prossimità. Perché — suggerisce il testo — solo una Chiesa che si lascia amare dai poveri potrà amare davvero il mondo.